“I martiri diventano testimonianza della fede” per cristiani e musulmani, dice a Oasis papa Tawadros II

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 08:55:36

Ci sono famiglie giovani con bambini al collo, anziani, sacerdoti locali. È mattina, e sono passati dalla residenza estiva di papa Tawadros II, per una breve udienza con il patriarca della sede di San Marco. Il leader della Chiesa copto-ortodossa egiziana accoglie i fedeli e i visitatori con semplicità in un salottino con i divanetti verde scuro, affacciato su un patio. L’edificio, pochi chilometri a Sud di Alessandria, sembrerebbe una villa di campagna qualsiasi, se non fosse per le transenne e i pochi agenti di polizia in divisa estiva bianca che bloccano la strada di accesso.

La sicurezza è stata rafforzata da poco, spiega chi conosce la zona, soltanto dopo gli attentati della domenica delle Palme a due chiese copte, a Tanta e Alessandria, a quella cattedrale di San Marco dalla quale il patriarca era appena uscito. In seguito alle violenze settarie e agli attacchi contro le chiese, la leadership copta ha ricordato come la Chiesa d’Egitto abbia le sue fondamenta nel martirio, come testimonianza che “rende la Chiesa più viva”, ha detto a Oasis papa Tawadros II, davanti a una tazza di caffè-latte, l’abito nero decorato di oro e rosso.

Papa Francesco arriva in Egitto in un momento di profonda incertezza e paura per i cristiani del Paese e dell’intera regione. Il suo viaggio è per il patriarca un forte “messaggio di pace”, in una nazione, l’Egitto, “con una storia a strati – Paese faraonico, cristiano, musulmano...”. I copti, minoranza discriminata da secoli, socialmente e politicamente, in un Paese dove rappresentano secondo alcune stime controverse il 10 per cento della popolazione. Sono inoltre oggetto negli ultimi anni delle persecuzioni dello Stato Islamico: in Libia, quando nel febbraio del 2015 militanti jihadisti sgozzarono in video 21 cristiani egiziani; a dicembre, un attentato nel compound della cattedrale del Cairo ha ucciso 29 persone, 45 sono le vittime del doppio attentato di aprile. Oltre 300 famiglie cristiane sono fuggite dal Sinai per rifugiarsi in diverse cittadine del Delta del Nilo, dopo che militanti jihadisti hanno ucciso alcuni cristiani nelle loro case.

Allo stesso tempo, nel resto della regione, in Siria e Iraq, il numero dei cristiani in fuga dalle brutalità dello Stato Islamico è in aumento. La Chiesa copta si definisce la Chiesa martire, lo ha ricordato nella sua omelia pasquale papa Tawadros, e nelle ore successive agli attentati della domenica delle Palme la risposta dei fedeli sui social media arabi è stata proprio quella di ricordare il fondatore stesso di questa Chiesa, l’evangelista San Marco, morto martire nel I secolo d.C ad Alessandria d’Egitto. Quella del martirio “è una questione profonda, che ha molte dimensioni – spiega papa Tawadros II – I martiri per noi rappresentano una fonte di vita per la Chiesa. Rendono la Chiesa più viva”.

Già in una precedente intervista a Oasis, il patriarca aveva affermato che la Chiesa copta si caratterizza, tra le altre cose, per la centralità dell’esperienza del martirio. Negli ultimi anni non sono mancate le tristi conferme, nella forma dei terribili attentati dei mesi scorsi. Chiamano così la Chiesa copta, spiega Tawadros, “la madre dei martiri”, che “rinnova la testimonianza del Cristo: i martiri diventano predicatori per Cristo, diventano testimonianza della fede cristiana per gli altri, per tutti gli altri”, che siano cristiani o musulmani. Ma non soltanto: il riconoscimento dell’esperienza del martirio, della testimonianza come forma della presenza cristiana, ha per papa Tawadros un effetto diretto anche sui persecutori, i terroristi, “i maestri di violenza”:

Vedranno questo perdono immenso che i copti offrono ogni volta che sono colpiti, la tolleranza davanti alla violenza dei cattivi. E sono sicuro che i loro cuori si muoveranno. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno

è la Lettera ai Romani di San Paolo, e il suo messaggio è “la regola di base di tutta la Chiesa copto-ortodossa”. Papa Francesco, arrivato venerdì al Cairo in una visita senza precedenti, in cui incontra il grande imam di al-Azhar accanto a papa Tawadros e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, insiste da tempo sulla testimonianza dei cristiani mediorientali. E, in greco, testimone e martire sono la stessa parola.