Intervento di Wanda Ferro alla conferenza internazionale “Cambiare rotta. I migranti e l’Europa”

Ultimo aggiornamento: 07/02/2024 11:04:51

Grazie, buongiorno a tutti. Saluto il magnifico Rettore Franco Anelli, che mi ha dato la parola e che ovviamente ho ascoltato con immenso piacere, e saluto la vicepresidente Claudia Sorlini della Fondazione Cariplo. Sono molto felice anche di essere presente in questa iniziativa della Fondazione Oasis, ancorché purtroppo solo in remoto a causa di un incidente che mi costringe ad un ricovero ospedaliero da un po’ di tempo.

Devo dire che questo incontro odierno, organizzato dalla Fondazione Oasis, avente a oggetto l’emigrazione nel Mediterraneo è un fatto importante, è un fatto che certamente darà anche a noi, come governo, spunti, riflessioni, insomma, ulteriori elementi da introdurre. Mi avrebbe fatto particolarmente piacere essere presente di persona per dialogare con voi invece che solo in remoto a causa dell’incidente. Il dialogo è necessario su un argomento delicato come quello odierno, che si inserisce in un contesto globale di strettissima attualità politica, sociale, giuridica e soprattutto internazionale, che porta con sé anche considerazioni superiori derivanti dalle relazioni tra i popoli, le religioni e le civiltà.

 

Credo che la comprensione reciproca tra il mondo musulmano e l’Occidente e il dialogo islamo-cristiano, tanto cari alla Fondazione Oasis ed a Sua Eminenza il Cardinale Scola, che oggi ci ospitano ed ai quali va il mio ringraziamento per il quotidiano lavoro di collegamento tra Islam e Occidente, è fondamentale per affrontare, anche a livello istituzionale, una tematica così rilevante, della quale mi occupo anche in quanto delegata dal Ministro Piantedosi a presiedere il “Consiglio per le relazioni con l’Islam italiano”. Proprio lo scorso 13 luglio ho riunito per la prima volta tale organismo, che ha in fondo lo scopo importante di favorire e promuovere il confronto con il mondo musulmano, approfondendo anche la conoscenza dell’islam presente in Italia e affrontando tematiche importanti e molto sensibili, come l’inumazione delle salme con il rito funebre musulmano. Nell’ambito delle attività del Consiglio per le relazioni con l’islam italiano sono state peraltro attivate numerose iniziative, finanziate con il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI), dedicate all’integrazione.

 

Il tema dell’incontro di oggi, sui migranti e l’Europa, mi sollecita a rivendicare l’impegno senza precedenti introdotto dal governo guidato dal presidente Giorgia Meloni, che ha posto la questione migratoria come centrale nell’agenda europea, e non più come un problema che appartiene soltanto al Paese Italia. Un tema affrontato con un totale cambio di paradigma: basta accoglienza indiscriminata che nulla ha a che vedere con la solidarietà e con l’umanità; contrasto all’immigrazione illegale, che significa lotta al business dei trafficanti, delle vite umane; cooperazione internazionale per poter intervenire soprattutto sui push factor di natura economica e sostenere le autorità locali nel blocco delle partenze illegali, ma soprattutto intensificare l’apertura dei corridoi umanitari, sicuri per chi fugge da guerre e persecuzioni, o che comunque è in stato di bisogno di protezione internazionale, e soprattutto favorire la migrazione legale attraverso i flussi, il solo modo di accogliere nel senso del rispetto della dignità umana, creando varie opportunità di integrazione attraverso il lavoro.

