Il Paese balcanico è stato storicamente caratterizzato dalla convivenza tra cristiani, musulmani ed ebrei. Un approfondimento sulla presenza islamica in Bulgaria

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:59:04

Per molti secoli cristiani, musulmani ed ebrei hanno vissuto insieme in Bulgaria. Tutti si considerano e sono considerati dagli esperti persone autoctone del Paese. Condividono zone comuni nei villaggi e nelle città, nel sistema educativo, nella politica, nell’economia e nelle istituzioni culturali. Ciascuna confessione possiede il proprio corpo religioso: il Santo Sinodo, la Conferenza Episcopale di Bulgaria, il Muftiato, il Concistoro Centrale degli Ebrei in Bulgaria. I rappresentanti di ciascuna confessione si riuniscono e formano un organo consultivo nel caso in cui sorga un determinato problema.

 

Nella vita quotidiana le diverse comunità religiose hanno costruito un sistema di rispetto per le feste religiose e familiari, i rituali e le abitudini degli «altri». Ci sono poi dei tabù attentamente rispettati e osservati.

 

Questo equilibrio di convivenza non viene scosso facilmente, anche quando è minacciato da provocazioni politiche interne o geopolitiche, o da altre azioni populiste. Le comunità religiose in Bulgaria hanno partecipato insieme a guerre di grande importanza per il Paese, e a tutti gli alti e bassi economici e politici.

 

La Bulgaria non è un paradiso romantico o multiculturale. Al contrario, ci sono spesso tensioni che le persone riescono ad allentare facendo tesoro della loro esperienza e pazienza. Ciononostante, godiamo di una sorta di pace e convivenza multireligiosa priva di estremismo e fanatismo. Qui abbiamo quel genere di comprensione che Papa Francesco auspica per tutto il mondo e in cui ripone le sue speranze. Tutti in Bulgaria sono entusiasti della sua imminente visita: i cristiani ortodossi, i cattolici e i protestanti, i musulmani (sunniti e bektashi), gli ebrei e gli armeni. Noi abbiamo origini etniche diverse, abbiamo secoli di esperienza di vita insieme e siamo tutti entusiasti di accogliere Papa Francesco nel nostro Paese.

 

Un po’ di storia

 

La posizione e il ruolo dell’Islam e dei musulmani nella società bulgara non possono essere compresi pienamente senza conoscere il contesto storico. Nel 1396 il Regno bulgaro fu conquistato dall’Impero ottomano e la Bulgaria rimase parte delle province europee dell’Impero fino al 1878.

 

Una delle dimensioni più importanti dell’identità nazionale bulgara e del consolidamento nazionale è il rifiuto assoluto della dominazione ottomana. Nonostante abbiano vissuto per quasi cinque secoli sotto la legge ottomano/musulmana, isolati dal resto del mondo cristiano, i bulgari sono riusciti a conservare le loro tradizioni e la loro cultura di nazione cristiana. Diventare parte di un impero islamico ha significato anche la nascita di nuove comunità musulmane a fianco della maggioranza cristiana. Alcune di queste nacquero con la colonizzazione ad opera di militari ottomani e coloni civili, altre furono create gradualmente attraverso la conversione.

 

La conquista ottomana portò molti profondi cambiamenti nella vita dei bulgari: furono introdotte le norme e tribunali sciaraitici, i cristiani bulgari diventarono dhimmi, una popolazione di seconda categoria obbligata a pagare delle tasse aggiuntive speciali imposte ai non-musulmani. Tuttavia, anche l’Islam, penetrato nelle terre bulgare a seguito della conquista ottomana, subì dei cambiamenti adattandosi alle credenze e alle usanze locali.

 

Sotto il dominio ottomano i bulgari divennero parte del sistema dei millet, una forma di governo relativamente tollerante. Il sistema garantiva loro il diritto di professare e praticare la propria religione, una limitata autogestione nell’ambito dell’educazione, della cultura, della religione e spesso anche nella gestione degli affari amministrativi locali. D’altra parte, la popolazione non-musulmana aveva doveri fiscali, lavorativi e militari specifici verso lo Stato.

