Poco dopo essersi trasferito a Medina, Muhammad concluse un trattato con i membri di alcuni gruppi tribali, musulmani (qualsiasi cosa il termine significasse all’epoca) ed ebraici. Nasce così il più antico documento legale dell’Islam, che tratta anche dei rapporti con i non-musulmani. Ma senza un’attenta contestualizzazione, il rischio di anacronismi è sempre in agguato

Ultimo aggiornamento: 27/10/2025 17:22:04

Muhammad a Medina 

Muhammad nacque alla Mecca verso il 570, da una famiglia della tribù dei Quraysh. Circa dieci anni dopo l’inizio della sua predicazione dovette trasferirsi a Medina/Yathrib a causa dell’opposizione della sua famiglia e di altri meccani: tale migrazione, nota  come egira, ebbe luogo nel 622 e segna l’inizio dell’era musulmana. Medina non era un insediamento urbano continuo, ma un insieme di città e villaggi all’interno di una serie di oasi abitate da diverse tribù, alcune ebraiche, altre pagane. La situazione era instabile e pochi anni prima dell’egira la sanguinosa battaglia di Bu‘âth aveva contrapposto tra loro le due principali tribù pagane, gli Aws e i Khazraj. Muhammad giunse a Medina accompagnato da alcuni seguaci meccani (noti come muhâjirûn) e s’inserì in questo intricato tessuto. Ottenne l’appoggio di diversi medinesi, gli ansâr (“ausiliari”), mentre le tre principali tribù ebraiche, Nadîr, Qurayza e Qaynuqâ‘, si dissociavano dalla sua predicazione. Muhammad rimase a Medina dieci anni, fino alla morte. Questo periodo, costellato di alleanze e campagne militari, è fondamentale per l’elaborazione dell’Islam come religione indipendente. Diversi aspetti rimangono tuttavia oscuri, anche a causa della difficoltà a decifrare il complesso sistema tribale.

La biografia del Profeta Muhammad redatta da Ibn Ishâq (m. ca. 151/768) comprende un documento legale unico nel suo genere, denominato talvolta “Costituzione di Medina”[1]. Ibn Ishâq aveva composto la sua opera biografica molti anni prima di morire e l’aveva totalmente rivista diverse volte, di modo che, quando il califfo abbaside Mansûr gli chiese di metterla per iscritto, preparò una nuova copia di un testo che andava insegnando da decenni. Va subito detto che la biografia è sempre stata un testo sensibile: ne andava della reputazione di molti dei Compagni di Muhammad, i cui discendenti erano ancora vivi quando la biografia fu compilata ed essa rimane oggetto di dispute politiche e teologiche fino a oggi. Per quanto riguarda Muhammad, c’è sempre stata una dissonanza interna tra il suo ruolo di profeta e quelli di leader tribale, uomo di Stato, politico e diplomatico. Se non avesse esercitato questi altri ruoli così brillantemente, non avrebbe conseguito gli eclatanti successi del suo ultimo decennio di vita.

 

Un documento unico in due parti

Nel suo ruolo di diplomatico e uomo di Stato – e mettendo a frutto la sua esperienza di ex-mercante – Muhammad concluse diversi trattati con le tribù di Medina e dell’Arabia settentrionale. L’uso di contratti scritti era diffuso a Medina e altrove in Arabia, anche se pochi sapevano leggere e scrivere. I destinatari di un documento scritto di Muhammad avevano un forte interesse a preservarlo, specialmente se riconosceva il diritto, per dire, su un’area di pascolo o su un pozzo. Parecchi di questi documenti pertanto erano ancora disponibili agli storici successivi, che li inserirono nei loro libri. Ovviamente molti altri documenti andarono perduti, ma fortunatamente non fu questa la sorte della cosiddetta Costituzione di Medina. Ibn Ishâq la colloca tra gli avvenimenti del primo anno dopo l’egira, la migrazione che condusse Muhammad dalla Mecca a Medina verso la fine del settembre 622. A quel tempo Muhammad aveva all’incirca 54 anni.

