Rassegna della Stampa araba

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:09:25

Al-Azhar invita a costituire un ente intellettuale formato da ulama, a sostegno della coalizione islamica di Walîd ‘Abd al-Rahmȃn, al-Sharq al-Awsat, 22 dicembre 2015 In occasione della celebrazione del Mawlid al-Nabî [anniversario della nascita del Profeta], lo shaykh di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, ha dichiarato che l’estremismo, il terrorismo e il fanatismo non si combattono solamente sul piano securitario e militare ma anche intellettuale e culturale, ciò che consente di distruggere il pensiero estremista che soggiace alle esplosioni, alla distruzione, al terrorismo e alle azioni violente. Al-Tayyib ha invitato a creare un ente costituito da ulama che non abbiamo mai sostenuto il pensiero estremista né emanato fatwe fondamentaliste, e che partecipi alla diffusione della sicurezza e della pace. Questo ente sarà un sostegno intellettuale all’alleanza islamica annunciata recentemente dall’Arabia Saudita. […] Ibrâhîm Najd, portavoce del muftì, ha dichiarato che l’Osservatorio delle fatwe takfiriste del Consiglio dei muftì ha pubblicato il primo libro di una collana pensata per fronteggiare i gruppi takfiristi e fondamentalisti, dal titolo Daesh, le origini, i crimini e l’opposizione. Il libro – ha spiegato – si divide in sei capitoli. Il primo chiarisce alcune nozioni e termini tecnici islamici che si prestano a essere storpiati dalle organizzazioni violente e takfiriste, tra cui le nozioni di “dȃr al-harb e dȃr al-islȃm” (dove dȃr al-islȃm sono i territori sotto l’Islam e dȃr al-harb – letteralmente la casa della guerra - è tutto quello che non lo è, ndr) “hijra” (l’esodo) e “jihȃd”. Il secondo capitolo è dedicato alla nascita delle organizzazioni takfiriste, ai loro fondamenti concettuali e agli accordi che tali organizzazioni hanno sottoscritto tra loro nel corso della storia […]. Il terzo considera la condotta criminale delle organizzazioni che, sgozzando gli oppositori e i prigionieri di guerra, presenta la storia del sacrificio come si è sviluppato nelle organizzazioni takfiriste, le ragioni che hanno spinto Daesh a produrre la dottrina del sacrificio (‘aqîda al-dhabah) e le loro interpretazioni errate degli hadîth che raccontano le battaglie […]. Il quarto considera le violazioni e lo sfruttamento della donna per soddisfare desideri e obbiettivi terreni che nulla hanno a che vedere con l’Islam; il quinto capitolo tratta dello sfruttamento dei bambini […], della loro vendita come schiavi al mercato, del loro addestramento nei campi e del loro utilizzo come corpi-bombe. […]Infine, il capitolo sesto fa luce sulle operazioni suicide, sui fattori dottrinali, psicologici e sociali, sulle fatwe takfiriste e sulle ragioni per cui Daesh e le altre organizzazioni terroristiche e takfiriste hanno deviato dalla tradizione per quanto riguarda il significato di “jihȃd”. La libertà della stampa in Egitto Al-Quds, 16 dicembre 2015









Rouhani esorta i Paesi islamici a “correggere l’immagine dell’Islam” di al-Hayât, 27 dicembre 2015 Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha dichiarato che sui Paesi islamici grava “l’enorme responsabilità” di “correggere l’immagine dell’Islam nell’opinione pubblica mondiale”. Nel discorso pronunciato a Teheran in occasione dell’apertura della conferenza internazionale dedicata alla “crisi del mondo islamico contemporaneo” ha detto che “spetta ai musulmani oggi eliminare l’immagine negativa dell’Islam”. Ha inoltre aggiunto che “purtroppo l’84 per cento della violenza, del terrorismo e delle stragi si verificano nel mondo islamico, in Africa, nel Nord Africa, in Medio Oriente e nell’Asia occidentale, e noi dobbiamo combattere l’ideologia e il discorso della violenza diffusi da gruppi estremisti come l’organizzazione dello Stato islamico”. Rouhani ha sottolineato “la necessità di unità e solidarietà tra i musulmani” e ha esortato “tutti i Paesi musulmani della regione e non soltanto a lavorare in questa direzione”. Ha aggiunto che “gruppi come Daesh riescono a reclutare combattenti sfruttando la povertà materiale e culturale, che devono perciò essere sradicate dalla società islamica”. “Non è possibile eliminare il terrore e il terrorismo con le bombe” perché a beneficiare dei conflitti nella regione sono “Israele e i nemici dei musulmani”. Bombardamenti, attacchi ed esplosioni in Siria Al-Quds, 21 dicembre 2015







L’imamato di Baghdadi e Nasrallah Di Mishâri al-Dhâydî, Al-Arabiyya, 28 dicembre 2015 […]“Baghdadi di Daesh” e “Nasrallah dell’Iran” si somigliano molto nei comportamenti, nelle tattiche e nelle tempistiche, nel colore nero dei loro abiti e turbanti, così come nella discendenza alide che vantano entrambi, che è il segno distintivo del “comandante dei credenti” nel caso del “califfo di Daesh”, o del suo rappresentante [del “comandante dei credenti” = Ali Khamenei, ndr] nel caso di Hassan Nasrallah. Recentemente “Daesh” ha perso molto a causa dei bombardamenti e soprattutto dopo che è stato privato dell’arteria petrolifera rubata all’Iraq e alla Siria. Anche Nasrallah e la sua nutrice iraniana hanno perso molto in Siria, soprattutto ufficiali della Guardia della Rivoluzione iraniana, ma anche il meglio delle forze di Hezbollah, e la carta “drusa” che era a servizio dell’immagine del Partito iraniano, ovvero Samîr al-Quntȃr, ucciso durante un raid – russo a quanto si dice – in territorio siriano. Ma le somiglianze non finiscono qui. Il califfo di “Daesh” condivide con il rappresentante di Khamenei – “il custode dei musulmani”, Hassan Nasrallah, l’odio per l’Arabia Saudita, definita da quest’ultimo “l’essenza del male” nella regione, una visione condivisa anche dal califfo di “Daesh” Ibrahim Awad, o Abu Bakr al-Baghdadi. Per questa ragione il califfo ha riservato una parte del suo ultimo sermone agli attacchi all’Arabia Saudita, che ha assunto la leadership della coalizione islamica militare, securitaria e intellettuale contro il terrorismo. Al-Baghdadi ha definito la coalizione islamica militare contro il terrorismo un’alleanza crociata e infedele, e ha incitato i suoi seguaci a compiere operazioni in territorio saudita. Analogamente sta facendo Hezbollah, che colpisce formazioni saudite, bahrenite e yemenite […]. La Turchia e Israele verso la firma di un accordo per normalizzare le loro relazioni Al-Quds, 18 dicembre 2015