Rassegna della stampa italiana ed estera del 25 maggio 2018

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:54:47

Nonostante il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare con l’Iran, quest’ultimo continua a rispettarne le condizioni e nel frattempo, scrive Le Figaro, ha avanzato sette richieste alle potenze europee coinvolte. Francia, Germania e Gran Bretagna dovranno decidere se accettare o meno le nuove condizioni di Teheran, che minaccia di lasciare a sua volta l’accordo in caso non siano rispettate.

 

A un mese esatto dalle elezioni, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha presentato ieri il manifesto del suo partito. Più diritti, maggiore libertà e sistemi economico e amministrativo più forti sono tra i cavalli di battaglia del programma di 360 pagine redatto dall’Akp, il partito al Governo. Inoltre, riporta Hurriyet Daily News, assicurare la sicurezza e la stabilità interna sarà tra le priorità di Ankara.

 

Il presidente francese Emmanuel Macron ha convocato per il prossimo 29 maggio a Parigi un vertice sulla Libia. Il tentativo di Macron è quello di far sedere attorno a un tavolo tutte le parti coinvolte anche se un caso spinoso, riporta Repubblica, è quello di Khaled Mishri che, essendo membro della Fratellanza musulmana, potrebbe indisporre alcuni attori regionali, come Egitto ed Emirati Arabi. Repubblica mostra i 13 punti del documento programmatico che la diplomazia francese ha fatto circolare.

 

Le elezioni irachene hanno registrato la più bassa affluenza alle urne della storia recente del Paese. Rispetto alle precedenti votazioni, però, il livello della sicurezza è notevolmente aumentato. Un’infografica pubblicata da ISW mostra la ripartizione dei seggi in Parlamento mettendo in risalto anche la divisione secondo linee etniche e religiose. La coalizione di governo dovrà raggiungere la soglia di 165 seggi e nessuna lista, da sola, è in grado di farlo.

 

In Siria si va verso una situazione di congelamento del conflitto e non verso una risoluzione dello stesso con un accordo di pace. Questo, sostiene Jonathan Spyer su Foreign Policy, è il vero obiettivo di Vladimir Putin: una situazione che potrebbe essere accettata anche da Turchia e Stati Uniti, ma che lascerebbe nel campo degli sconfitti Siria e Iran.

 

Il collasso della lira incombe sulle elezioni turche. La valuta in corso ad Ankara ha perso, dal gennaio 2018, il 20 percento del suo valore nei confronti del dollaro americano e il timore di Erdogan è che questo influisca sulle elezioni previste per il 24 giugno (CNN Money).

 

Nonostante i proclami del principe ereditario Mohammed Bin Salman che più volte ha richiesto una modernizzazione del Paese e ha messo in discussione il ruolo del clero più intransigente, il governo saudita ha recentemente bloccato la diffusione di uno show televisivo da parte di Adnan Ibrahim, pensatore musulmano che propone una versione di Islam più moderata rispetto a quella del clero wahhabita (Haaretz).