Nel testo si distinguono due sezioni chiaramente definite. La prima enuncia i diritti e doveri di un gruppo chiamato mu’minûn. Il gruppo – qualsiasi cosa significhi la parola – comprendeva nove realtà: la prima era quella dei muhâjirûn, cioè i membri della tribù dei Quraysh che avevano accompagnato Muhammad dalla Mecca. Seguivano otto gruppi appartenenti alle due tribù principali di Medina, gli Aws e i Khazraj (gli ansâr). Di questi otto gruppi, cinque erano dei Khazraj e tre degli Aws. La seconda sezione elenca diritti e doveri degli yahûd o ebrei. Il cambio di soggetto è evidente nella prima frase (n. 27) che si rivolge ai contraenti ebrei. Accanto a loro si collocano i misteriosi muslimûn, su cui torneremo. Da ultimo, “le persone di questo patto” (ahl hâdhihi l-sahîfa) nell’ultima sezione designa tutti quelli che vi partecipano.

Il termine “Costituzione” che compare sia nella ricerca orientalistica che nell’apologetica musulmana è certamente improprio perché anacronistico; esso sovrappone al documento un insieme di concetti a esso estranei. Il testo può essere descritto più correttamente come il “trattato della umma”, perché stabilisce una umma o comunità, un gruppo di solidarietà legale. Il trattato è un insieme di regole che precedono l’azione militare congiunta nel jihâd. Tratta questioni legali come l’organizzazione e la guida dei gruppi tribali, la condotta da tenere in guerra, il prezzo di sangue[2], il riscatto dei prigionieri e le spese belliche. Il fardello finanziario rappresentato dall’obbligo di pagare il prezzo di sangue, per esempio, è sufficientemente pesante per mettere potenzialmente in pericolo ogni solidarietà di gruppo. Da qui l’importanza di definire queste materie legali prima di lanciarsi nell’attività militare.

Alcuni hanno affermato che il trattato è costituito da patti distinti, conclusi in momenti diversi. Quest’affermazione è basata su alcune formule considerate come conclusive, clausole cioè che terminerebbero i diversi trattati. In realtà diverse frasi sono dichiarazioni solenni dal ruolo non chiaro, ma non funzionano come clausole conclusive. Infatti una di queste dichiarazioni solenni è ripetuta quasi identica tre volte: «Il giusto tratterrà il peccatore». Al tempo stesso, un gruppo tribale chiamato Tha‘laba compare tre volte nel trattato ed è ragionevole supporre che tutte e tre le occorrenze appartengano allo stesso trattato. Dal momento però che la dichiarazione solenne ora citata s’interpone tra la seconda e la terza occorrenza del nome Tha‘laba, è improbabile che essa possa marcare la fine di un documento.

 

