Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:08:46

La primavera delle religioni, l’autunno della religione e del sangue Al-Safir, quotidiano libanese sciita, 11 aprile 2016. Di Sami Kalib […] Per il momento le persone illuminate non hanno fatto ancora nulla di rilevante in questa umma per contrastare i sedicenti religiosi con la scienza e con il diritto, e smentendo le interpretazioni che i terroristi offrono dei testi e degli hadīth. L’opposizione intellettuale e religiosa continua a essere superficiale e non si addentra mai nel cuore della catastrofe alla quale è esposto il nobile Corano ogni qualvolta è brandito erroneamente al fine di dare alle fiamme, sgozzare e portare distruzione. Difficilmente la soluzione può arrivare dagli uomini di religione. Le spaccature e i bagni di sangue non consentono più di fermare la catastrofe. Gli interessi di natura religiosa che uccidono le religioni non consentono più di fermare le discordie (fitan), le sciagure e la devastazione. Gli eserciti possono essere in grado di fare opposizione al terrorismo, bloccarne l’espansione e mitigare la presenza dei partiti. Ma il mondo ha bisogno di piani per il breve, medio e lungo periodo. I giuristi musulmani sinceri possono riuscire a mitigare la devastazione attraverso la lettura dei testi, concordandone e unificandone le interpretazioni. Ma è un dovere delle persone illuminate del mondo – arabe e occidentali, dei democratici, dei liberali, dei laici e degli uomini di religione riformatori, pensare a progetti di sviluppo intellettuale, finanziario e politico capaci di ripristinare la fiducia delle persone nello Stato e istituire l’intesa reciproca tra gli Stati. Se ciò non dovesse accadere, il mondo intero, dall’oriente all’occidente, sarebbe sull’orlo del disastro e si verificherebbero nuovi bagni di sangue in nome delle religioni. […] Al-Jazeera, quotidiano qatarino, 11 aprile 2016. Vignetta di ‘Isam Ahmad Tentativi falliti di risolvere la crisi siriana Il rinnovamento del pensiero e il ritorno della quiete nella religione Al-Sharq al-Awsat, quotidiano panarabo, 8 aprile 2016. Di Ridwan al-Sayyid […] La prima questione di cui discutono i capi dello Stato maggiore della guerra, arabi e musulmani, uniti nella coalizione islamica, è la questione ideologica. Essa si prefigge di riportare la quiete nella religione e nelle società. Il compito è senz’altro difficile ma non impossibile. La difficoltà è dovuta alla compenetrazione di fattori ideologici, mediatici, socio-economici e internazionali. Sul piano ideologico-religioso, occorre operare per cambiare le nozioni di sharia, jihad, comunità e Stato, nonché le prerogative della religione nelle società e quelle dello Stato. Nella nostra esperienza storica si è verificata una compenetrazione tra religione e Stato, ma questi due non sono una cosa sola. Compito dello Stato è amministrare la cosa pubblica, mentre la religione è preposta alla dottrina, agli atti di culto e all’etica delle persone, e all’influenza che questi hanno nella loro vita privata e pubblica. Questa attività di revisione e affrancamento, se così si può chiamare, spetta alle istituzioni religiose, che sono chiamate a risvegliarsi facendo autocritica, rivedendo la loro esperienza moderna, orientandosi verso altre fatwe e verso un altro insegnamento religioso, mantenendo vive le costanti della religione nell’inviolabilità del sangue, della quiete e della dignità, e ripristinando l’etica della coesione, della mitezza e della fiducia tra le persone. Questo non è un ammonimento ma un dovere degli uomini di religione, perché “custodiscano la religione nelle sue costanti consolidate e nelle sue caratteristiche universali”.[…] Leggi altri titoli dalla stampa araba in inglese