 

Questa interpretazione positiva dell’Impero ottomano è assolutamente inaccettabile per la storiografia bulgara. Il lungo periodo di dominazione ottomana in Bulgaria viene generalmente esaminato in chiave romantico-sentimentale, corredata da un intreccio di fatti storici relativi alla vita economica, sociale e culturale quotidiana. Questi atteggiamenti hanno rafforzato gli stereotipi e perpetuato le distanze sociali tra musulmani e cristiani ortodossi.

 

I musulmani pertanto sono stati relegati in una nicchia psicologica della memoria nazionale come «cattiva» eredità dell’Impero ottomano. Un cliché per definire questo periodo è quello dei «cinque secoli bui della Bulgaria». I bulgari credono che il dominio ottomano li abbia fatti soffrire, abbia arrestato il loro sviluppo economico e culturale, portato all’islamizzazione di una parte della nazione (i pomacchi) e li abbia separati per secoli dalla civiltà cristiana europea.

 

Il mutato approccio alla presentazione della dominazione ottomana si è riflesso anche in alcuni libri di storia. Questi testi riesaminano il periodo ottomano in termini più moderati e descrivono le tendenze sociali ed economiche positive che ci sono verificate in alcuni momenti come le opportunità di autogoverno culturale, religioso ed educativo, di partecipazione attiva alla vita economica dell’Impero e quindi di prosperità sociale.

 

Di conseguenza, studi sociologici e antropologici effettuati negli ultimi anni sugli atteggiamenti e gli stereotipi legati alle minoranze etniche e religiose in Bulgaria hanno rivelato che, salvo poche eccezioni, la maggior parte delle qualità attribuite dai bulgari cristiani ai turchi musulmani sono positive. Qualità negative sono la «schiavitù turca» e il «fanatismo (religioso)». Il primo stereotipo negativo persiste essendo stato riprodotto e rinforzato dal sistema scolastico a partire dal XIX secolo. Lo stereotipo sul «fanatismo (religioso)» invece è nuovo, è stato importato dall’estero come conseguenza dell’islamofobia mondiale.

 

I dati demografici

 

Tutti i censimenti condotti dopo la fine della dominazione ottomana (dal 1910 al 2011) mostrano come i bulgari etnici (prevalentemente ortodossi orientali e, in minima parte, cattolici e protestanti) rappresentino la stragrande maggioranza della popolazione. Le minoranze musulmane comprendono turchi, bulgari musulmani (pomacchi), rom (il 30% circa di loro è musulmano, i restanti sono cristiani – ortodossi orientali, protestanti e cattolici) e una minoranza esigua di immigrati e rifugiati. Oltre a questi ci sono molti altri gruppi etnici e religiosi indigeni più piccoli, come mostrato le tabelle.

 

Tabella 1. Popolazione secondo l’appartenenza confessionale e anni del censimento (2001-2011)

Anno 2001   2011  
  Numero % Numero %
Popolazione totale 7.928.901 100 7.364.570 (5.758.301)* 100
Ortodossi orientali 6.552.751 82.6 4.374.135 76.0
Musulmani 966.978 12.2 577.139** 10.1
Cattolici 43.811 0.6 48.945 0.8
Protestanti 42.308 0.5 64.476 1.1
Ebrei 653 0.0 706 0.0
Armeni - Gregoriani 6500 0.1 1715 0.0
Altro o non indicato 7784 0.1 418.921 7.3
Senza alcuna appartenenza 308.116 3.9 272.264 7.1

Fonti: risultati del censimento del National Statistical Institute

 

* La cifra 7 364 570 indica la popolazione totale della Bulgaria. 5 758 301 è il numero di coloro che hanno risposto alla domanda sulla loro appartenenza religiosa. 1 606 269 (21,8%) persone hanno scelto di non rispondere. Questa metodologia adottata nel censimento del 2011 è stata criticata in quanto offrirebbe un’immagine irrealistica della struttura religiosa della società bulgara.

 

** I musulmani sono distribuiti come segue: sunniti 546 004; sciiti (aleviti / kizilbashi / bektashi) 27 407; altri musulmani 3 728.

