Il duplice sguardo, del fedele e dello scienziato sociale, sul pellegrinaggio islamico di quest’anno

Ultimo aggiornamento: 31/07/2024 11:20:31

A giugno 2024 almeno 1.300 persone sono morte durante lo hajj a causa del caldo torrido. Non è la prima volta che un incidente così tragico avviene durante il pellegrinaggio islamico alla Mecca. Nel 1985 un’ondata di caldo uccise più di mille persone, e nel corso degli anni sono stati segnalati decessi dovuti alla calca o altre tragedie legate al sovraffollamento.

 

Nonostante i rischi, tuttavia, ogni anno milioni di musulmani compiono il pellegrinaggio. Solo nel 2024 vi hanno partecipato circa 1,8 milioni di persone.

 

Anch’io ho compiuto lo hajj quest’anno, viaggiando dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita. Questo mi ha permesso non solo di adempiere al mio dovere religioso di musulmano, ma mi ha anche dato l’opportunità di osservare, da scienziato sociale che studia l’Islam e la politica, la diversità delle società musulmane.

 

Benché al centro dell’attenzione dei media ci siano state le tragiche morti, il pellegrinaggio di quest’anno ha avuto molte altre dimensioni. Lo hajj è un viaggio spirituale personale che implica anche l’incontro con musulmani provenienti da contesti diversi. Tuttavia, negli ultimi tempi il governo saudita è stato criticato per la gestione di questo evento, in particolare a causa della distruzione del paesaggio storico della Mecca.

 

Significato religioso

 

Il pellegrinaggio alla Mecca è uno dei cinque pilastri dell’Islam, insieme alla proclamazione di fede, alle preghiere quotidiane, al digiuno e all’elemosina. I musulmani che hanno la possibilità economica e fisica di intraprendere il pellegrinaggio sono tenuti a farlo almeno una volta nella vita.

 

Durante la maggior parte dei rituali dello hajj, gli uomini indossano due pezzi di tessuto bianco non cuciti, che rappresentano l’umiltà e l’uguaglianza, mentre le donne possono indossare qualsiasi capo di abbigliamento sobrio. Insieme, uomini e donne deambulano sette volte intorno alla Ka‘ba, la struttura cubica considerata la “casa di Dio” alla Mecca. I musulmani di tutto il mondo si rivolgono verso la Ka‘ba durante le loro cinque preghiere quotidiane.

 

Lo hajj ha molte dimensioni spirituali, come la contemplazione, la richiesta di perdono e la supplica, ma comporta anche prove fisiche. Ad esempio, un requisito essenziale del pellegrinaggio è recarsi a ‘Arafa, che dista circa 24 chilometri dalla Ka‘ba, per una giornata di preghiera. Le prove fisiche comprendono anche il dormire in tenda a Mina, a circa 8 chilometri dalla Ka‘ba, per tre o quattro giorni. I pellegrini devono anche passare una notte all’addiaccio a Muzdalifa, un luogo a circa 13 chilometri dalla Ka‘ba.

 

Il tragitto verso tutti questi luoghi, oltre allo svolgimento dei rituali alla Mecca, implica una notevole quantità di spostamenti a piedi. Ho calcolato di aver camminato circa 80 miglia (129 chilometri) durante il mio pellegrinaggio. E a questo si aggiunto il caldo estremo di quest’anno.

 

Un Islam globale multietnico

 

Lo hajj riflette la diversità culturale e socioeconomica dei circa due miliardi di musulmani del mondo. Sono rimaste celebri le parole di Malcom X, importante attivista e intellettuale afroamericano, sul significato del pellegrinaggio per le relazioni tra diverse etnie.

 

Lo hajj di Malcolm X nel 1964 svolse un ruolo fondamentale nella sua trasformazione da nazionalista nero a fautore dell’interetnicità della concezione islamica maggioritaria. In una lettera ai suoi seguaci, Malcolm X spiegò come le sue interazioni con i pellegrini bianchi fossero state molto positive: «Qui ci sono musulmani di tutti i colori e provenienti da ogni parte della terra. [...] Ho potuto guardarli nei loro occhi azzurri e vedere che mi consideravano uguale a loro (fratelli), perché la loro fede nell’unico Dio (Allah) aveva effettivamente rimosso il concetto di “bianco” dalla loro mente».

 

Quest’anno i pellegrini hanno partecipato allo hajj da 180 Paesi, nei quali si seguono diverse scuole di teologia e diritto. È difficile distinguere tra pellegrini sunniti, sciiti o quelli che seguono altre interpretazioni dell’Islam, poiché non ci sono differenze sostanziali tra i loro rituali dello hajj. Ho avuto conversazioni con pellegrini provenienti da Stati Uniti, Norvegia, Finlandia, Albania, Turchia, Mali, India, Malesia e Indonesia senza conoscere la loro scuola religiosa. Ciononostante, si possono osservare alcune differenze. Durante la circumambulazione attorno alla Ka‘ba, ad esempio, ho visto una decina di iraniani recitare ad alta voce il “Jawshan”, un libro di preghiere sciite raramente accettato dai sunniti.

 

Prospettive critiche

 

Gli studiosi islamici generalmente invitano i pellegrini a concentrarsi sulla devozione personale e sui vari rituali. Tuttavia, ciò non impedisce ad alcuni pellegrini di criticare la gestione dello hajj da parte del governo saudita, compresi i suoi tentativi di commercializzazione di questo rito religioso.

 

Nel suo libro del 2014, fondato sui suoi ripetuti pellegrinaggi, l’intellettuale musulmano britannico Ziauddin Sardar critica il modo in cui il governo saudita ha distrutto tombe, santuari e altri edifici storici alla Mecca, sostituendoli con alberghi e centri commerciali imponenti. Tra questi svetta la Torre dell’Orologio, il quarto edificio più alto del mondo, che si trova accanto alla Ka‘ba e la sovrasta.

 

La distruzione degli edifici storici della Mecca da parte dei sauditi nasceva dal loro timore che questi luoghi diventassero oggetto di culto al posto di Dio. Di conseguenza, alla Mecca non è rimasto alcun edificio storico eccetto la Ka‘ba.

 

È interessante notare che la dinastia saudita sembra aver finalmente riconosciuto l’errore. Sia alla Mecca che a Medina ho visto musei aperti di recente, segno di un atteggiamento nuovo verso la preservazione storica.

 

Tuttavia, molti pellegrini ignorano questi problemi e si concentrano sulla dimensione spirituale del loro viaggio. Lo hajj è un’esperienza unica che permette di incontrare e persino di vivere insieme a persone provenienti da contesti radicalmente diversi. Riflette la diversità culturale, etnica e socioeconomica della comunità musulmana globale. E quest’anno nemmeno il caldo estremo ha potuto impedirlo.

 

Questo testo è stato tradotto dalloriginale inglese

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Oasiscenter
Abbiamo bisogno di te

Dal 2004 lavoriamo per favorire la conoscenza reciproca tra cristiani e musulmani e studiamo il modo in cui essi vivono e interpretano le grandi sfide del mondo contemporaneo.

Chiediamo il contributo di chi, come te, ha a cuore la nostra missione, condivide i nostri valori e cerca approfondimenti seri ma accessibili sul mondo islamico e sui suoi rapporti con l’Occidente.

Il tuo aiuto è prezioso per garantire la continuità, la qualità e l’indipendenza del nostro lavoro. Grazie!

sostienici

Tags