“Duemila non bastano”. Le Pen: fucina di terroristi

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:10:55

Costruire più moschee o no? Sulla questione in Francia i punti di vista sono contrapposti: la frontiera corre tra chi ritiene che un maggior numero di luoghi di culto rappresenti una garanzia anti-estremismo e argini le derive verso la jihad violenta di tanti giovani. E chi, invece, è convinto che le moschee si trasformino a loro volta in centri di propaganda dell’integralismo. Sarkozy cambia idea Il dibattito si è acceso negli ultimi giorni dopo che Dalil Boubakeur, rettore della moschea di Parigi e presidente del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), rappresentante della religione nel Paese, ha chiesto di raddoppiare il numero di luoghi di culto islamici in Francia nel giro di due anni. «Le moschee che esistono attualmente non sono sufficienti - ha detto sabato a un incontro organizzato da un organismo vicino ai Fratelli musulmani - : il loro numero deve riflettere quello dei fedeli della nostra religione». Attualmente nel paese esistono 2.200 moschee per una popolazione di musulmani che, secondo le stime ufficiali, sarebbe compresa fra i quattro e i cinque milioni, la più grande comunità d’Europa. La reazione del Front National di Marine Le Pen non si è fatta attendere. «Non tutte le moschee sono luogo di radicalizzazione dell’islam - ha precisato il vicepresidente del partito, Florian Philippot - ma il 100% dei luoghi di radicalizzazione sono moschee». Così da reiterare una delle richieste più ricorrenti della Le Pen: congelarne la costruzione. Una legge del 1905 sulla separazione fra Chiesa e Stato esclude che i luoghi di culto vengano finanziati con i soldi pubblici. I comuni possono rendere disponibili terreni o concedere ad affitti simbolici degli edifici. Ma sono soprattutto le comunità dei fedeli a finanziare la costruzione di moschee. In Francia molti progetti non sono stati terminati proprio per esaurimento di fondi. E allora si cercano investitori esteri. «In questo modo - ha osservato Philippot - si realizza da noi un pericoloso gioco di influenze fra Paesi stranieri, come l’Algeria, il Marocco, l’Egitto e l’Arabia Saudita». Per il momento solo il Fn ha chiesto ufficialmente il blocco della costruzione di nuove moschee. Ma in realtà anche uomini politici dell’Ump, il partito conservatore, si sono allineati a quella posizione. Come Christian Estrosi, sindaco di Nizza, vicinissimo a Nicolas Sarkozy. «Boubaker è un uomo che rispetto - ha sottolineato -. Qualche settimana fa aveva detto che l’islam francese non era organizzato per controllare le preghiere dei singoli predicatori. Adesso gli rispondo che, finché la comunità dei musulmani non è capace di formare e controllare in maniera accurata i suoi imam, bisogna smetterla di edificare nuove moschee semplicemente in nome di un principio di precauzione». Proprio Estrosi ha bloccato la costruzione di un luogo di culto islamico nella sua città. Sta cercando di ricomprare con i fondi comunali l’edificio in questione a un investitore saudita per farne un asilo pubblico. «Il Web è peggio» Ma siamo proprio sicuri che le moschee siano i luoghi principali di propagazione dell’islam radicale? In febbraio il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve aveva assicurato che «il 90% dei giovani musulmani che sono scivolati nel terrorismo, lo hanno fatto attraverso Internet»: attirati in quei giri principalmente su facebook. Ma per Tareq Oubrou, imam di Bordeaux, con fama di moderato, «è meglio avere più moschee e una maggiore visibilità, anche fisica, dei luoghi di culto invece di lasciare che si sviluppi una religiosità sulla rete, che rischia di esprimersi in modo violento». Il dibattito continua. La Stampa