Les vies de Mohammed Arkoun

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:11:05

Con la recente scomparsa di Mahmûd ‘Azab, ‘Âbed al-Jabrî, Nasr Abû Zayd e Mohammed Arkoun, nel giro di poco tempo si sono spente alcune delle menti più vivaci del pensiero islamico contemporaneo. Nel caso di quest’ultimo abbiamo però almeno la possibilità di poter leggere una sorta di biografia redatta dalla figlia Sylvie. Il titolo, al plurale, si riferisce anche a vicende affettive e private del grande islamologo franco-algerino, legittimamente non trascurate dall’autrice che insieme ad altri è co-protagnista di queste pagine intense di vita e di pensiero. Per quanto riguarda invece noi, interessati principalmente al suo ruolo di pioniere di nuove prospettive di conoscenza e di scoperta nell’immenso campo degli studi islamici, ciò che colpisce maggiormente è la puntuale corrispondenza tra Arkoun e padre Maurice Borrmans, che segna capitolo per capitolo i passi fondamentali di una forse irripetibile avventura umana e intellettuale. Già allievo dei Padri Bianchi in terra natale, il giovane Mohammed non ha mai interrotto il dialogo con i suoi primi maestri, divenuti col tempo compagni di un medesimo viaggio e amici legati da profonda stima reciproca. Nessuna piatta e sciapa identità di vedute, tuttavia, tra coloro che in forza della propria fede si sono resi premurosi e attenti accompagnatori di una singolarissima e irriducibile maturazione e lui, incapace di nascondere pulsioni, domande e persino provocazioni reiterate nel tentativo senza fine di poter approdare a una verità finalmente condivisa, senza facili accomodamenti né alcuna rinuncia ipocrita da entrambe le parti. La storia di un anima, verrebbe da dire, come dovrebbe essere sempre e com’è stato in particolare in questo caso. Nessuna appartenenza o presunta lealtà di parte ha mai impedito né a lui né a i suoi interlocutori di misurarsi apertamente, pagando di persona il prezzo di un impegno che altrimenti non sarebbe stato possibile proporre anche ad altri. Il legame tormentato con l’amatissima terra algerina, non meno problematico di quello con la patria d’adozione, segnano il suo percorso con i tratti del dolore fecondo. Un sacrificio parzialmente irrisolto, vista la sua sorprendente sepoltura in Marocco, ma non per questo meno significativo ed emblematico. Gli intensi studi giovanili, nel sacro rispetto della famiglia solidale nel procurargli tutta la necessaria tranquillità, le penose esperienze dell’insegnamento in attesa di poter progredire nella carriera accademica oltremare, infine il successo e i molteplici riconoscimenti internazionali non appaiono come momenti isolati o contraddittori, ma passi progressivi verso una meta per sua stessa natura irraggiungibile. Vibrando all’unisono coi suoi fratelli impegnati prima nella faticosa conquista della propria indipendenza, poi feriti da perduranti malintesi e discriminazioni, infine sconvolti dalla tragedia della guerra civile, egli non rinunciò mai tuttavia a richiamare anche a essi, come ai colleghi specialisti, l’onesta analisi dotata delle più ampie e aggiornate metodologie, per scandagliare in maniera finalmente critica e fruttuosa tutte le dimensioni di un medesimo enigma. La passione di ogni pagina di questa biografia potrà forse equilibrare l’impressione che qualcuno potrebbe in passato aver avuto di uno studioso freddo e distaccato, inflessibile prima con se stesso che con i propri lettori, tanto spasmodicamente teso al suo scopo da rendersi quasi inaccessibile. Tuttavia è proprio all’umanesimo arabo-musulmano, colpevolmente dimenticato o troppo scarsamente recuperato, che ha dedicato i suoi più intensi sforzi e i contributi più brillanti. Sempre aperto al dubbio e segnato dallo spaesamento che tutti coglie in quest’epoca di temibili sviamenti, ci lascia la testimonianza di un tentativo cui forse le capacità di un singolo non sarebbero potute comunque bastare… ma ci auguriamo in grado di stimolare altri a seguirne le orme, almeno con la medesima dedizione e con simile generosità.