Rassegna della stampa italiana ed estera del 23 marzo 2018

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:54:26

Dalla stampa italiana

 

Dal 26 al 28 marzo si terranno le elezioni in Egitto. L’uscente presidente al-Sisi avrà un unico sfidante, Moussa Moustafa Moussa, già dato per perdente. Un nodo cruciale per il futuro presidente sarà l’economia. Infatti, spiega Costanza Spocci Eastwest, se Fmi e Banca Mondiale si dicono ottimisti per le riforme del Cairo, dal punto di vista della vita quotidiana degli egiziani, la liberalizzazione non porta ricchezza al Paese, ma favorisce soltanto gli investimenti di aziende estere in limitati settori “accessibili”.

 

I militanti di Boko Haram, gruppo jihadista nigeriano, hanno riconsegnato alcune studentesse rapite alle loro famiglie, intimando loro di non mandarle più a scuola. Su Avvenire Antonella Mariani si domanda quale futuro possa esserci per un Paese in cui ai bambini, in particolare alle bambine, sia vietata l’istruzione. Ricordando l’appello di Malala durante la sua visita in Nigeria della scorsa estate, afferma che l’istruzione deve diventare una priorità per le autorità del Paese.

 

Riad ha dato il permesso alla linea Air India di volare nel suo spazio aereo in direzione di Israele. Secondo Giordano Stabile, inviato a Beirut per La Stampa, si tratta di un “segnale di distensione” tra i due Paesi. Il volo diretto Nuova Delhi-Tel Aviv, che si terrà tre volte alla settimana, segna anche il riavvicinamento tra Israele e India.

 

Un sondaggio condotto dall’Istituto Forsa in Germania, e riportato da Ticino Online, rivela che il 47% dei tedeschi “non ha paura dell’Islam”. Quasi la metà degli intervistati ritiene, infatti, che l’Islam sia parte integrante della Germania, come ha affermato anche la cancelliera Angela Merkel. Il sondaggio si è tenuto in seguito a una polemica sollevata da un politico tedesco, secondo cui l’Islam non fa parte della cultura tedesca.

 

Dalla stampa francofona

 

L’ideologia religiosa alla base della società saudita è la stessa che si ritrova in Qatar, ovvero il wahhabismo. Nonostante questa radice comune, i due Stati hanno preso strade diverse: il primo più conservatore, il secondo più liberale. Jeune Afrique sottolinea le differenze che hanno causato la rottura nelle relazioni tra i due Paesi del Golfo nell’estate 2017.

 

“L’Islam è la base anche di questo sport. Senza la preghiera, non serve a niente”. In Iran viene praticata una ginnastica rituale tutta particolare proveniente dalla tradizione persiana e da più di 700 anni di storia, in palestre chiamate zourkhaneh, case di forza. L’Express racconta un aspetto della società iraniana che vede la presenza della tradizione fin nella pratica sportiva contrapporsi alle moderne sale e ai selfie su Instagram.

 

A quindici anni dal lancio dell’operazione Iraqi Freedom, cominciata dagli Stati Uniti nel marzo 2003, Alain Rodier ne tira le somme su Atlantico. L’operazione, la seconda guerra d’Iraq, ha portato alla destituzione di Saddam Hussein, ma è stata più vantaggiosa per il vicino Iran piuttosto che per il Paese stesso. In qualche settimana, scrive Rodier, Teheran ha ottenuto più di quanto sia riuscita a conquistare nei vent’anni precedenti.

 

Il 21 marzo, quarantaquattro Paesi africani hanno firmato un accordo per il libero scambio. A Kigali, capitale del Ruanda, si sono riuniti i rappresentanti di quarantaquattro governi del continente per creare una zona di libero scambio continentale, chiamata zlec. Les Echos nota però che non tutti gli Stati membri dell’Unione Africana erano presenti: grande assente la Nigeria, che, alternandosi con il Sudafrica, è al primo posto nell’economia africana.

 

Dalla stampa anglofona

 

La finta delle elezoni in Egitto. Sisi sarà verosimilmente il vincitore, ma a che prezzo?, si chiedono Andrew Miller e Amy Hawthorne su Foreign Affairs. Il voto egiziano il 26-28 marzo sarà una performance teatrale, messa in scena dal regime per assicurare il mandato popolare al presidente  Abdel Fattah el-Sisi. 

 

Neri, musulmani e sgraditi: l'Europa deve affrontare la crisi della "generazione jihad" somala? Toccata dagli stereotipi negativi nei media, dal razzismo, da una bassa scolarizzazione e dall'esclusione sociale, la comunità somala in Europa è tra i gruppi legati all'immigrazione forse il più vilipeso. Questa vulnerabilità fa dei migranti somali un perfetto obiettivo per i reclutatori del terrorismo islamista (Haaretz). 

 

Un nuovo colpo contro la libertà d'espressione in Turchia con la vendita di media indipendenti. Un uomo d'affari con legami con il presidente Erdoğan è in trattative con il padrone del quotidiano Hürriyet, Doğan Media (the Guardian).

 

L'ansia dei "riformisti" in Iran mentre Rouhani si muove verso destra. Nel Paese, i cosiddetti "riformisti" diventano sempre più sospettosi sulla possibilità che il centrista Hassan Rouhani possa formare una coalizione con il presidente del Parlamento, il conservatore moderato Ali Larijani. Questo accade mentre molti fanno notare come il governo durante il secondo mandato del presidente si sia di figure del suo stretto cerchio e non "riformisti" (al-Monitor).