"Quando si renderà conto di dove sta andando, sarà troppo tardi"

Intervista a S. E. Mons. Camillo Ballin, Vicario Apostolico in Kuwait, a cura di Maria Laura Conte
 

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:45:39

Come vive in Kuwait un sacerdote e vescovo cattolico? In genere in Kuwait c'è rispetto per tutte le religioni e specialmente per quelle che loro considerano le tre religioni rivelate: Giudaismo, Cristianesimo e Islam. Io porto sempre la veste talare e la croce pettorale, in casa e fuori. Non ho mai avuto problemi particolari, ho sempre incontrato rispetto. Solo non amano che ci sia il corpo del Crocifisso sulla croce: preferiscono chiaramente che ci sia solo la croce. Una volta all'aeroporto, mentre mi stavo avviando verso la partenza, vestito in clergyman, con la croce in tasca, sono stato fermato da un signore, già Ministro del Petrolio, che mi chiese perché nascondessi la croce. Osservò: "La croce è il vostro punto d'onore!". Potrebbe tentare di tracciare i tratti principali del Kuwait dal punto di vista sociale, politico e religioso? Dal punto di vista sociale il Kuwait è un paese che ha bisogno degli stranieri: i kuwaitiani sono un milione, gli stranieri sono il doppio. Il che vuol dire che su tre persone, due sono straniere. Questo comporta che la società del Kuwait è multietnica e multilingue. Tuttavia non c'è una frequentazione reciproca. Nelle diwaniye (salotti per ricevere la gente, ognuno ha un giorno fisso nella settimana in cui riceve nella sua diwaniya) ci sono solo kuwaitiani. In altre sedi ci sono solo indiani e tra questi solo di una certa zona dell'India. Oppure solo filippini. Si tratta duqnue di una società composita e divisa per settori nazionali e linguistici. Dal punto di vista politico il Kuwait è governato da due famiglie reali: Jaber e Salem (i loro antenati erano due fratelli). Se l'emiro è della famiglia Jaber, il vice-emiro deve essere della famiglia Salem. Quando muore l'emiro, il vice diventa immediatamente emiro. Quindi non c'è un vuoto di potere neanche per un istante. Tuttavia oggi l'emiro, il suo vice e il primo ministro sono tutti della famiglia Jaber. E' un fatto piuttosto strano. In ogni caso la stabilità politica del Paese è tutta nelle mani dell'emiro. Il sistema del Kuwait prevede l'azione di un Parlamento, che conta un'ampia maggioranza relativa di fondamentalisti. Al momento il Parlamento è stato sciolto, così ci ritroviamo senza Governo e senza Parlamento. Ci saranno nuove elezioni in maggio ed è certo che il fondamentalismo crescerà ancora, come sempre nelle ultime elezioni. Svolgono un ruolo importante anche i grandi mercanti, che favoriscono il flusso di denaro in entrata nel Paese. Il Kuwait, trovandosi nell'area del Golfo, ha molti più nessi con i Paesi della Penisola araba (soprattutto all'Arabia Saudita con cui confina) che con i Paesi arabi del Medio Oriente. Dal punto di vista religioso, la popolazione che vive in Kuwait è formata a larga maggioranza da musulmani, più alcune minoranze di altre religioni. I kuwaitiani sono tutti musulmani, eccetto 200 persone circa che sono cristiane. Tra queste si contano quattro piccole famiglie cattoliche. I musulmani in Kuwait sono al 70% sunniti e al 30% sciiti. I cristiani sono in grande maggioranza cattolici. La Chiesa cattolica conta non meno di 350.000 fedeli. Segue quella copto-ortodossa con 70.000 fedeli, quindi quella protestante con meno di 10.000 fedeli, più altre Chiese con circa 2000 fedeli. Può sostenere che la Chiesa cattolica sia libera in Kuwait? Bisogna distinguere bene cosa si intende per libertà. Il Kuwait riconosce a tutti grande libertà di culto. Cioè all'interno del recinto della chiesa siamo completamente liberi di praticare il nostro culto. Mai la polizia è intervenuta né si è mai intromessa nella nostra chiesa. Tuttavia ci sono delle limitazioni. Non si può celebrare nelle case ma solo in chiesa. Per i circa 350.000 cattolici sono disponibili solo tre parrocchie e non possiamo allargarci. Se in una delle nostre chiese capitasse un giorno un'emergenza e si scatenasse una crisi di panico, avremmo centinaia di morti per la calca e la folla. Ho presentato la richiesta di un terreno per costruire un'altra chiesa, ma finora non ho ricevuto alcuna risposta. Papa Benedetto XVI, nel battezzare Magdi Allam davanti a tutte le televisioni del mondo, ha voluto dare un segnale quando ha spiegato cos'è veramente la libertà religiosa: essa comprende la libertà di professare a tutti la propria fede, fino anche a convertirsi. Questo è oggi di fatto impraticabile nei Paesi arabi. Com'è concretamente la