 

Tabella 2. Numero e percentuale delle popolazioni minoritarie della Bulgaria (2001-2011)

Anno 2001   2011  
  Numero % Numero %
Turchi 746.664 9.5 588.318 8.8
Rom 370.908 4.6 325.343 4.9
Russi 15.595 0.2 9978 0.1
Armeni 10.832 0.1 6552 0.1
Ebrei 1363 0.02 1162 0.0
Macedoni 5071 0.1 1654 0.0
Grechi 3408 0.04 1379 0.0
Valacchi 10.556 0.1 3684 0.1
Tatari - - - -

Fonti: Annual Book of Statistics of the Republic of Bulgaria. Sofia, 1994, p.51.


I turchi

 

I turchi sono la maggiore comunità musulmana in Bulgaria. Essi sono inoltre la comunità maggiormente consolidata nello Stato, con un’idea molto chiara e univoca della sua identità etnica. Le uniche differenze derivano dall’affiliazione ai vari movimenti islamici. All’interno del gruppo ci sono alcuni fattori di concorrenza tra sunniti turchi e aleviti, kizilbashi e bektashi. I kizilbashi, una minoranza all’interno di una minoranza, praticano liberamente i loro rituali senza arrivare ad alcun scontro visibile con i turchi sunniti dal 1990. Le contraddizioni e le obiezioni tra questi due gruppi riguardano soltanto alcuni elementi dello stile di vita e delle pratiche religiose. Negli ultimi anni però le cose hanno iniziato a cambiare. Le ricerche antropologiche condotte tra il 2008 e il 2010 hanno evidenziato dei crescenti stereotipi negativi nei confronti dei kizilbashi e dei bektashi tra i sunniti e viceversa. I bektashi sono stati messi sotto pressione perché riducessero i loro rituali, e i loro luoghi santi sono stati sottoposti discretamente a un processo di sunnizzazione.

 

La prima Costituzione bulgara (Costituzione di Tarnovo, 1879) salvaguardava i diritti dei cittadini bulgari appartenenti a minoranze religiose benché nessuno dei suoi articoli includesse termini quali «minoranza» o «musulmani». La costituzione garantiva l’autonomia delle comunità religiose minoritarie e ampi diritti culturali per i gruppi minoritari (il diritto di avere i propri luoghi di culto, scuole, giornali e riviste).

 

L’attuale Costituzione, adottata nel 1991, non fa alcun riferimento alle «minoranze». Si limita a menzionare i «cittadini la cui lingua madre non è il bulgaro» (articolo 36) e aggiunge che ognuno ha il diritto di «sviluppare la propria cultura secondo la propria appartenenza etnica, ciò che è approvato e garantito dalla legge» (articolo 54).

Turchi bektashi_shutterstock.jpgCerimonia religiosa di turchi bektashi a Deliorman [© Umut Rosa - Shutterstock]

 

Alcuni studi recenti, che comprendono anche indagini periodiche sui loro impegni e sulle loro attività politiche, hanno rilevato il massiccio sostegno elettorale dei turchi bulgari al Movimento per i diritti e le libertà (MRF, un partito considerato rappresentante degli interessi dei turchi e degli altri musulmani in Bulgaria) e la loro riluttanza a votare per altri partiti nazionali (socialisti, democratici, e centristi).

 

Le analisi e i dibattiti sulla partecipazione turca alla vita politica si riduce spesso ai pro e ai contro di avere un partito politico turco-musulmano in Bulgaria. Il Movimento per i diritti e le libertà, costituito nel 1990, è sempre stato rappresentato in parlamento ed è stato membro di tre coalizioni di governo (1993-4, 2001-5, 2005-9).

 

La stragrande maggioranza dei turchi bulgari della giovane generazione e di mezza età ha un atteggiamento laico. La tradizione musulmana è conservata principalmente dagli anziani. I giovani turchi optano per scuole laiche, e le scuole superiori musulmane fanno difficoltà a reclutare studenti fra di loro. I giovani affluiscono in moschea in numero maggiore in occasione dei pasti di iftār durante il Ramadan. Nonostante questo, i giovani turchi sono profondamente legati alla loro cultura tradizionale e ai rituali ereditati dai loro antenati.

