Una guida ai fatti della settimana nel Mediterraneo allargato e nel mondo musulmano attraverso la stampa araba

Ultimo aggiornamento: 19/03/2024 10:36:42

Anche la stampa arabofona, dopo le numerose reazioni a caldo sul disastro, si interroga sulle possibili conseguenze sociopolitiche del terremoto che ha colpito Turchia e Siria. Il siriano Khurshid Dalli scrive per la testata emiratina al-‘Ayn al-Ikhbariyya che Erdoğan, sebbene stia affrontando uno dei suoi momenti più delicati da quando è al potere, dispone degli strumenti appropriati per vincere la competizione elettorale: «di fronte all’orientamento degli avversari di Giustizia e Sviluppo [il partito del presidente turco] che cavalcano l’onda del dopo-terremoto al fine di vincere le elezioni, Erdoğan ha in mano diverse carte per uscire da questa situazione: la dichiarazione dello stato di emergenza per tre mesi, che gli permetterà di posticipare l’appuntamento elettorale per affrontare le conseguenze della calamità; lo sfruttamento degli incentivi economici promessi alla popolazione nella fase della ricostruzione post-sisma; l’opportunità politica di utilizzare la finestra diplomatica apertasi con Paesi non allineati con Ankara, tra cui spiccano la Grecia, l’Armenia e gli Stati Uniti; infine, l’intenzione di sfruttare quanto successo per accelerare il processo di normalizzazione e riconciliazione con Damasco». In un altro articolo della testata, Muhammad Faysal al-Durusi sottolinea il ruolo degli Emirati che, «incarnando i principî della fratellanza umana», hanno inviato aiuti che ammontano (per il momento) a duecento milioni di dollari. «La visita di Abdullah bin Zayed Al Nahyan, ministro emiratino degli esteri e della cooperazione, è la prima di un responsabile politico arabo di alto livello nella Siria settentrionale colpita dal terremoto e riflette l’approccio umanitario degli Emirati nel sostegno al popolo arabo e a ogni fratello e amico coinvolto nella crisi», cioè Bashar Assad. Il cataclisma naturale impone infatti una svolta nella cooperazione umanitaria araba, destinata all’attuazione di «azioni concrete per il ripristino delle relazioni con Damasco, avulse dagli equilibri politici internazionali».

 

Interessante l’analisi dell’emittente qatariota Al Jazeera sullo scenario turco dei prossimi mesi che, come è facile prevedere, dipenderà dalla gestione dell’emergenza e della ricostruzione. Per iniziare, in vista delle elezioni di maggio (al momento non ancora rinviate), la politica turca andrà incontro a un «processo di polarizzazione tra il partito di governo e l’opposizione, segnatamente il Partito Popolare Repubblicano, il cui leader ha addossato a Erdoğan l’intera responsabilità della catastrofe, rifiutandosi di affrontare la crisi secondo la logica extrapolitica». In effetti, ammette l’autore, il grado di distruzione indica qualche colpa da parte del governo in carica. Quest’ultimo è sicuramente «responsabile delle normative edili e antisismiche, comprendenti la qualifica del personale tecnico, la progettazione degli edifici e la promozione di una cultura adeguata, per non parlare dell’ispezione delle vecchie costruzioni – soprattutto quelle anteriori al 1999 – da riedificare all’interno del cosiddetto progetto di sviluppo civile. E se a questo aggiungiamo l’impressione che il governo ha mostrato negli anni passati predilezione e sostegno verso il settore edile e immobiliare, divenuto la priorità nell’opera di rivitalizzazione dell’economia, rimane allora difficile per il governo esimersi totalmente dalle proprie responsabilità, quantomeno dalle prime impressioni generate dall’evento».

 

“Lezioni dalla catastrofe: un sistema arabo per una pronta risposta” è il titolo dell’articolo di Tawfiq al-Sa‘id, firma saudita di al-Sharq al-Awsat, che sottolinea la necessità di creare una rete interaraba da attivare in situazioni di emergenza. Ad ogni modo, prosegue al-Sa‘id, Ankara è stata molto più capace di Damasco nell’offrire soccorso. Il fatto che il regime siriano sia ancora isolato a livello internazionale «costituisce una conseguenza, non una causa»; Assad avrebbe potuto inviare richieste di aiuti a tutto il mondo, inclusi gli Stati con cui ha rotto le relazioni, e non solo ai suoi alleati. Il tema della solidarietà araba viene affrontato anche da ‘Ali Mohammed Fakhro per al-Quds al-‘Arabi: partendo dai fatti di attualità, il discorso si allarga alle note questioni nazionaliste e religiose che permeano l’identità araba. I legami di lingua e sangue, però, vengono puntualmente a mancare ogni volta che si verifica una catastrofe, sia essa naturale o politica: «ogni regime ha scelto di affrontare queste calamità in maniera autonoma, servendo questa o quell’altra minoranza, con l’obiettivo di stritolare questo o quell’altro regime, spesso chiedendo assistenza e trovando accordi sospetti con governi e intelligence stranieri, che serbano ostilità e odio verso tutto ciò che è arabo».

 

Prosegue, infine, il filone della teodicea, ossia del terremoto come “punizione divina”. Questa volta è il turno del giornalista egiziano Osama al-Rashidi che su al-‘Arabi al-Jadid ricorda una storiella molto diffusa quando frequentava le elementari: le cause del terremoto di Izmit del 1999 non sarebbero state naturali, bensì religiose. Secondo la diceria, il sisma era una sorta di castigo divino provocato dal comportamento disdicevole di alcuni ufficiali dell’esercito turco che, pochi minuti prima della tragedia, avevano danzato, bevuto alcol e calpestato il Corano. Non era la prima volta che si mettevano in giro falsità del genere: in Egitto, ad esempio, si vociferò di comportamenti lascivi tra i soldati nelle notti che precedettero la disfatta militare della Guerra dei Sei Giorni. «Storie come queste – commenta al-Rashidi – fanno più danni che benefici alla religione», perché non spiegano come mai la punizione divina colpisca un’intera popolazione innocente per colpa di alcuni (presunti) comportamenti commessi da singoli individui». Forse il sisma attuale lascerà da parte queste narrazioni per far spazio alla solidarietà e alla compassione; questa la speranza dell’autore.                           

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