Il presidente colpisce esercito, magistratura, educazione, da sempre fonte di opposizione al suo potere

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:07:59

Sono decine di migliaia i turchi che dopo il tentativo di colpo di stato militare in Turchia sono stati arrestati, sollevati dall’incarico o rinviati a processo. Soltanto gli insegnanti sospesi, cui è anche ritirato il visto e impedito di uscire dal Paese, sarebbero più di quindicimila, migliaia i giudici e procuratori rimossi e diverse centinaia gli imam richiamati dal Diyanet, il ministero per gli Affari religiosi. È in atto in Turchia una purga di tutti gli elementi, non soltanto militari, accusati o sospettati di aver partecipato in qualche modo all’organizzazione del colpo di stato, fallito dopo poche ore nella notte tra il 15 e il 16 luglio. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan tornerà presto a spingere “verso una riforma costituzionale con lo scopo di concentrare il potere nelle sue mani e trasformare il sistema politico in uno esecutivo-presidenziale” - ha detto a Oasis Soner Çağaptay, del Washington Institute for Near East Policy. “Di certo Erdoğan non ha prodotto la lista di quasi tremila giudici durante la notte. È probabile che questa epurazione fosse il progetto che stava preparando da tempo e il golpe è stato l’occasione che ha scatenato gli arresti di massa già in programma”. L’accusa più frequente è l’affiliazione, o anche la sospetta vicinanza, al movimento Hizmet, fondato da Fethullah Gülen, vecchio sostenitore e ora nemico dell’Akp (Partito giustizia e sviluppo) e di Erdoğan. Immediatamente dopo il fallimento del golpe, infatti, Erdoğan ha accusato Gülen di infiltrazione nell’esercito e nella magistratura, e di essere alla testa dell’organizzazione del complotto contro di lui, aprendo il dibattito tra i giornalisti turchi. “Non c’è dubbio che il governo avesse già intenzione di ripulire la burocrazia turca dai simpatizzanti di Gülen”, ha detto Çağaptay. È d’accordo anche Valeria Giannotta, professore all’università dell’Associazione Aeronautica Turca di Ankara, secondo cui “i provvedimenti contro il movimento di Gülen sono in corso ormai dal 2013, quando il ‘matrimonio di convenienza’ tra Akp e quest'ultimo si è rotto malamente. È da anni che si assiste a rimozioni di tale sorta”. Non è una novità che Gülen e i suoi siano accusati di complotto. “Negli ultimi quattro anni non c’è stato un fatto di cronaca interna o di politica estera in cui non sia saltato fuori il nome di Fethullah Gülen, accusato dell’ennesimo tentativo di colpo di stato”. Così afferma Kerim Balcı, giornalista turco e membro di Hizmet, trasferitosi a Londra con la redazione della sua rivista, perché censurato in Turchia e, da lunedì, su una delle liste nere di giornalisti ricercati dal governo. “Nella magistratura e nell’esercito ci sono membri di Hizmet - ha confidato Balcı a Oasis - ma le persone rimosse dall’incarico e arrestate nella magistratura sono circa tremila, un quinto del settore giudiziario, tra cui anche kemalisti e liberali. È curioso che i primi a essere arrestati siano stati giudici e procuratori. Sono stati sollevati molti di coloro che hanno il diritto di votare per il Consiglio supremo dei giudici e dei procuratori” (l’organo legale più importante in Turchia, ndr). La mossa sarebbe preventiva, secondo Balci: tutti coloro che sono stati arrestati in questi giorni saranno infatti processati e siederanno a questo punto davanti a corti “amiche” del presidente. Nell’ottobre del 2014, quando si sono tenute le elezioni del Consiglio Supremo dei giudici e dei procuratori, la lista sostenuta dal governo ha però visto opporsi in un unico fronte anche altri schieramenti oltre ai gülenisti: aleviti, kemalisti e liberali. Identificando però Gülen come il nemico numero uno ed eliminando ogni possibile opposizione rimasta, Erdoğan esce rinvigorito da questa vicenda. “Sebbene la Turchia sia uniformemente divisa tra chi sostiene e chi si oppone a Erdoğan - ha detto ancora Çağaptay - un colpo di stato è un fatto terribile da affrontare per qualsiasi leader democratico. In questo caso, inoltre, il pasticciato golpe ha fatto esplodere la popolarità del presidente, permettendogli di unificare l’intero spettro della destra politica intorno a lui”. Pasticciato, perché “i protagonisti sono i bassi ranghi dell'esercito, ha spiegato Giannotta, giovani soldati ideologicamente orientati, abbastanza sprovveduti e quindi manipolabili. A fronte delle operazioni nel sud-est anatolico (dove da un anno è in corso una guerriglia tra militari e curdi del Pkk, ndr) in chiave anti terroristica, l'esercito ha riguadagnato terreno e quindi visibilità, oltre che voce nello scenario politico. Questo ha probabilmente illuso gli architetti del golpe di una eventuale riuscita”. La maggior parte dei generali però non ha sostenuto i golpisti, e il consenso non è arrivato nemmeno dai partiti di opposizione: “per la prima volta dopo 14 anni, in Turchia tutti i movimenti politici hanno mostrato una posizione unime – spiega Giannotta - Questo significa che tutti, indipendente dal colore politico, sono a favore di un governo eletto democraticamente e contro una giunta militare”. [twitter: @MiglioFranca]