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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:37:03

Il volume raccoglie alcuni significativi interventi del filosofo e teologo americano e canadese Novak, ebreo tradizionalista e ordinato rabbino, ora docente all’Università di Toronto. Il volume mostra eloquentemente come un uomo estremamente religioso possa stare con i piedi ben piantati nella società più avanzata nel mondo. Attraverso una tagliente e a tratti davvero geniale lettura della moderna teoria della democrazia, Novak mostra con estremo rigore metodologico come la sua personale identità ebraica possa essere una risorsa per i sistemi politici e giuridici contemporanei. Il fil rouge che conduce il lettore dai temi “eticamente sensibili”, alla teoria dei diritti umani, alla concezione della sfera pubblica, nasce per l’autore dalla natura stessa della libertà religiosa, che egli dimostra di prendere davvero “sul serio”. Per Novak, infatti, tale libertà si compone di tre aspetti: quello di praticare la propria religione nei confronti del potere politico; quello che si trae personalmente dalla pratica religiosa (Novak non vi si sofferma, ma si intuisce come questo aspetto rappresenti per lui una vera e propria forma di soddisfazione); e, infine, quello di essere credenti fino in fondo, fino alla sfera pubblica. Questo è l’aspetto che l’autore evidenzia lungo tutto il libro. Novak articola sapientemente le Scritture e il pensiero ebraico antico e moderno, facendoli interagire con alcuni dei maggiori motivi della filosofia politica e giuridica contemporanea e mostrando come un credente possa cogliere nella propria tradizione gli elementi che gli consentono di essere un cittadino a pieno titolo, anziché rinunciare alla propria cultura in nome dell’etica democratica. In molti passi illustra come le Scritture possano sostenere la vita associata e fondare la convivenza politica persino meglio e più profondamente della teoria volontarista e contrattualista: formidabile, in particolare, il passaggio nel quale egli illustra la differenza tra l’Alleanza di Dio con il popolo ebraico e il contratto sociale. Novak, infatti, mette in luce come l’Alleanza, necessariamente eterna, costituisca innanzitutto una promessa, che Dio per primo rivolge a Israele; al contrario, la nozione di contratto rimanda, in eminenti autori, almeno implicitamente alla previsione di una sanzione per chi lo viola. L’Alleanza sorge dalla fiducia in un rapporto che non verrà mai meno e che accende la speranza per ciascuno e per l’intero popolo; il contratto sociale, al contrario, dà vita a una società fondata sulla minaccia nei confronti di chi tradisce. L’alternativa è dunque tra la speranza generata dall’Alleanza e la paura suscitata dal contratto. Novak non ci offre semplicemente un pamphlet, dotato di verve polemica ma privo di profondità: la serietà del metodo e la solidità delle argomentazioni costituiscono un’importantissima sponda all’attuale dibattito sul ruolo della religione nella vita pubblica. Si tratta di un libro onesto e chiaro, che probabilmente non faticherà a dividere la platea tra sostenitori e detrattori, tanto limpide sono le affermazioni. Tuttavia, qualunque sia la posizione di chi legge, tutti dovranno riconoscere a Novak almeno la nobiltà dello sforzo, il coraggio morale e la serietà metodologica con la quale ha accettato la sfida: rimettere insieme l’uomo religioso, scisso tra la veste privata di fedele e quella pubblica di cittadino. Una divisione che, come Habermas ha esplicitamente ammesso, ricade nelle democrazie contemporanee soltanto sui credenti. Novak non accetta la presunzione che il laico sarebbe un cittadino migliore, anzi la rovescia. Fa notare che spesso chi ricostruisce la convivenza politica in termini neutri, chiudendola alla trascendenza, ragiona in termini di diritti e sostiene continuamente nuove pretese. Il teologo canadese, chiedendosi come si possa pensare di vivere in una società in cui proliferano le rivendicazioni, mentre le responsabilità e i doveri passano in secondo piano, mostra come l’ebreo osservante – educato fin dall’infanzia ad adempiere ai propri doveri nei confronti di Dio e della comunità – possa intendere la democrazia in maniera persino più comprensiva di un laico. Andrea Pin

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