 

Il governo si sta trovando ad affrontare una crisi epocale: dal 1° gennaio al 15 settembre 2023 sono arrivati in Italia oltre 127.000 migranti, quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Il numero di ingressi registrati da gennaio a metà settembre del 2023, inoltre, supera già il totale di 105.000 migranti sbarcati nell’intero 2022. Il 2023 potrebbe quindi far segnare un nuovo record di arrivi, dopo quello del 2016, quando, sull’onda del conflitto siriano, arrivarono in Italia 181.000 persone. Oggi, come certifica anche l’agenzia Frontex, l’instabilità politica alle porte dell’Europa rischia di spingere un numero sempre maggiore di migranti verso le nostre coste. La guerra in Ucraina, l’instabilità in Africa, in particolare nella regione saheliana, l’inflazione persistente e la recessione globale avranno un impatto certamente negativo sulle condizioni economiche, sulle condizioni sociali di ampie popolazioni che potranno portare ad un aumento dei flussi migratori verso l’Europa.

 

A seguito della massiccia ondata di sbarchi che ha investito per esempio l’isola di Lampedusa, che è un’isola simbolo da questo punto di vista, a metà settembre, quando si sono registrati oltre diecimila ingressi irregolari in tre giorni, il presidente del Consiglio ha annunciato una serie di iniziative. La prima a concretizzarsi è stata la visita a Lampedusa, secondo noi importante, del presidente della Commissione dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, che sull’isola ha presentato un piano di azione che mira a dieci punti per contrastare l’immigrazione clandestina e che ricalca esattamente quelle che sono le proposte che il governo italiano da tempo aveva introdotto o aveva tentato di promuovere. Il piano infatti è perfettamente in linea con il cambio di linea invocato dall’esecutivo di governo guidato dalla presidente Meloni sin dal suo insediamento, cioè di difendere i confini esterni dell’Europa e bloccare all’origine le partenze, fermando il business dei trafficanti di esseri umani. Come avrete capito, io non sono di origine altoatesina, il mio accento certamente lascia intendere che vengo da una regione di storia di immigrazione. Io sono calabrese e posso dire che la mia regione, puntualmente, quotidianamente accoglie i migranti, tentando soprattutto di dare quell’accoglienza in strutture che abbiamo allestito. E questo significa che in qualche modo quella solidarietà non si deve fermare alla banchina di un porto, che non si deve fermare a quando i migranti giungono sulle nostre coste, ma deve ripartire sicuramente dal giorno dopo. Questo io credo che incida sull’autorevolezza e la credibilità del governo, un esecutivo che ha portato in buona parte anche delle nazioni europee e la stessa Commissione europea a schierarsi sulle posizioni dell’Italia in questo momento, che prevedono anche la difesa dei confini esterni dell’Unione Europea: fermare a monte i trafficanti di esseri umani e fermare l’immigrazione illegale di massa.

 

Il problema non può più essere affrontato concentrandosi su come ridistribuire nei 27 Stati dell’Unione Europea chi arriva illegalmente – un sistema che non ha prodotto, ad oggi, nessun risultato tangibile – ma fermando a monte i flussi illegali attraverso una missione europea in accordo con le autorità del Nord Africa, per fermare la partenza dei barconi, verificare in Africa chi ha diritto o meno all’asilo e accogliere in Europa solo chi ne ha effettivamente diritto secondo le convenzioni internazionali. E con investimenti seri, con investimenti volti allo sviluppo del continente africano perché l’Africa possa finalmente vivere e prosperare, grazie anche alle sue tante risorse e alla formazione dei lavoratori utili all’economia europea da inserire in percorsi di immigrazione legale ed effettivamente integrabile. Parto dal presupposto che il Presidente del Consiglio ha riunito nella conferenza su sviluppo e immigrazione oltre 20 Paesi e 10 organizzazioni internazionali, dando vita al Processo di Roma. Un progetto ambizioso per cambiare l’approccio, soprattutto con l’Africa. Il successo della Conferenza è parte di un piano strutturale: sostenere i Paesi africani confrontandosi alla pari, con un approccio non predatorio, ma creando partenariati virtuosi e convenienti per tutti. È questo lo spirito che anima anche il cosiddetto piano Mattei, che concretizza il rilancio dell’Italia nel Mediterraneo come un hub energetico per stimolare lo sviluppo e per combattere le reti criminali che favoriscono l’immigrazione illegale.

