Rassegna della stampa italiana ed estera del 20 luglio 2018

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:55:21

Il Gran muftì Abdel Latif Derian, “massima istituzione sunnita” del Libano, ha parlato alla proclamazione di laurea degli studenti dell’istituto privato islamico Makased, a Beirut, ricordando “l’importanza della presenza dei cristiani nella regione”. AsiaNews riporta anche che il Gran muftì ha condannato gli attacchi perpetrati per motivi religiosi contro i cristiani, dichiarando che si tratta di crimini “contro tutta la popolazione”. Le sue parole sono in linea con l’Esortazione Apostolica “Una speranza per il Libano” di Giovanni Paolo II del 1997.

 

L’Orient Le Jour riporta la notizia dell’accordo stretto tra Russia e Turchia riguardo la zona a nord della Siria, circondata da tre anni da gruppi di ribelli e jihadisti e una delle ultime zone fedeli al regime non ancora riconquistate. L’accordo avrebbe fatto rinunciare il regime siriano a riconquistare la regione. La zona serve ad Ankara come cuscinetto per allontanare la minaccia della costituzione di una zona autonoma curda.

 

Un accordo tra Parigi e Rabat permetterà alla polizia marocchina di intervenire in Francia. Mathieu Delahousse, L’Obs, spiega che il problema dei minori marocchini coinvolti nella criminalità delle strade parigine è molto grave, al punto da coinvolgere le autorità del Marocco. Alcuni poliziotti saranno mandati in missione per le strade della capitale francese per identificare ed eventualmente espellere i minori presenti in città irregolarmente. Per la maggior parte dei marocchini residenti in Francia si tratta di una rottura radicale tra i due Paesi.

 

Giuliano Battiston analizza per EastWest la guerra in corso in Afghanistan, tra le vittime dello Stato Islamico, che periodicamente conduce ancora attentati nelle città e i bombardamenti degli Stati Uniti. L’evoluzione del conflitto è molto incerta, ma, secondo, Battiston, Washington avrebbe “capito che l’opzione militare non basta” e che occorre sedersi al tavolo delle trattative.

 

Giovedì 19 luglio, durante la notte, è stata approvata in Israele una delle leggi maggiormente simboliche ma più controverse della storia degli ultimi 10 anni nel Paese. Non essendoci una Costituzione israeliana, spiega Le Monde, la legge approvata ha il grado di Legge fondamentale, comunque il più alto possibile. I punti più contestati sono la definizione di Gerusalemme “capitale completa e unita” e le disposizioni prese nei confronti della popolazione di etnia araba.