Sul crinale. Cristiani e musulmani tra secolarismo e ideologia - 17 -18 giugno, Università degli studi di Milano

Testo di Benvenuto: Maria Laura Conte, direttrice editoriale e della comunicazione

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:39:14

Amici di vecchia data e nuovi di Oasis, sono molto lieta di darvi il benvenuto, a nome del Presidente della Fondazione Internazionale Oasis, il Cardinale Angelo Scola, della direzione e di tutto lo staff all’annuale incontro del nostro Comitato scientifico internazionale. Saluto S.Em. il Card. John Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja in Nigeria e i numerosi Vescovi ed Arcivescovi provenienti da vari Paesi del Nordafrica e del Medio Oriente, e i relatori, che avremo modo di presentare più dettagliatamente man mano che prenderanno la parola. Saluto e ringrazio tutte le autorità religiose, civili e militari che hanno voluto essere presenti oggi. Ringrazio chi si unisce per la prima volta ai nostri lavori: Lord David Alton da Londra, suor Agatha Chikelue dalla Nigeria, don Giampiero Alberti, coordinatore del CADR e instancabile promotore del dialogo islamo-cristiano a Milano, Mons. Duarte da Cunha, Segretario Generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, il prof. Silvio Ferrari dell’Università degli Studi di Milano e il prof. Riccardo Redaelli dell’Università Cattolica di Milano. Siamo particolarmente lieti che siano con noi oggi anche numerosi rappresentanti della Chiesa Copta ortodossa, della Chiesa Copta cattolica e delle altre chiese e comunità cristiane presenti in Milano e numerosi esponenti delle associazioni islamiche milanesi. “Sul crinale. Cristiani e musulmani tra secolarismo e ideologia”: il titolo scelto per i lavori che ora si aprono è solo l’ultima tappa di un percorso lungo 10 anni. Ritornare per un breve momento al punto sorgivo, può aiutare a capire il senso del percorso che ci ha condotti fino a qui. Tutto ebbe inizio durante una cena, un incontro decisivo. Alla fine degli anni Novanta, presso la Nunziatura apostolica a Damasco, si incontrano i Vescovi dei vari riti cattolici presenti nella Regione e l’allora rettore della Pontificia Università Lateranense, Mons. Angelo Scola. Durante quella cena, come ha avuto modo di raccontare lui stesso, Mons. Scola si sentì incalzato da una richiesta di aiuto. Un aiuto culturale. «Tra le cose che mi rimasero più impresse - spiegò il card. Scola al primo comitato a Venezia - fu l’osservazione di un confratello vescovo in merito alla necessità di disporre di adeguati strumenti culturali per alimentare i cristiani laici nel mondo arabo. (…) Da quel momento, l’osservazione di quel pastore mi è rimasta dentro come un pungolo». Quel pungolo generò un’intuizione da cui hanno preso forma negli anni la rivista Oasis, il centro di ricerche omonimo, la newsletter, le collane di libri, il sito internet e a giorni la App di Oasis. Divenuto patriarca di Venezia, il card. Scola trovò nella città d’acqua il luogo ideale per avviare Oasis innestandola nella tradizione e vocazione di apertura di Venezia verso gli Orienti. Nel 2004, presso la sede dello Studium Generale Marcianum, affacciato allo splendido bacino di San Marco, si tenne il nostro primo incontro. La curiosità intorno a questa nuova proposta era accesa, anche gli inviati del New York Times avvertirono che c’era in effetti qualcosa di inedito in quell’intuizione, di “conveniente” perché rispondeva a una domanda reale. Nel 2005 il comitato si riunì di nuovo a Venezia, nel 2006 al Cairo, a Sakakini, per discutere della relazione tra diritti e democrazie. Nel 2007 a Venezia si approcciò la categoria (una delle parole chiave di Oasis) del “meticciato di civiltà e culture”. Nel 2008 ad Amman si dibatté sul nesso verità-libertà fino alla sua declinazione concreta nella libertà di coscienza e libertà religiosa. Nel 2009 di nuovo in laguna si pose al centro la tradizione nell’ottica dell’inevitabile interpretazione culturale di ogni fede. Nel 2010 a Fatka in Libano la nostra rete ha esplorato il tema dell’educazione tra fede e cultura. L’anno dopo, il 2011, l’anno delle rivolte arabe, anche il meeting di Oasis fece i conti con l’“imprevisto nordafricano” e il suo rapporto con le questioni della laicità, il pluralismo e le minoranze religiose. Proprio per conoscere dall’interno la transizione in corso nel nord-africa si scelse come nuova stazione dei lavori Tunisi, nel giugno 2012, a ridosso di un coprifuoco che all’improvviso il governo impose per contenere l’azione violenta di alcuni gruppi salafiti. In quella circostanza Tunisi fu particolarmente accogliente verso Oasis, al punto che durante i lavori ricevemmo la visita inaspettata del presidente Marzouki che, a seguire, invitò i vescovi nella sua dimora per provare il piatto che i tunisini offrono agli amici, il brique. Quel percorso iniziato attorno a una mensa nel Mashreq approdava, dopo varie soste in Occidente, a un’altra mensa nella terra del Maghreb. Oggi dopo un anno siamo di nuovo insieme a Milano, questa terra di mezzo come la chiama spesso l’Arcivescovo Scola, capitale dell’Occidente che porta addosso tutti i segni di quel meticciato di culture tanto inafferrabile quanto capace di descrivere la storia in atto. Milano e Oasis: non un incontro casuale. Per entrambe vale quell’invito-proposta: “il campo è il mondo”. Anche il semplice gesto di sfogliare i titoli della stampa degli ultimi giorni permette di comprendere quanto i temi della riflessione di Oasis siano spesso alla radice del dibattito vivo in questa città, crocevia di popoli e città plurale. Ma il percorso non è mai scontato. Per questo ben si addice a Oasis l’espressione “sul crinale”, che ci accompagna dall’inizio: evoca quel sentiero stretto tra due pendii che, per quanta fatica implichi, promette lo spettacolo di un orizzonte ampio e mozzafiato.