Rassegna della stampa italiana ed estera del 27 giugno 2018

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:55:08

In un’editoriale pubblicato su Avvenire, Mauro Magatti affronta il tanto discusso problema dei migranti. È importante, a suo avviso, che l’Europa cambi prospettiva ed elenca quattro tematiche che andrebbero ripensate: una comune politica estera, una politica economica condivisa, il controllo delle frontiere e la distribuzione dei migranti. L’Europa, esorta Magatti, deve riscoprire qual è il bene comune per tutti.

 

La nave Lifeline, di una Ong tedesca, è approdata a Malta dopo “giorni di navigazione nel Mediterraneo in cerca di un porto sicuro”. Il Corriere della Sera pubblica il resoconto della peregrinazione di questa nave piena di migranti che ha una vicenda simile a quella di Aquarius. La nave approda dunque a Malta, ma saranno sette i Paesi dell’Unione Europea che dovranno accogliere i migranti a bordo. Questa decisione, riporta il Corriere, è stata presa dopo una serie di colloqui tra il Primo ministro italiano Giuseppe Conte e il presidente francese Emmanuel Macron.

 

Avvenire riporta anche la visita del presidente francese Emmanuel Macron a Papa Francesco, tenutasi ieri in Vaticano. L’incontro privato, durato eccezionalmente poco meno di un’ora, ha toccato i temi più delicati dell’attualità, come la questione dei migranti e l’aumento massiccio della povertà. Papa Francesco ha ricordato a Macron la vocazione dei governanti a prendersi cura dei poveri. I due hanno anche affrontato il discorso sulla laicità in Francia e, in particolare, quanto detto dallo stesso Macron ai vescovi francesi alcune settimane fa: l’importanza del ruolo della Chiesa e dei cattolici nella società laica francese.

 

La Libia si prepara a campagna elettorale ed elezioni, in programma per il prossimo dicembre. La situazione nel Paese, riporta Francesco De Palo su Formiche, è ancora estremamente instabile, soprattutto a causa della guerriglia interna tra le varie fazioni. Una delle ragioni prevalenti è l’estrazione del petrolio, attività da cui dipende essenzialmente l’economia del Paese. Di recente, il Generale Khalifa Haftar, scrive De Palo, ha deciso di “passare il controllo dei terminal petroliferi alla National Oil Company (Noc) con sede a Bengasi e controllata dal governo ad interim non riconosciuto con sede in Cirenaica”. L’obiettivo è di tentare di calmare parte delle tensioni nel Paese, ma non tutti sono d’accordo.

 

Arnaud Bevilacqua ha intervistato per La Croix padre Alberto Fabio Ambrosio, domenicano, che per molti anni ha vissuto a Istanbul, in Turchia. L’intervista verte sulla condizione dei cattolici nel Paese ponte tra Oriente e Occidente, all’indomani delle elezioni presidenziali e parlamentari che hanno visto nuovamente la vittoria di Recep Tayyip Erdogan e del suo partito islamo-nazionalista Akp. Secondo padre Ambrosio non c’è da aspettarsi alcun cambiamento per la situazione della comunità cristiana, piccola minoranza in un Paese a maggioranza musulmana.

Cosa significa invece la vittoria di Erdogan per la popolazione curda? Filippo Ortona analizza per Orient XXI la reazione dei curdi ai risultati elettorali. Immediatamente dopo la pubblicazione dei risultati, tutta la città di Diyarbakir, capitale della regione del Kurdistan, sembrava essere scesa per le strade a festeggiare la confermata presenza in Parlamento del partito filo-curdo Hdp, riporta Ortona. Ma è stata davvero una vittoria?

 

Uno studio condotto dal Pew Research Center mostra che l’identità cristiana è ancora presente in maniera consistente nell’Europa occidentale. I sondaggi sono stati condotti su 24000 persone, metà dei quali si considerano cristiani non praticanti. Cosa significa essere cristiani europei oggi? E come mai questo marcatore identitario è ancora così presente e legato, sempre secondo il Pew, all’affezione alla patria? Lo ha chiesto Atlantico a Jean-Louis Harouel, professore emerito di Storia del diritto all’Università Panthéon-Assas (Parigi II).

 

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha votato in favore del provvedimento stabilito dal presidente Donald Trump, che impedisce l’ingresso nel Paese a libici, iraniani, somali, siriani e yemeniti, riportano Adam Liptak e Michael D. Shear del New York Times. Ola Salem su Al-Jazeera parla delle proteste avvenute fuori dalla corte e riporta che i manifestanti, musulmani americani, sentono il provvedimento come un’espressione di islamofobia.

 

In 400000 hanno risposto alla campagna social #JusticeforNoura, nel tentativo di salvare la vita di Noura Hussein, sudanese di diciannove anni vittima di stupro e condannata a morte. Il mese scorso la corte islamica del Sudan ha espresso una sentenza di morte per la giovane, colpevole di aver ucciso il marito per auto-difesa, riporta la BBC. Questa settimana, le accuse a lei rivolte sono cadute.

 

Tra il 15 e il 17 giugno, il Ministro degli interni egiziano ha impegnato il maggior numero di donne poliziotto di sempre per le strade dell’Egitto. Alaa Abdul Majeed, ex generale e professore di scienze politiche al Police College, ha dichiarato ad al-Monitor che la presenza femminile è diventata indispensabile per contenere i crimini di molestie sessuali.

 

Il valore del Rial, la moneta iraniana, si abbassa e le strade del Paese si riempiono di manifestanti. Nonostante gli sforzi per stabilizzare la moneta, il Rial ha raggiunto un nuovo minimo di 90.000 per dollaro statunitense al mercato nero. L’analisi di Sasha Ingber per la National Public Radio.