vita di un vescovo cattolico in un paese a maggioranza musulmana? E' una vita di dedizione ai cristiani e a quanti, non cristiani, riesce ad avvicinare. Per quanto riguarda i cristiani, il vescovo cerca di aiutarli nel loro cammino di fede e di adesione sempre più profonda a Gesù Cristo. Ma, nello stesso tempo, deve essere anche così umile da accettare di aver bisogno degli altri, del loro consiglio, della loro amicizia, della loro collaborazione e della loro preghiera. Con i non-cristiani il vescovo deve essere chiaro nell'esprimere i principi della sua fede, senza indulgere a compromessi, magari per ottenere dei favori per la comunità cristiana. In Kuwait è stato costituito, su iniziativa degli sciiti, un comitato formato da sciiti e da rappresentanti delle principali comunità cristiane residenti in Kuwait. Ne faccio parte anche io. Inoltre sono stato invitato spesso a portare il mio contributo a conferenze internazionali interreligiose. Ci potrebbe presentare dal di dentro la vita della comunità cristiana kuwaitiana? La vita è come quella di tante altre comunità: prega e promuove occasioni di formazione e studio. Spesso invitiamo dall'estero alcuni predicatori e formatori per i nostri gruppi cristiani (carismatici, Jesus Youth, comunità neo-catecumenali, ecc.). Non abbiamo nessun problema per questo. Non ci intromettiamo nelle questioni politiche, quindi siamo rispettati ed apprezzati. Per i matrimoni e i battesimi, vorrei far notare che dopo le scuole superiori, gli stranieri che vogliono frequentare l'università devono lasciare il Kuwait, dove l'università è solo per i kuwaitiani. Ne consegue che chi ha studiato all'estero, difficilmente rientra. Da notare pure che uno straniero può restare in Kuwait solo finché ha un permesso di soggiorno, quindi un lavoro che gli permetta di ottenerlo. Ma, arrivato all'età della pensione, deve lasciare il Paese per tornare in patria, a meno che nel frattempo non sia riuscito ad ottenere un'altra nazionalità (USA, Canada, Australia, Europa). Nonostante queste restrizioni, abbiamo centinaia di matrimoni e battesimi. I ragazzi nelle nostre classi di catechismo sono circa 3.000. Come funzionano le scuole cattoliche? In Kuwait ci sono tre scuole cattoliche tenute da altrettante congregazioni religiose, quindi non dipendono dal Vescovo. In tali scuole è obbligatorio insegnare l'islam, ma è proibito insegnare il catechismo ai cristiani. Inoltre, non ci può essere nessun locale, anche piccolissimo, che possa servire per riunioni per cristiani, né si possono fare preghiere cristiane in pubblico prima o dopo la scuola. Più che scuole cattoliche io le chiamo scuole dirette da cattolici. Ha mai avuto richieste di battesimo da parte di musulmani che volevano convertirsi? Non sono mai stato testimone di conversioni dall'Islam al cristianesimo, anche perché queste non sono possibili nei Paesi arabi e islamici in genere. Ho ricevuto quando ero in Egitto alcune richieste di conversioni, ma ho sempre diffidato. Ho constatato, infatti, che spesso o erano spie del Governo o volevano farsi cristiani per essere facilitati a emigrare. Mi trovo nei Paesi arabi esattamente da 40 anni e non ho mai battezzato né catechizzato nessun musulmano. Qual è il problema o la richiesta che le viene più spesso presentata dai cristiani? La comunità cristiana chiede soprattutto di avere gli spazi e il tempo per coltivare la propria fede cristiana. Gli spazi sono un problema enorme per noi, come ho accennato sopra. Il tempo è un altro problema. Infatti, molti impiegati o lavoratori in genere non hanno un orario di lavoro contenuto in 8 ore. Molti, soprattutto le molte migliaia che lavorano nelle case private, devono essere a disposizione 24 ore su 24. Altri hanno 12, 13 o anche più ore di lavoro al giorno. E gli straordinari non vengono pagati. Ingiustizie e soprusi si verificano soprattutto presso quelli che lavorano nelle case private come domestici. E' un problema molto delicato nel quale purtroppo, come vescovo, non posso intervenire. Dall'osservatorio che è per lei il Kuwait, come vede la situazione che vive l'Europa, provocata dalla presenza crescente di immigrati musulmani? Rilevo che l'Europa è progressivamente islamizzata. E' un processo che sta avvenendo attraverso la demografia e le leggi democratiche dell'Occidente. Se poi si considera il disinteresse dell'Europa per le sue radici cristiane e i suoi valori religiosi, si capisce come l'Islam stia presumendo di colmare un vuoto religioso europeo. La Chiesa è aperta verso il dialogo interreligioso e nello stesso tempo chiara nelle sue posizioni di non