Primo gruppo: i mu’minûn

Guardiamo ora più da vicino all’identità delle parti coinvolte, premettendo che l’analisi è congetturale. Confrontiamo in primo luogo due affermazioni circa l’identità dei contraenti. Ibn Ishâq nella sua introduzione dichiara che il patto fu concluso tra muhâjirûn e ansâr (i membri delle tribù Aws e Khazraj). In tal modo – continua Ibn Ishâq – Muhammad stipulò un trattato di non belligeranza con gli ebrei, che comprendeva una garanzia di sicurezza per la loro religione e le loro proprietà (o più precisamente, per i loro frutteti). Tuttavia la prima frase del trattato non nomina muhâjirûn, ansâr o yahûd. Ci dice invece che abbiamo a che fare con un trattato concluso da Muhammad tra i mu’minûn e muslimûn dei Quraysh (una tribù) e di Yathrib (una località) e «quanti si uniscono a loro come clienti, li seguono e combattono con loro nella Guerra Santa». Non è difficile identificare i mu’minûn come la parte predominante. Il singolare mu’min e il plurale mu’minûn compaiono nel trattato quasi trenta volte. Essi comprendono sia muhâjirûn che ansâr. Gli ebrei con i quali, secondo Ibn Ishâq, fu concluso un trattato di non belligeranza, sono invece la parte meno importante nel trattato. Ma è dubbio che questi ebrei coincidano con le persone a cui si riferiscono i tre verbi della prima frase, cioè quanti si uniscono ai mu’minûn e muslimûn dei Quraysh e di Yathrib come clienti, li seguono e combattono la Guerra Santa con loro (i verbi sono tabi‘a, lahiqa e jâhada). È presumibile infatti che questi tre verbi si riferiscano alle stesse persone. Ma che queste persone siano ebrei (o principalmente ebrei) è escluso dal fatto che il primo verbo ricompare più avanti in una clausola che si riferisce in modo specifico agli ebrei (n. 18): «Quegli ebrei che si uniscono a noi come clienti (tabi‘anâ) riceveranno aiuto e uguali diritti…». Se questa interpretazione del verbo tabi‘a è corretta, allora i clienti ebrei non possono identificarsi con gli ebrei con cui Muhammad conclude un trattato di non belligeranza, per la semplice ragione che un cliente non ha bisogno di un tale trattato. Un trattato di non belligeranza si basa infatti su una garanzia di sicurezza, mentre un cliente riceve questa garanzia in modo automatico. Ma allora dove va a finire il trattato di non belligeranza di cui parla Ibn Ishâq e dove si trova la garanzia di sicurezza per religione e proprietà degli ebrei? Torneremo presto a questa domanda.

 

Secondo gruppo: gli ebrei

Il trattato comprendeva tutti gli ebrei di Medina? Alcuni ritengono che l’intera popolazione di Medina abbia sottoscritto il patto, compresi gli ebrei e gli idolatri. Ma l’opposizione a Muhammad da parte degli idolatri, che persistette per diversi anni dopo l’egira, esclude questa ipotesi. Per quanto riguarda la partecipazione delle principali tribù ebraiche i cui nomi non compaiono nel trattato, si è sostenuto che queste fossero clienti degli Aws e dei Khazraj e che per questa ragione avrebbero portato il nome dei loro signori. Nel documento sarebbero designati come “gli ebrei di x”, x essendo un sottogruppo di Khazraj o Aws. Gli ebrei dei Banû ‘Awf (n. 28) all’inizio della lista devono essere stati il gruppo ebraico più influente perché i diritti degli altri gruppi ebraici sono modellati sui loro.

Come prova della condizione di clienti propria delle principali tribù ebraiche si cita un brano in particolare. Esso appartiene al seguito di un evento che ebbe luogo diverse generazioni prima dell’egira, cioè l’assassinio del re giudeo-arabo Fityawn da parte di un membro della tribù dei Khazraj. A quel tempo le tribù degli Aws e dei Khazraj, che sarebbero poi divenute gli ansâr del tempo di Muhammad, divennero il potere dominante a Medina.

 

Gli ebrei furono umiliati e persero la capacità di difendersi da sé. Furono presi da timore e ogni volta che un membro degli Aws e dei Khazraj li provocava facendo qualcosa di spiacevole, non andavano più a cercare aiuto l’uno dall’altro, come in precedenza. Piuttosto, un ebreo andava dai suoi protettori presso cui viveva e diceva: “Siamo i tuoi clienti e protetti”. Ogni tribù ebraica si rivolse a un clan degli Aws o dei Khazraj, ricercando il loro appoggio.