 

I pomacchi

 

I pomacchi sono un’altra importante comunità religiosa e culturale in Bulgaria che vive nelle regioni dei Monti Rodopi. I censimenti bulgari non prevedono l’opzione di identità etnica pomacca. Il loro numero perciò viene stimato sulla base di un calcolo piuttosto approssimativo che unisce i dati relativi alle persone che si sono registrate come musulmane e hanno dichiarato il bulgaro come lingua madre. Offesi da questo approccio, molti pomacchi hanno rifiutato di farsi censire, mentre alcuni si sono dichiarati turchi. Secondo le stime dell’Istituto statistico nazionale bulgaro (NSI) i pomacchi erano circa 160.000 nel 1992, 130.000 nel 2001. Gli esperti delle questioni legate alle minoranze ritengono che nel 1992 in Bulgaria vivessero tra i 220.000 e i 250.000 pomacchi.

 

La questione dell’identità pomacca è molto complessa. È un’identità borderline, che si colloca a metà strada tra i bulgari e i turchi. I pomacchi sono musulmani ma la loro lingua madre è il bulgaro, non hanno una percezione uniforme e si identificano in vari modi. Essi continuano a cercare la loro identità ripercorrendo la loro genesi storica. Hanno cercato di affermare la loro identità attraverso la tradizione orale trasmessa dai rappresentanti più anziani del gruppo, o a volte hanno riposto le loro speranze nei lavori archeologici, augurandosi che potessero portare alla luce una prova scritta della loro origine musulmana pre-ottomana.

Sposa pomacca_shutterstock.jpgPreparazione di una sposa pomacca a Ribnovo, Bulgaria [© Veselin Borishev - Shutterstock]

 

Il 26% circa dei pomacchi si identifica come bulgaro. Alcuni di loro si sono convertiti al Cristianesimo (soprattutto ortodosso, in alcuni casi al Protestantesimo). La tendenza a identificarsi come bulgari è più comune nei Rodopi orientali, dove i pomacchi vivono tra i turchi bulgari. Nei comuni dei Rodopi occidentali come Goce Delchev e Yakoruda, dove la popolazione è composta per lo più da pomacchi e bulgari cristiani, molti pomacchi si autoidentificano con i turchi pur non parlando turco. Infine, un piccolo gruppo rivendica l’origine araba e si crede discendente dei missionari islamici pre-ottomani inviati nelle terre bulgare.

 

I pomacchi praticano una forma molto sincretica di Islam, ovvero un Islam combinato con credenze religiose locali (cristiane e pre-cristiane). La maggior parte dei loro rituali religiosi legati alla morte, al matrimonio, alla nascita e alle feste stagionali si discostano dalle norme previste dal Corano e dal modo in cui questi rituali vengono eseguiti nei Paesi musulmani. La religione rimane un fattore importante anche tra le giovani generazioni. I genitori iscrivono i bambini ai corsi di lettura del Corano e li incoraggiano a scegliere la religione come corso facoltativo nelle scuole municipali. I bambini pomacchi sono spesso vincitori delle gare nazionali annuali di lettura del Corano a Sofia.

 

I rom

 

I rom sono la terza comunità etnica in Bulgaria dopo i bulgari e i turchi. Essi hanno iniziato a stanziarsi nelle terre bulgare durante il XIII secolo e sono la comunità più eterogenea del Paese. I rom si differenziano per credenze religiose e autoidentificazione etnica: se la maggior parte di loro si identifica come rom, alcuni si identificano come bulgari e altri ancora come turchi. Analogamente esiste una diversità significativa anche a livello di lingua madre: si parla il bulgaro, il turco, il rom oltre a vari dialetti. I rom si distinguono inoltre tra «stanziali» e «nomadi». In aggiunta a questi, esistono diversi sottogruppi con le proprie caratteristiche. Considerati una «comunità» principalmente dalla popolazione circostante, i rom raramente sentono di appartenere a una «comunità Rom», e le differenze, le distanze e i conflitti tendono a essere più pronunciati tra loro che tra i rom e altri gruppi etnici.