 

Solo costruendo valide alternative di vita nei Paesi di provenienza, con investimenti non predatori e una collaborazione reciprocamente vantaggiosa, si restituirà alle persone il diritto di non dover emigrare per avere un’esistenza dignitosa. Il governo seguirà con grande attenzione gli impegni che l’Europa si è assunta con l’Italia a partire dall’impegno per sbloccare in tempi rapidi le risorse previste dal Memorandum con la Tunisia. Il Memorandum è un partenariato per noi strategico che riguarda diversi ambiti, dal supporto macrofinanziario al rafforzamento dei legami economici e commerciali, dalla cooperazione in campo energetico, alla cooperazione nella lotta all’immigrazione irregolare fino al supporto nel campo dell’educazione tecnica e professionale e dell’educazione.

 

Quindi l’accordo – che qualcuno tenta di boicottare contro l’interesse nazionale – è stata una grande vittoria del governo, per quanto ci riguarda, che ha convinto l’Europa a intraprendere un’azione seria e congiunta per disinnescare una situazione di crisi pronta ad esplodere ai suoi confini. Inoltre, al prossimo Consiglio europeo informale di ottobre, l’Italia chiederà agli Stati membri di assumere le decisioni necessarie e conseguenti, soprattutto in tema di blocco delle partenze illegali dal Nord Africa. C’è tanto lavoro in atto, dalle nuove misure del potenziamento che rafforzano la rete dei Centri di Permanenza per i Rimpatri, alla loro efficacia, alla necessità di affrontare la questione dei minori non accompagnati, per evitare anche quegli abusi che vanno purtroppo a discapito di chi effettivamente è minorenne e quindi ha bisogno di maggiori tutele. Gli stranieri che arrivano in Italia possono dare un grande contributo, ne siamo più che convinti, al nostro tessuto produttivo, ma solo se possono avere un lavoro sicuro, un lavoro tutelato, un lavoro ben pagato, perché non devono essere considerati manovalanza da sfruttare o schiavi da lasciare nelle mani del caporalato.

 

La linea che in qualche modo è stata indicata nelle scorse settimane dal presidente Mattarella, che non voglio scomodare, è la stessa che sta perseguendo il governo, ovvero consentire un numero ampio di ingressi regolari ma sostenibili. Così possiamo assicurare l’inserimento lavorativo degli stranieri, evitando di ammassarli nei centri di raccolta e di lasciarli vagare come fantasmi, senza una casa, senza una speranza, anche con gravi rischi per la sicurezza delle nostre comunità. Quindi è necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, ingressi sostenibili, ma in un numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per evitare le morti in mare: la prospettiva e la speranza di venire in Italia senza costi e sofferenze disumane deve indurre ad attendere turni di autorizzazione legale. L’unico modo, come ha rimarcato lo stesso presidente Mattarella, per assicurare un inserimento lavorativo ordinato, rimuovendo la presenza nascosta, incontrollabile di chi vaga senza casa, senza lavoro e senza speranza, quindi con nessuna prospettiva di una vita dignitosa e nessun senso di umanità.

 

E questo credo che debba appartenere alla responsabilità di tutti. Parto dal presupposto che le grandi sfide questo Paese le ha sapute vincere, le ha sapute vincere con un gioco di squadra intelligente e capace, dove certamente ci sono dei pilastri fondamentali che aiuteranno, credo, a realizzare quel senso di umanità che appartiene a tutti e che, soprattutto in questo momento che vede tante morti nel Mediterraneo, è necessario. Come diceva il grande campione di basket Michael Jordan: con il talento si vince la partita, col gioco di squadra si vince il campionato. Auguro una politica saggia e soprattutto un gioco di squadra che possa realizzare i sogni di tanti uomini e donne. Uomini e donne che oggi scappano dai loro Paesi, e a cui auguro invece di poter realizzare i loro sogni nel loro Paese, perché andar via deve essere una scelta e non un obbligo senza una speranza ed una prospettiva. Grazie di vero cuore per questo invito e auguro un buon lavoro a tutti i relatori e sarò con voi a seguirvi nel prosieguo.

 

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
 
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