 

Anche a supporre che questo passo rifletta un fatto storico, non descrive però la situazione di Medina al momento dell’arrivo di Muhammad, diverse generazioni dopo questi eventi. Ma pure per quanto riguarda l’epoca di Fityawn dovrebbe essere preso cum grano salis e collocato nel suo contesto preciso, cioè l’accanita polemica contro gli ansâr. Gli ansâr infatti dovevano ammettere che all’inizio, quando erano emigrati dallo Yemen a Medina, erano stati sottomessi agli ebrei, anche se dopo l’affare Fityawn ne erano diventati i signori. Prima dell’egira in effetti alcuni ebrei non identificati furono espulsi dalle loro terre nel nord di Medina ed è possibile che anche le principali tribù ebraiche dei Nadîr e dei Qurayza abbiano conosciuto una battuta d’arresto a seguito dell’uccisione di Fityawn. Ma al momento dell’egira dovevano aver recuperato la loro forza, com’è provato dall’esito della battaglia di Bu‘âth, che precede l’egira di cinque o sette anni e nella quale Nadîr e Qurayza combatterono insieme agli Aws contro i Khazraj uscendone vittoriosi. Inoltre, le due tribù ebraiche erano conosciute come “la gente delle fortezze e delle armi per eccellenza”, una denominazione che è confermata dai dettagli sulle fortificazioni e sulle armi trovate nelle loro fortezze dopo la resa a Muhammad. In sintesi, la supposizione per cui Nadîr e Qurayza sarebbero stati clienti e per questo sarebbero stati denominati “gli ebrei della tribù x” non trova conferma nei fatti storici. In realtà, essi non parteciparono al trattato della umma. E lo stesso vale probabilmente per la terza tribù ebraica più importante, i Qaynuqâ‘.

Muhammad per la verità concluse trattati separati di non belligeranza con queste tribù ebraiche principali, ma essi non vanno confusi con l’accordo della umma. Esistono versioni contrastanti sulle clausole di questi trattati, fatto salvo l’obbligo fondamentale per le parti di non recarsi danno vicendevole. L’esistenza di questi trattati è confortata dal fatto che Muhammad entrò in possesso, subito dopo l’egira, di una proprietà vicina agli ebrei. Il suo possedimento era a Zuhra, il villaggio dei Nadîr abitato anche da altre tribù ebraiche tra cui i Tha‘laba. Una parte della terra di Muhammad a Zuhra era costituita da una piantagione di palme da dattero vicino alle case dei Qaynuqâ‘.

Ma allora, chi sono gli ebrei che presero parte al trattato della umma? Ci sono sei gruppi ebraici chiamati “gli ebrei della tribù x”, tutti con relativo corrispondente nella lista dei mu’minûn nella prima sezione del trattato. Per esempio si parla dei Banû ‘Awf da una parte e degli “ebrei dei Banû ‘Awf” dall’altra. Questi ultimi erano membri dei Banû ‘Awf convertiti all’ebraismo o membri di un gruppo tribale in relazione di clientela con gli ‘Awf. Un terzo gruppo di “ebrei della tribù x”, cioè gli “ebrei dei Banû Tha‘laba” non trova corrispondenza nella lista dei mu’minûn: in altre parole, era un gruppo ebraico indipendente, da identificare con i Tha‘laba di Zuhra citati qui sopra. Incidentalmente, questi Tha‘laba furono espulsi da Medina circa due anni dopo l’egira, ciò che fa pensare che a quel tempo il trattato della umma non fosse più in vigore. Due altri gruppi tribali, Jafna e Shutayba, entrambi residenti a Râtij, furono inclusi nel trattato perché erano strettamente collegati agli ebrei.

