Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:11:37

È successo quello che era prevedibile. Di fronte a una manifestazione ostile di grandi dimensioni, la guardia presidenziale ha reagito con troppa forza e messo in atto un massacro in cui sono rimaste uccise più di 50 persone. Era prevedibile per due tipi di ragioni: a) i militari non sono formati per mantenere l’ordine ma per annientare il nemico; b) la direzione dei Fratelli ha optato per la politica del peggio e dello scontro violento, sia per destabilizzare e indebolire il nuovo regime, sia nella speranza (irrealistica) di spingere i suoi avversari a cedere. Così facendo, essa rischia di intensificare la repressione: più di 600 persone sono state arrestate nell’ambito di questo episodio, e non si sa con certezza se e come l’opinione pubblica sia evoluta in relazione alla Fratellanza. Non si conoscono i fatti con certezza, visto che gli attori in gioco hanno la tendenza a mentire spudoratamente. Ma dal confronto delle testimonianze dei superstiti e degli abitanti del quartiere, si può affermare che lo scontro ha visto opporsi, in un primo tempo, polizia e manifestanti. La maggioranza di questi ultimi non era armata, ma una minoranza lo era e ha aperto il fuoco. Non si sa se questa minoranza fosse composta dalla base più radicale dei Fratelli o al contrario da agenti provocatori, ma io privilegio la prima spiegazione: la direzione e i quadri dei Fratelli, presenti o meno sul luogo, hanno infatti incitato alla violenza armata e al martirio. La polizia ha reagito aprendo anch’essa il fuoco, l’esercito è accorso e l’episodio si è trasformato in carneficina. La direzione dei Fratelli ha tentato di sfruttare al massimo l’accaduto con una menzogna (dire questo non significa affermare, come fanno i suoi nemici, che si sia trattato un colpo orchestrato dalla Fratellanza), affermando che l’esercito aveva selvaggiamente attaccato dei fedeli pacifici al momento della preghiera, e che tra le vittime c’erano donne e bambini. Così facendo, ha sprecato delle buone carte (ma la comunicazione dell’esercito non ha fatto molto meglio). Questo episodio ha oscurato i tanti incidenti violenti, la maggior parte organizzati dai Fratelli, che scuotono il paese: problemi nel Sinai, scontri tra partigiani e avversari del presidente Morsi, assalti ad alcune centrali di polizia, rapimenti di militanti, attacchi contro luoghi di culto cristiani, ecc. Questa tattica della Fratellanza tradisce una forma di impotenza e rischia a sua volta di alienarle un numero importante di militanti islamisti, ma centra l’obiettivo di impedire una qualsiasi stabilizzazione. La politica non è scomparsa. È stata promulgata una dichiarazione costituzionale e ha già sollevato numerose critiche. Le principali prendono di mira l’articolo uno, che mantiene l’interpretazione salafita della sharîʻa. Questa importante concessione ha l’obiettivo di conciliare i salafiti che hanno scelto di appoggiare l’esercito. Si nota meno che l’articolo della precedente costituzione (quella dei Fratelli), che affidava l’interpretazione delle disposizioni della sharîʻa ad al-Azhar, è sparito, ciò che sembrerebbe implicare il ritorno della delega della funzione interpretativa all’Alta Corte Costituzionale, più liberale. La Chiesa Copta ha avanzato delle riserve perché l’articolo che stabiliva la possibilità per i non musulmani di regolarsi secondo il proprio diritto in materia di statuto personale è sparito. I giovani rivoluzionari hanno avanzato delle riserve sugli altri articoli. In ogni caso, questo testo sarà emendato, per tenere conto delle critiche, ma è difficile prevedere la possibilità di un accordo tra salafiti e non islamisti. Dopo un valzer di candidature al posto di primo ministro, che ha incluso il liberale Baradei, il socialdemocratico Ziyad Bahaeedine, il tecnocrate Hisham Ramez (governatore della banca centrale), a questa carica è stato nominato il vecchio economista Hazim al-Biblawi. La scelta è saggia: conosce bene i circuiti internazionali, l’universo della funzione pubblica egiziana, è una figura accettabile per i salafiti ed è un ottimo economista. Alcuni affermano che può mancare di spirito decisionale, ma altri pensano l’opposto. Comunque sia, la composizione del suo governo sarà un processo delicato. Sembra escluso che i Fratelli vi partecipino: significherebbe per loro accettare di legittimare il colpo di Stato. Secondo alcune informazioni, neanche i salafiti vi faranno parte, ma è difficile sapere se è per un desiderio di programmare il proprio futuro, per rifiuto di compromettersi in una congiuntura difficile, o perché non accettano la rilevanza assunta dalla fazione non islamista (Baradei è appena stato nominato vice presidente della repubblica). In ogni caso, le cose possono ancora cambiare. È chiaro che, anche se mostrano di volersi ritirare, i militari e gli organismi di sicurezza hanno in mano le chiavi della situazione e dovranno spesso intervenire come arbitri. Le monarchie del Golfo ostili ai fratelli si precipitano alla riscossa, a colpi di aiuti dell’ordine di miliardi di dollari e di forniture di gasolio. Pe il momento gli USA non hanno messo in dubbio il loro aiuto all’esercito. Ma questo tregua benvenuta non fa che rimandare le scadenze, mentre si dovranno intraprendere molte misure dolorose. Dolorose e rischiose visto che, come si è visto, la piazza egiziana sa mobilitarsi e farsi sentire, la partecipazione non è diminuita e non ci sono ragioni per pensare che ciò possa cambiare, anche se, almeno su questo fronte, il mese di Ramadan offrirà una tregua necessaria.