compromesso. L'individualismo esasperato, il laicismo, l'indifferenza per la presenza di Dio nella vita della persona e del mondo, il mettere il proprio interesse personale e il proprio prestigio al di sopra di ogni cosa, anche a costo di svendere il proprio Paese ad altri, tutto questo porta ad un vuoto spirituale e umano gravido di conseguenze pericolose. Il cristianesimo non è basato sui crocifissi da mettere nei luoghi pubblici, né sulle feste o sui presepi di Natale, ma la decisione di togliere questi segni esterni pensando così di non urtare i musulmani, fa capire quanto deboli siamo, come in fondo non crediamo nell'importanza delle nostre tradizioni e convinzioni religiose. Perché non fare festa con tutti i bambini (cristiani e musulmani) a Natale e anche nelle feste islamiche usando le espressioni esterne di ciascuna comunità? In base alla sua esperienza "araba", cosa consiglierebbe ai cristiani dell'Europa e d'Italia? I cristiani d'Italia (e d'Europa) devono fare ritorno alle loro radici cristiane, all'esperienza della persona di Gesù. Deve essere incoraggiata la vita parrocchiale in modo che la comunità parrocchiale sia tale anche di fatto e non solo di nome, come si scrive nei vari bollettini parrocchiali. Per questo sono un aiuto essenziale i movimenti ecclesiali (Azione Cattolica, carismatici, neo-catecumenali, focolarini, ecc.). Nessuno di questi movimenti è perfetto. Il movimento perfetto non esiste su questa terra ma solo in cielo. Però dobbiamo saper prendere tutti gli aspetti positivi e lasciare allo Spirito Santo la libertà di chiamare le persone all'uno o all'altro di questi movimenti, tanto sostenuti da Papa Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Quale il programma della Chiesa per i paesi del Golfo? Il nostro programma punta a formare una sola Chiesa cattolica nel Golfo e non tante Chiese cattoliche l'una accanto all'altra. Perciò dobbiamo insistere molto sulla formazione cristiana dei nostri fedeli. E' la loro seria e costante testimonianza di cristiani che facilita la convivenza e il dialogo con i musulmani. Non si tratta di attuare strategia, ma di assecondare la vita dei vari movimenti ecclesiali, dei gruppi di preghiera, del catechismo dei ragazzi, curando la Liturgia che è il momento in cui i nostri cristiani si sentono meno soli, così come le Lettere pastorali e gli incontri personali. E le sue priorità come vescovo? La mia prima priorità è formare una sola Chiesa cattolica in Kuwait. E' questo un impegno che occuperà non solo tutto il mio tempo di ministero in Kuwait ma anche quello dei miei successori. Quale futuro vede per la convivenza tra comunità religiose diverse, sia in Medio Oriente che in Europa? Per il Golfo non prevedo tensioni particolari tra cristiani e musulmani perché i cristiani sanno che non sono a casa loro, che se ne dovranno andare una volta in pensione. Sanno che sono e saranno sempre ospiti. Diversa è la situazione in Medio Oriente (Egitto, Libano, Siria, Giordania, Palestina, Iraq) dove cristiani e musulmani hanno lo stesso passaporto, appartengono allo stesso paese, sono tutti cittadini con uguali diritti e doveri. Sono convinto che solo un regime saggio ed equilibrato possa garantire la pace nel Medio Oriente, non la cosiddetta "democrazia importata". Vedi il caso dell'Iraq, dove si è voluto portare la democrazia, con le note conseguenze. L'Europa sta rifiutando di riconoscere le sue radici cristiane e, in nome di una falsa idea di democrazia, si adatta a quello arriva. Quando si accorgerà della direzione intrapresa, sarà troppo tardi per tornare indietro. Per le piccole comunità cristiane che continueranno ad esistere in Europa sarà sempre più impellente il doppio invito di Gesù all'amore incondizionato verso Dio e verso il prossimo. Prevede qualche cambiamento con la presidenza di Obama negli Usa? Obama ha sempre annunciato il "cambiamento", ma non ha mai detto come avverrà tale cambiamento e soprattutto in che cosa consista. Vuole ridurre gli aborti ma quello che ha già deciso li fa solo aumentare, e per di più a spese dello Stato. Molti cattolici e anche riviste e bollettini cattolici in genere hanno esultato per l'elezione di Obama e alcuni vi hanno visto addirittura una "rinvincita" dell'Africa. Credo non si debba guardare alle origini africane o al colore della pelle di un presidente, ma ai suoi programmi. Obama ha dichiarato in campagna elettorale "Basta con politiche a favore di Israele". E' una questione politica nella quale non intendo minimamente entrare. Dico solo che, per i Paesi arabi, questa dichiarazione di Obama dovrebbe comportare un cambiamento.