 

Terzo gruppo: i muslimûn

Torniamo ora ai muslimûn (lett. “i sottomessi”, oggi “i musulmani”) che nella prima frase sono designati come un contraente principale: il documento infatti fu concluso, come abbiamo visto, «tra i mu’minûn e muslimûn dei Quraysh e di Yathrib». A differenza dei mu’minûn che sono menzionati quasi 30 volte, i muslimûn compaiono solo in due istanze e sempre associati con gli ebrei. Una clausola (n. 28) che riguarda gli ebrei dei Banû ‘Awf stabilisce che i yahûd hanno la loro religione e i muslimûn la loro[3]. Ma chi erano questi muslimûn? Possiamo identificarli tentativamente con una parte degli ebrei dei Banû ‘Awf o con un gruppo in qualche modo associato. Anche se la clausola può essere interpretata come un’espressione di tolleranza religiosa, si potrebbe obiettare che una tale interpretazione è anacronistica e proietta sul trattato un concetto estraneo. Non potrebbe piuttosto essere letta come il riconoscimento da parte di Muhammad di una divisione interna agli ebrei dei Banû ‘Awf, tra yahûd da una parte e muslimûn dall’altra?

Anche l’altra frase in cui compaiono i muslimûn (n. 44) li associa agli ebrei: stabilisce che yahûd e muslimûn si fanno carico delle spese separatamente[4]. In sintesi, yahûd e muslimûn sono indipendenti gli uni dagli altri non soltanto per quanto riguarda la religione, ma anche per le spese. Ma allora perché i muslimûn, che compaiono solo due volte nel trattato, sono dichiarati come uno dei contraenti principali? Forse erano più numerosi di quanto sembri a prima vista: possono esserci stati muslimûn anche tra gli altri gruppi ebraici e in ogni caso, a prescindere dal loro numero, essi sono innalzati a livello di un contraente principale. I muslimûn potrebbero essere ebrei convertiti o semi-convertiti all’Islam, nel senso che non avevano abbandonato la loro religione precedente, pur accettando Muhammad come il Messaggero di Allâh. Un esempio specifico di questo tipo presunto di muslimûn sono gli Za‘ûrâ’, una tribù ebraica che si convertì all’Islam prima dell’egira o subito dopo. Quando scoppiò la guerra tra Muhammad e gli ebrei, essi si schierarono dalla sua parte. Avevano due elementi in comune con i Jafna e Shutayba menzionati più in alto: al pari di questi due gruppi, vivevano a Râtij nella zona settentrionale di Medina. La località era strategica, non lontana dall’ingresso principale per Medina[5]. Seconda caratteristica comune, discendevano da rami dell’alleanza tribale nota come Ghassân. I Ghassanidi di Siria erano la colonna principale nella politica araba di Bisanzio e l’origine ghassanide dei tre gruppi nel trattato della umma può indicare un sostegno bizantino a Muhammad nei primi momenti del suo decennio a Medina.

 

Ordine tribale destabilizzato

Ma se le cose stanno così, dove si trova nel testo di Ibn Ishâq il trattato di non belligeranza con gli ebrei e la garanzia di sicurezza per le loro proprietà? Finora abbiamo visto soltanto una garanzia di sicurezza per la religione. Incidentalmente, la formulazione di Ibn Ishâq sembra in qualche modo anacronistica e disarmonica rispetto alla situazione di Medina subito dopo l’egira, quando Muhammad lottava per acquisire una stabilità politica ed economica. Ma per identificare nel testo del trattato la garanzia di sicurezza per le proprietà dobbiamo compiere un piccolo emendamento. La seconda frase nella sezione ebraica (n. 28) dichiara che gli ebrei dei Banû ‘Awf sono una umma a pieno titolo, accanto alla umma dei mu’minûn o al suo interno. All’inizio del trattato tuttavia (n. 2), mu’minûn e muslimûn dei Quraysh e di Yathrib e contraenti minori sono qualificati come una umma o comunità, un gruppo di solidarietà legale reciproca. Ha senso che gli ebrei dei Banû ‘Awf, un gruppo ebraico di entità ignota con un corrispondente nella lista dei gruppi dei mu’minûn, sia dichiarato anch’esso come una umma? Una variante trovata in un manoscritto indiano[6] legge a.m.na (“sicuro”) invece di umma, con un carattere in più, una nûn. In altre parole, gli ebrei dei Banû ‘Awf ricevono una garanzia di scurezza dai mu’minûn, la parte dominante del trattato, che comprendeva sia i muhâjirûn che gli ansâr. E diritti simili sono concessi agli altri gruppi ebraici.

