Una straordinaria documentazione del nuovo corso siriano e dei sentimenti contrastanti che questo ha suscitato nelle diverse comunità religiose che compongono la Siria
Ultimo aggiornamento: 21/07/2025 11:16:50
Introduzione di Michele Brignone all'eBook Tra ferite e speranze. Viaggio nella Siria post-Assad scritto da Alessandra De Poli dopo il suo viaggio tra Damasco, Aleppo, Homs e Deraa.
Euforia e preoccupazione: sono questi i sentimenti che l’8 dicembre del 2024 hanno accompagnato la caduta del presidente siriano Bashar al-Assad. Euforia per la fine di un regime brutale, durato, se si sommano i mandati di Assad padre e figlio, oltre cinquant’anni. E preoccupazione per le tante incognite con cui il Paese si è trovato a fare i conti, a partire dalle intenzioni del nuovo padrone di Damasco, Abu Muhammad al-Jawlani, passato con i suoi fedelissimi per varie declinazioni del jihadismo, prima di diventare, col nome di Ahmed al-Sharaa, il presidente della nuova Siria.
Col tempo i due stati d’animo si sono sfumati o si sono intensificati a seconda degli eventi e soprattutto a seconda dei punti di vista. Per alcuni, il giubilo iniziale, provocato magari dalla possibilità di rientrare in patria dopo anni di esilio o di riabbracciare un parente riemerso dalle spaventose carceri assadiste, si è stabilizzato in un cauto ottimismo, consapevole dei problemi, ad esempio una situazione economica critica e la difficile ricostruzione del Paese, ma convinto che la Siria possa farcela, e soprattutto che il peggio sia alle spalle. Per altri, l’inquietudine ha invece lasciato il passo alla paura e all’angoscia, soprattutto dopo che nel marzo del 2025 milizie vicine al nuovo governo hanno compiuto un vero e proprio massacro tra gli alawiti della costa, considerati collettivamente conniventi con il regime del loro correligionario Bashar al-Assad.
Il reportage di Alessandra De Poli, frutto di un viaggio compiuto nella primavera del 2025 nei governatorati di Damasco, Homs, Aleppo e Deraa, e corredato da un suggestivo apparato fotografico, è una straordinaria documentazione del nuovo corso siriano e dei sentimenti contrastanti che questo ha suscitato nelle diverse comunità religiose che compongono la Siria. Lungo il racconto emerge innanzitutto l’entità della distruzione materiale e umana del Paese, ben simboleggiata, oltre che dalle macerie disseminate un po’ ovunque, dai milioni di bambini che, nati a guerra civile in corso, non hanno avuto e tuttora non hanno accesso all’istruzione, o dai tanti traumi che tirannide, fanatismo e guerra hanno lasciato nelle persone: dai figli che non hanno più notizie dei genitori alle suore rapite dai terroristi dell’ISIS. Ma, attraverso le parole di vari testimoni, affiorano anche i piccoli segnali di una rinascita possibile: il coraggio di chi avrebbe potuto andarsene, ma ha scelto di restare; la straordinaria esperienza di organizzazioni e comunità, come i Gesuiti di Homs, o ATS Pro Terra Sancta e i Maristi Blu ad Aleppo, che aiutano chi ha più bisogno, indipendentemente dalle appartenenze etniche o confessionali; l’ammirevole tenacia di un giovane ricercatore che lavora per preservare e trasmettere l’aramaico, la lingua parlata da Gesù e tuttora utilizzata in alcuni villaggi siriani.
Interessarsi all’evoluzione della Siria non è un vezzo da specialisti o una curiosità per esotisti. Solo dieci anni fa, quando l’Europa è stata investita dalla peggiore ondata jihadista della sua storia e dalla cosiddetta crisi dei migranti, due fenomeni direttamente collegati alla guerra civile siriana, abbiamo avuto la prova tangibilissima che quanto accade in Medio Oriente può avere ramificazioni profonde anche nel nostro continente. Questo reportage è un prezioso contributo alla conoscenza di un Paese che non abbiamo diritto a escludere dal nostro orizzonte.
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