Una guida ai fatti della settimana nel Mediterraneo allargato e nel mondo musulmano attraverso la stampa araba

Ultimo aggiornamento: 01/08/2025 12:25:05

L’annuncio del presidente della repubblica francese Emmanuel Macron – e quelli immediatamente successivi del primo ministro del Regno Unito Keir Starmer e del premier canadese Mark Carney – sul riconoscimento dello Stato di Palestina ha ricevuto il consenso di (quasi) tutta la stampa araba. Con una differenza: l’area filo-qatariota rimane scettica e dubbiosa riguardo le reali intenzioni dei leader occidentali, mentre la stampa emiratina e saudita è più positiva, convinta che l’apertura non sia soltanto un atto simbolico, ma rappresenti il preludio di una più ampia iniziativa diplomatica e politica per attuare la “soluzione a due Stati”​​​​​​​.    

Al-‘Arabi al-Jadid approva la posizione dell’Eliseo, ma lo stile dell’articolo è freddo e intriso di scetticismo: «seppur in ritardo, visto che è stata preceduta da altri 147 Paesi che hanno già riconosciuto la Palestina come membro permanente delle Nazioni Unite, la Francia ha compiuto un passo storico. Tuttavia l’ambiguità della situazione, la sovrapposizione o il conflitto di interessi e lo stato di incertezza impediscono alla Francia di compiere una prova di coraggio e di buone intenzioni a chiare lettere, almeno fin quando non si arriverà al giorno promesso». Sulla stessa linea il quotidiano al-Quds al-‘Arabi che ricorda come, per il momento, si tratta di una mera dichiarazione di intenti: «la decisione sul riconoscimento resta dunque in sospeso e, naturalmente, non è diventata ancora effettiva […]. Potrebbe davvero essere una decisione storica» anche se «si limita a rispettare il diritto internazionale e ad applicare quanto dichiarato da decenni in merito alla “soluzione a due Stati”». In un altro articolo si commenta l’apertura di Starmer che cerca di fare ammenda degli errori del passato: «la Gran Bretagna ha fatto un passo in avanti verso l’ammissione della sua colpa storica, ossia la maledetta dichiarazione Balfour». Londra ha acconsentito al riconoscimento della Palestina solo dopo che si sono verificate una serie di circostanze: «l’annuncio di Starmer non sarebbe mai arrivato se non fosse stato per la sofferenza del popolo palestinese, per le immagini terribili che arrivano da Gaza […]. Non ci sarebbe stata questa posizione se non fosse stato per la crescente pressione internazionale» e, infine, «per l’annuncio della Francia».

Sul quotidiano panarabo di proprietà emiratina al-‘Arab, il giornalista Hamid Qurman plaude convintamente all’iniziativa di Parigi che, subito dopo la dichiarazione, ha organizzato insieme all’Arabia Saudita una conferenza nel palazzo delle Nazioni Unite a New York per discutere e implementare la “soluzione a due Stati”. Il nodo centrale consiste nel passare dalle parole ai fatti: «il bisogno di dare sostanza al riconoscimento francese e di promuovere con maggior intensità lo sforzo diplomatico saudita richiede un maggiore realismo politico e la prontezza nel fare concessioni per il raggiungimento della pace. È una cosa che si ottiene attraverso una chiara comprensione degli interessi e degli obiettivi strategici dei palestinesi e della loro controparte, impegnandosi a creare un equilibrio nel quadro di una autentica e pacifica coesistenza». Ciò però implica, secondo Qurman, che anche i palestinesi facciano la loro parte scendendo rapidamente a compromessi: serve anzitutto «l’annuncio, esplicito e definitivo, della cessazione della lotta armata sotto qualsiasi forma»; proseguire nei combattimenti sarebbe infatti del tutto «inutile», considerando la forza militare di Israele e dell’alleato statunitense. Disillusa la giornalista palestinese Ruba Ayash, che sullo stesso giornale commenta: «le dichiarazioni dei media e della politica non trovano riscontro con la realtà sul campo […]. Le attività internazionali si limitano ancora a riunioni ministeriali e a congressi dai nomi altisonanti».

Molto positivo invece il giudizio del quotidiano di proprietà saudita al-Sharq al-Awsat: anche se c’è il rischio che la dichiarazione di Macron possa «cambiare tutto per non cambiare niente» (la citazione di Tomasi di Lampedusa compare in italiano nell’articolo), l’annuncio merita comunque apprezzamento: «è chiaro che alcuni la considerano una decisione simbolica, e in effetti potrebbe essere questo il caso, ma ad ogni modo, essa esercita ancora più pressione su Israele […], sottolinea l’inevitabilità storica della creazione di uno Stato palestinese e della fine dell’era dell’occupazione, e pone un limite alla brutale amministrazione di Gaza». Sulla stessa linea la testata palestinese Masar, che in un articolo ripreso anche da Asas Media riconferma il concetto di «decisione storica» che ha il merito di isolare Israele e gli Stati Uniti, praticamente le ultime due potenze rimaste «ad opporsi alla nascita dello Stato palestinese».  

Per quanto riguarda la stampa libanese, il giornale al-Nahar si domanda: «i riconoscimenti [di Francia e Gran Bretagna] costringeranno l’amministrazione Trump a desistere dal rifiuto della soluzione a due Stati? Probabilmente no, anche se devono spingere la Casa Bianca a mettere pressione su Netanyahu affinché accetti quantomeno un cessate il fuoco, anche temporaneo, a Gaza». Il quotidiano Al-Akhbar, vicino alle posizioni di Hezbollah, critica senza mezzi termini la proposta franco-saudita: «quello che Parigi e Riyad stanno promuovendo altro non è che un evidente genocidio politico, la riproposizione di un piano fallimentare e pericoloso, il cui obiettivo consiste nel liquidare la questione palestinese attraverso la cosiddetta “legittimità internazionale” […]. La Francia è sempre stata attore principale nel progetto coloniale occidentale nella nostra regione, e ancora oggi prosegue questo sporco lavoro sostenendo pienamente l’entità sionista […]. Parigi si presenta falsamente come un “mediatore neutro”, mentre si trova nello stesso campo di Washington e Tel Aviv».

Anche la stampa algerina, da sempre attenta alla questione palestinese, si è occupata di Macron; non per commentare le sue dichiarazioni sul riconoscimento dello Stato, ma per discutere le infinite divergenze tra Algeri e Parigi, che negli ultimi giorni si sono aggravate a causa della visita del presidente Tebboune a Roma per rafforzare il partenariato economico con il governo italiano. Una mossa, questa, che «sta facendo soffrire Parigi», come recita il titolo di El Chouruk.