 

Didascalia: la parola a.m.na è la settima da destra nella prima riga.

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Una garanzia di sicurezza non era per nulla superflua: diversi anni prima si era svolta la battaglia di Bu‘âth, il combattimento più letale mai occorso tra Aws e Khazraj, e anche se la questione del prezzo di sangue era stata risolta, le tensioni tra le due tribù, compresi “i loro ebrei”, erano ancora alte.

In conclusione, il trattato della umma apre uno spaccato sulla società medinese molto più complessa di quanto ci si immagini abitualmente. Su uno sfondo di ebrei e musulmani (qualsiasi cosa questo termine significasse in un stadio così precoce nella storia della nuova religione), il documento sancisce l’alleanza di 3 gruppi specifici: i seguaci di Muhammad, designati nel documento come mu’minûn e costituiti da meccani emigrati e medinesi convertiti, gli ebrei yahûd, nei quali non figurano tuttavia le tre tribù principali, e infine gli ebrei semi-convertiti all’Islam che nel trattato sono chiamati muslimûn. Separando i mu’minûn dalle loro tribù e famiglie, il trattato della umma destabilizzò per alcuni anni cruciali il sistema interno di Medina e le alleanze tribali sulle quali era fondato l’antico sistema politico, gettando le basi per una nuova realtà politico-religiosa.

 

