Rassegna stampa italiana ed estera del 2 maggio 2018

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:54:39

A Bangui, nella Repubblica Centrafricana, la chiesa di Nostra Signora di Fatima è stata attaccata con granate e colpi di armi da fuogo mentre molti fedeli cattolici erano riuniti per una messa. Secondo le prime informazioni diffuse da Radio France Internationale, 9 persone sono state uccise e oltre 60 ferite (Repubblica).

 

Dopo che il premier israeliano Netanyahu ha mostrato controversi documenti riservati che rivelano che Teheran sta continuando il percorso verso la bomba nucleare, la tensione sale in tutto il Medio Oriente. Anche Donald Trump non ha perso l’occasione di affermare che ha sempre avuto ragione sull’intesa con l’Iran. Il fronte anti-iraniano si allarga anche al Marocco: il re Mohammed VI ha deciso di richiamare a Rabat l’ambasciatore e rompere i rapporti diplomatici con Teheran, accusata di sostenere il fronte Polisario (La Stampa).

 

Le Monde riassume i principali passaggi della conferenza stampa in cui Nasser Bourita, ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale marocchino, ha accusato Teheran di sostenere il fronte Polisario, movimento di liberazione del Sahara Occidentale.

 

Oltre quaranta civili tuareg sono stati uccisi in poco meno di 24 ore da miliziani legati allo Stato Islamico nel Grande Sahara. Secondo quanto riporta Marco Cochi su Eastwest potrebbe trattarsi di “una rappresaglia alle ripetute incursioni contro le basi jihadiste lanciate da due gruppi armati tuareg, Gatia (Gruppo di autodifesa Tuareg Imghad e alleati pro-Bamako) e Msa (Movimento per la salvezza di Azawad), talvolta sostenuti dalla forza di pace a guida francese Barkhane e dall’esercito maliano”.

 

L’editoriale di Marwane Ben Yahmed, Jeune Afrique, mette a tema la possibilità di un quinto mandato presidenziale per Abdelaziz Bouteflika dal prossimo anno. In aprile 2019, infatti, si terranno le elezioni presidenziali in Algeria e Ben Yahmed si domanda di cosa abbia bisogno il Paese oggi e se un ulteriore mandato di Bouteflika, anziano e malato, potrà rispondervi.

 

Orient XXI pubblica l’analisi di Gabriele vom Bruck sulla politica dell’Arabia Saudita in Yemen e Libano. Vom Bruck fa un parallelo tra gli sviluppi delle “tecniche disciplinari” portate avanti da Riad nei due Paesi: dapprima riporta le due esperienze storiche, in seguito la politica estera di Mohammed Bin Salman.

 

Zaineb Al Hassani racconta dei migranti che vivono a Malmö in Svezia, in un reportage pubblicato sul Guardian. Tra gli altri intervistati nel reportage c’è anche Hajji, un uomo di madre scozzese e padre iracheno, che testimonia il suo sentirsi a casa in una città multi-culturale e in particolare nel quartiere di Möllevången, un “microcosmo in cui le persone combattono per costruirsi una nuova vita”.

 

Entro la fine di questa settimana i candidati alle prossime elezioni presidenziali in Turchia, previste per il 24 giugno, si dovranno registrare. Naturalmente, scrive Serkan Demirtas su Hurriyet, il presidente Erdoğan sarà il candidato dell’Alleanza del Popolo, formata dal suo partito AKP e dal partito nazionalista MHP. L’opposizione non è riuscita a trovare un candidato unico e si divide tra il partito repubblicano, CHP, che al suo interno discute su chi sia un possibile sfidante, e gli altri partiti minori. Tra questi spicca il Partito Iyi, guidato da Meral Akşener, una donna nazionalista e ben determinata a non retrocedere nel confronto con Erdoğan.