Le coordinate fondamentali per comprendere la ricca e variegata espressione islamica in Turchia

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:08:38

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Recensione di Alberto Fabio Ambrosio, L’Islam in Turchia, Carocci, Roma 2015

L’espressione islamica in Turchia è molto ricca e variegata: Alberto Fabio Ambrosio, domenicano e studioso di sufismo, si propone in questo libro di fornirne le principali coordinate. È curiosa la scelta di impostare la struttura del libro in cinque capitoli sugli aspetti più importanti della religione nel Paese, che richiamano nel loro numero i pilastri dell’Islam. L’autore intende in questo modo collocare la specificità turca all’interno del più ampio panorama islamico.

Dopo una rapida introduzione storica sulla genesi della moderna Repubblica di Turchia (1923), Ambrosio si sofferma sul rapporto altalenante tra autorità statale e Islam. Dapprima, nel periodo nazionalista di Mustafa Kemal Atatürk, si assiste a una “privatizzazione” della religiosità; poi, gradualmente, l’Islam è reintrodotto nella vita pubblica e politica, un processo che giunge al culmine negli ultimi quindici anni, per opera del governo dell’Akp di Recep Tayyip Erdoğan.

Nel secondo capitolo si entra nel vivo delle variegate espressioni religiose turche. L’autore suddivide l’esperienza islamica locale in – ancora – cinque categorie: l’Islam scolastico e ufficiale, tramandato nei cortili delle moschee cittadine; l’Islam minoritario alevita, a più riprese perseguitato, poiché pur essendo considerato sunnita abbraccia elementi dello sciismo; l’Islam “parallelo” o popolare, quello delle campagne, mescolato a credenze e superstizioni e alimentato dai racconti dei maestri sufi; l’Islam colto e intellettuale dei pensatori indipendenti. Il leitmotiv di queste espressioni è proprio il loro profondo radicamento nella tradizione popolare anatolica, distinta da quella araba e precedente all’avvento dell’Islam.

Il prodotto più emblematico di questo connubio è però la quinta e ultima categoria: il sufismo. Per l’autore, le confraternite sufi sono le più autentiche rappresentanti dell’Islam turco e si caratterizzano per il valore attribuito all’interiorità e alla spiritualità e per la loro natura eclettica. “La cultura religiosa popolare è uno specchio nel quale si riflette l’intera storia turca, da una base di credenze cosmologiche legate allo sciamanesimo, arricchite dalla conversione all’Islam” (p. 49).

Nel quarto capitolo, Ambrosio si sofferma quindi sull’importanza culturale del sufismo e sulla sua diffusione, ricordando che nella storia repubblicana le confraternite non hanno sempre avuto vita facile. Non sono mancate, infatti, persecuzioni nei loro confronti da parte delle autorità, poiché “nella prospettiva della creazione di una nuova identità nazionale laica […] ogni rivendicazione di indipendenza e di riconoscimento dei propri diritti minava seriamente alla base della Repubblica” (p. 63). Tra gli esempi, è citata anche una realtà non sufi, il movimento Hizmet, fondato da Fethullah Gülen, distintosi per il suo ruolo attivo nella società e in politica. Negli ultimi anni, lo scontro con l’Akp, un tempo suo alleato, lo ha escluso dalla vita pubblica, sorte toccata anche a molti ordini mistici.

Infine, l’ultimo capitolo inquadra, forse troppo velocemente, la fase attuale della religiosità turca, caratterizzata dalla crescita dell’Islam politico. L’impoverimento e, in alcuni casi, la perdita del patrimonio culturale sufi a causa del continuo scontro con l’Islam ufficiale rappresentano per l’autore una grave mancanza di memoria storica per l’identità della Turchia contemporanea. Va detto però che il susseguirsi delle vicende nell’ultima parte del libro può risultare difficile da seguire, poiché l’autore si muove repentinamente da un’epoca a un’altra.

Tuttavia, la persistenza di elementi locali preislamici e la preminenza del sufismo rappresentano per l’autore, ancora oggi, i tratti distintivi dell’Islam turco. Oltre che agile e interessante alla lettura, il volume è molto ben documentato, attraverso il costante riferimento alle fonti in lingua e dà particolare rilevanza al ruolo delle confraternite, non soltanto in ambito popolare o periferico, ma anche nell’Islam – cosiddetto – ufficiale, rivelando l’interesse per questo mondo e la profonda conoscenza che l’autore ne ha acquisito.
 

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