Il patto della Umma 

  1. Questo è un patto da parte di Muhammad il profeta tra i mu’minûn e muslimûn dei Quraysh e di Yathrib e quanti si uniscono a loro come clienti, li seguono e combattono con loro nella Guerra Santa.
  2. Essi formano un solo popolo (umma) ad esclusione degli altri.
  3. I muhâjirûn dei Quraysh si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale, cooperando gli uni con gli altri per quanto riguarda il prezzo di sangue [e materie affini] e riscattando i loro prigionieri secondo quanto è abituale ed equo tra i mu’minûn.
  4. I Banû ‘Awf si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale, continuando a co-operare gli uni con gli altri secondo i loro precedenti trattati d’aiuto reciproco per quanto riguarda il prezzo di sangue [e materie affini] e ogni sotto-gruppo riscatta i suoi prigionieri secondo quanto è abituale ed equo tra i mu’minûn.
  5. I Banû l-Hârith si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale …
  6. I Banû Sâ‘ida si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale …
  7. I Banû Jusham si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale …
  8. I Banû l-Najjâr si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale …
  9. I Banû ‘Amr Ibn ‘Awf si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale …
  10. I Banû l-Nabît si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale …
  11. I Banû l-Aws si attengono alla loro organizzazione e leadership tribale …
  12. I mu’minûn non trascureranno di fornire [aiuto] a un debitore tra di loro [che non ha titolo a ricevere sostegno secondo la legge tribale, ma lo aiuteranno] secondo quanto è abituale in fatto di riscatto e prezzo di sangue.
  13. Nessun mu’min farà alleanza con un alleato di un altro mu’min ad esclusione di quest’ultimo.
  14. I mu’minûn che temono Dio sono contro chiunque di loro domandi una cifra eccessiva come prezzo di sangue o desideri un dono d’ingiustizia, peccato, trasgressione o male tra i mu’minûn. Si uniranno tutti contro di lui anche se è il figlio di uno di loro.
  15. Un mu’min non ucciderà un mu’min per vendetta di un non-credente e non aiuterà un non-credente contro un mu’min.
  16. La protezione di Allâh [fornita dai mu’minûn] è immutabile [e quindi] il più piccolo tra loro ha titolo per offrire una protezione vincolante per tutti.
  17. I mu’minûn sono alleati gli uni degli altri ad esclusione degli altri.
  18. Gli ebrei che si uniscono a noi come clienti riceveranno aiuto e uguali diritti; non subiranno ingiustizia e i loro nemici non saranno oggetto di aiuto contro di loro.
  19. La pace dei mu’minûn è immutabile [e quindi] un mu’min non concluderà la pace ad esclusione di un altro mu’min mentre combatte per la causa di Allâh, tranne che su una base di uguaglianza ed equità tra loro.
  20. Ogni parte che prende parte alla razzia con noi farà a turno.
  21. I mu’minûn si vendicheranno completamente gli uni per gli altri in caso di morte o ferita occorsa combattendo per la causa di Allâh.
  22. I mu’minûn che temono Dio garantiscono il migliore e più pieno rispetto di questo [trattato].
  23. Un politeista non garantirà protezione a qualsiasi proprietà o persona dei Quraysh e non s’interporrà tra questa [proprietà e persona] e un mu’min.
  24. Se qualcuno dovesse assassinare un mu’min arbitrariamente, e nel caso di prova indiscutibile di questo assassinio, sarà ucciso secondo il taglione, a meno che i parenti agnatici del defunto siano placati [dal prezzo di sangue]. Tutti i mu’minûn sono uniti [contro di lui] e non è loro permesso di non agire contro di lui.
  25. Non è permissibile per un mu’min che riconosce ciò che si trova in questo trattato e crede in Allâh e nell’Ultimo Giorno sostenere un assassino o dargli riparo. Su chiunque lo sostiene o gli dà riparo è la maledizione di Allâh e la sua ira il giorno della risurrezione: pentimento o riscatto non sarà accettato da lui.
  26. Ogni cosa su cui siete in disaccordo va portata davanti ad Allâh e Muhammad.
  27. Gli ebrei condividono le spese con i mu’minûn per tutto il tempo in cui sono in guerra.
  28. Gli ebrei dei Banû ‘Awf sono al sicuro (lettura amana/âmina/amina invece di umma) dai mu’minûn. Gli ebrei hanno la loro religione e i muslimûn la loro. [Questo si applica ai] loro alleati e alle loro persone. Ma chiunque agisce ingiustamente e pecca distruggerà solo se stesso e i suoi agnati.
  29. Gli ebrei dei Banû l-Najjâr hanno gli stessi [diritti] degli ebrei dei Banû ‘Awf.
  30. Gli ebrei dei Banû l-Hârith hanno gli stessi [diritti] degli ebrei dei Banû ‘Awf.
  31. Gli ebrei dei Banû Sâ‘ida hanno gli stessi [diritti] degli ebrei dei Banû ‘Awf.
  32. Gli ebrei dei Banû Jusham hanno gli stessi [diritti] degli ebrei dei Banû ‘Awf.
  33. Gli ebrei dei Banû l-Aws hanno gli stessi [diritti] degli ebrei dei Banû ‘Awf.
  34. Gli ebrei dei Banû Tha‘laba hanno gli stessi [diritti] degli ebrei dei Banû ‘Awf. Ma chiunque agisce ingiustamente e pecca distruggerà solo se stesso e i suoi agnati.
  35. I Jafna sono un gruppo tribale dei Tha‘laba esattamente come loro.
  36. I Banû l-Shutayba hanno gli stessi [diritti] degli ebrei dei Banû ‘Awf.
  37. Il giusto tratterrà il peccatore.
  38. Gli alleati dei Tha‘laba sono uguali a loro.
  39. Gli alleati nomadi degli ebrei sono uguali a loro.
  40. Nessuno di loro [cioè degli alleati nomadi degli ebrei] uscirà [da Medina] senza il permesso di Muhammad.
  41. Non c’è limite al taglione per una ferita.
  42. Chi uccide [una persona che ha diritto alla sicurezza] uccide sé stesso e i suoi agnati, a meno che questa persona [cioè la sua vittima] abbia agito ingiustamente.
  43. Allâh garantisce il più scrupoloso adempimento di questo [trattato]
  44. Agli ebrei toccano le loro spese e ai muslimûn le loro.
  45. Essi si aiuteranno gli uni gli altri contro chiunque sia in guerra con la gente di questo trattato.
  46. Tra loro c’è parere sincero e consiglio.
  47. Il giusto tratterrà il peccatore.
  48. Un uomo non tradirà il suo cliente; sarà dato aiuto a chi subisce un torto.
  49. Il jawf di Yathrib è haram per la gente di questo trattato.
  50. Il vicino protetto è come un altro se stesso, finché non causa danno o agisce in modo peccaminoso.
  51. Nessuna protezione sarà garantita senza il permesso dei contraenti di questo trattato.
  52. Ogni assassinio [o altro crimine grave] o disputa tra la gente di questo trattato da cui si teme un male sarà portato davanti ad Allâh e Muhammad.
  53. Allâh garantisce il più scrupoloso e giusto adempimento delle clausole di questo trattato.
  54. Nessuna protezione sarà data ai Quraysh o a chiunque li sostenga.
  55. Essi [i contraenti] s’impegnano ad aiutarsi gli uni gli altri contro chiunque attacchi Yathrib.
  56. Se loro [gli ebrei] sono chiamati [da altri contraenti del trattato] a concludere e accettare (?) un trattato, lo concluderanno e accetteranno (?); e se loro [gli ebrei] domandano lo stesso, i mu’minûn sono tenuti a concederglielo, con l’eccezione di quelli che combattono per la religione. Ognuno pagherà la sua quota a sue spese (?).
  57. Gli ebrei degli Aws, i loro alleati e le loro persone, hanno la stessa condizione della gente di questo trattato, insieme con i giusti e sinceri tra la gente di questo trattato.
  58. Il giusto tratterrà il peccatore.
  59. Chiunque commette un crimine lo fa solo contro di sé.
  60. Allâh garantisce il più leale e scrupoloso adempimento di questo trattato.
  61. Questo patto non interviene a proteggere un uomo ingiusto e peccatore.
  62. Chi [fra gli ebrei] se ne va [scegliendo di non partecipare al patto] è al sicuro e chi resta è al sicuro, tranne chi agisce ingiustamente e pecca.
  63. Allâh è il protettore di chi è giusto e timorato di Dio e così pure Muhammad, il Messaggero di Allâh.
  64. Il più degno di loro [gli ebrei] a partecipare a questo trattato è il giusto e sincero.

