Una guida ai fatti della settimana nel Mediterraneo allargato e nel mondo musulmano attraverso la stampa internazionale

Ultimo aggiornamento: 21/11/2025 15:44:06

La prossima settimana non riceverete il Focus attualità e la Rassegna dalla stampa araba perché lo staff di Oasis sarà impegnato in un viaggio di ricerca.

 

Vi ricordiamo inoltre che avete tempo fino al 15 dicembre per iscrivervi al viaggio in Marocco con i ricercatori della Fondazione Oasis: qui trovate tutti i dettagli.

 

L’approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del “piano Trump” per Gaza ha generato ampie discussioni sulla stampa internazionale. Una riflessione apparsa su Haaretz ribadisce che la risoluzione 2803 ha «soddisfatto poche persone oltre allo stesso Trump» perché non risponde alla «miriade di interrogativi su come funzionerà nella pratica uno dei pilastri fondamentali delle prossime fasi del cessate il fuoco», ovvero «la Forza Internazionale di Stabilizzazione». Tuttavia, continua il quotidiano israeliano, «come nel caso del cessate il fuoco originario di Trump in 20 punti, la realtà offre una scelta spietata: rifiutare la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite [...] oppure cogliere qualsiasi opportunità che essa offre per un percorso migliore da seguire».

Il New York Times sostiene che il voto del Consiglio di Sicurezza, approvato con 13 voti a favore e l’astensione di Russia e Cina, sia stato un successo diplomatico per l’amministrazione Trump, dando «un’impalcatura di legittimità internazionale» alla proposta statunitense. Allo stesso tempo «ha fatto guadagnare tempo a Washington» perché restano diverse questioni aperte: «È tempo di radunare i membri di una Forza Internazionale di Stabilizzazione per Gaza. È tempo di elaborare la coreografia e una tempistica realistica per la smilitarizzazione di Gaza. È tempo di formare la schiera di "tecnocrati" palestinesi che il piano immagina amministrino Gaza.

È tempo di raccogliere decine di miliardi di dollari per ricostruire l'enclave». Per un gruppo di leader religiosi, teologi e attivisti di Gerusalemme, invece la risoluzione Onu è una forma di «tradizionale colonialismo» perché «prevede l’amministrazione della Striscia di Gaza da parte di stranieri con a capo il presidente degli Stati Uniti. Indubbiamente, l’aspetto più negativo della risoluzione è la sua mancanza di una visione complessiva», in cui la realtà della Cisgiorcontinua a leggere

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