Rassegna della stampa italiana ed estera del 31 maggio 2018
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:54:48
L’attentato di Liegi, in Belgio, eseguito da un uomo in libera uscita dal carcere, è stato rivendicato dallo Stato Islamico tramite la sua agenzia Amaq. Les Echos si sofferma oggi sul problema della radicalizzazione nelle carceri e la loro gestione. Ma la soluzione è molto più complessa di un semplice aumento della sorveglianza, perché riguarda la sfera religiosa e psicologica della persona.
Ali Tuygan analizza sul suo blog Diplomatik Yorum i manifesti che i partiti turchi hanno reso pubblici in vista delle elezioni del 24 giugno. Un punto caldo per tutti è la guerra in Siria, dalla quale i partiti di opposizione sono fermamente decisi a uscire.
A meno di un mese dalle elezioni in Turchia, un nuovo caso incrina i rapporti – già ai minimi storici – tra la Germania di Angela Merkel e la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Ankara infatti accusa Berlino di aver permesso ai “terroristi” del Pkk di tenere una manifestazione politica a Colonia, permesso invece negato ai sostenitori dell’Akp. Valeria Giannotta su Eastwest analizza gli scenari e le previsioni per le prossime elezioni turche.
Da più di un mese non si hanno più notizie del principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman. Xavier Raufer, Atlantico, riporta alcune voci riguardanti la scomparsa, ma soprattutto mette sul tavolo le conseguenze che potrebbe avere una sparizione definitiva di MBS. Raufer fa un parallelo tra Donald Trump e l'Arabia Saudita e i rapporti tra i presidenti statunitensi degli anni '90 e 2000 e alcuni leader mediorientali come Hafez al-Assad e Saddam Hussein.
Il Foglio pubblica un reportage di Daniele Raineri da Mosul, dove squadre irachene lavorano per rimuovere le macerie dal centro città. Una fonte irachena del Foglio, riporta Raineri, ha affermato che sotto le macerie sulla riva del fiume Tigri a Mosul ovest ci sono ancora “undicimila corpi che devono essere recuperati, secondo stime che non circolano in pubblico”.
Il regime iraniano sta vivendo una difficile situazione di crisi su più livelli: economico, sociale, geopolitico e ambientale. Un contesto che può arrivare a mettere in dubbio la tenuta del regime guidato dall’Ayatollah Khamenei. Karim Sadjadpour su The Atlantic spiega però come i tentativi statunitensi di favorire un collasso del regime potrebbero al contrario prolungarne la durata.