 

 

[1] La biografia di Ibn Ishâq è peraltro disponibile unicamente nella versione abbreviata e censurata opera di Hishâm (m. ca. 218/833). Una versione parzialmente differente del testo della “Costituzione” si trova nel Kitâb al-amwâl di Abû ‘Ubayd.

[2] Il prezzo di sangue è la somma dovuta, in caso di assassinio o ferimento, ai parenti dell’ucciso per evitare il ricorso al taglione e scongiurare il ciclo delle vendette (N.d.R.).

[3] La versione di Abû ‘Ubayd ha qui mu’minûn in luogo di muslimûn, ma si tratta di una sorta di lectio facilior che dipende dalla menzione dei mu’minûn poco prima nella stessa frase. È chiaro che i mu’minûn non avevano bisogno di alcuna assicurazione circa la loro religione.

[4] La clausola completa la previsione più generale (n. 27) nella quale si distinguono yahûd e mu’minûn: i primi condividono con i secondi le spese per tutto il tempo in cui questi sono in guerra.

[5] Fu lì che venne scavato il famoso fossato o khandaq tra le due piane basaltiche (harra) orientale e occidentale.

[6] Si tratta di una copia del Kitâb al-Fâ’iq di Zamakhsharî, opera dedicata all’interpretazione delle parole difficili nella tradizione musulmana.