 

Secondo i dati del censimento del 2011, un terzo dei rom (34,5%) non è religioso o non ha voluto dichiarare la propria religione. Tra coloro che hanno dichiarato la loro religione di appartenenza, il 56% (o il 36,6% del totale dei rom) sono cristiani ortodossi, il 27,8% (o il 18,2% del totale) sono musulmani e il 15,4% (il 10% del totale) sono protestanti. Il numero di rom protestanti è andato crescendo costantemente negli ultimi dieci anni poiché le sempre più numerose chiese evangeliche hanno guadagnato seguaci sia tra i cristiani ortodossi che tra i rom musulmani. Le chiese protestanti attraggono i rom perché sono tra le poche istituzioni che lavorano sistematicamente e direttamente con loro.

 

Oltre a convertirsi al protestantesimo, i rom musulmani sono aperti ai movimenti che non sono tradizionalmente parte dell’Islam bulgaro, tra cui il wahhabismo, il movimento Nur[1], süleymancı[2] e, negli ultimi anni, il movimento gülenista[3]. I rom sono facilmente accessibili e influenzabili da tali movimenti religiosi non tradizionali a causa del loro basso status sociale e del loro basso livello educativo. In quanto sottoclasse oggetto di atteggiamenti negativi e intolleranze da parte della società bulgara, i rom sono estremamente vulnerabili e il proselitismo messo in campo dai movimenti islamici non tradizionali menzionati sopra nei ghetti rom attrae rapidamente nuovi seguaci.

 

Gli immigrati musulmani in Bulgaria

 

L’immigrazione in Bulgaria è un fenomeno nuovo. Il Paese è stato principalmente una zona di transito essendo economicamente poco attraente rispetto agli altri Stati europei. Non sorprende che gli studi sull’immigrazione siano meno numerosi rispetto a quelli sull’emigrazione. Tuttavia, i giovani provenienti dall’Africa o dal Medio Oriente venuti a studiare nelle università o rimasti in Bulgaria attraverso i matrimoni misti non sono stati trattati come immigrati.

 

Nel 2010 in Bulgaria c’erano 107.245 immigrati, pari all’1,4% della popolazione bulgara (Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari economici e sociali, 2009). Poiché gli immigrati e i rifugiati non sono considerati nei censimenti, non esistono dati accurati sul numero o sulla percentuale di musulmani presenti tra loro.

 

Molti di coloro che il pubblico bulgaro percepisce come arabi (immigrati dal Medio Oriente e dal Maghreb) sono impiegati nel commercio al dettaglio e nella ristorazione. La maggior parte degli immigrati arabi vive in grandi città come Sofia, Plovdiv, Burgas e Varna. Essi non formano comunità compatte (non risiedono nello stesso quartiere), ma vivono sparsi tra la popolazione nativa.

 

Secondo i dati dell’Agenzia di Stato per i rifugiati, tra il 1993 e il 2012 in Bulgaria sono arrivati 20.600 rifugiati. Di questi, il 28% proveniva dall’Afghanistan, il 25% dall’Iraq e il 5% dall’Iran.

 

La maggior parte degli immigrati economici sceglie la Bulgaria come primo Stato perché è il Paese europeo più vicino e più facile da raggiungere. Considerando che la Bulgaria è lo Stato più povero dell’UE e che l’Agenzia di Stato per i rifugiati e la Croce rossa bulgara dispongono di un budget molto limitato, non sorprende che molti immigrati ritengano insufficiente il sostegno che ricevono.

 

L’aspetto di genere svolge un ruolo di primo piano nella questione della religiosità degli immigrati musulmani. Uno studio sugli immigrati dal Medio Oriente ha evidenziato come l’8% circa dei musulmani (provenienti principalmente dalla Giordania, dal Libano e dalla Siria) segua rigorosamente la propria religione (molti di loro hanno aderito a movimenti e scuole fondamentaliste). Di questo gruppo fa parte quell’8% degli intervistati le cui mogli non hanno alcuna amica bulgara.

 

Ritornando all’aspetto di genere della religiosità, non sorprende che gli immigrati musulmani in Bulgaria abbiano portato con sé le tradizioni patriarcali dei loro Paesi d’origine. Il 41,2% degli arabi ritiene che la cosa più importante per una donna sia crescere i propri figli, e solo il 16,2% pensa che le donne dovrebbero lavorare su un piano di parità con gli uomini. Prevale il desiderio di preservare la propria identità e conservarne le caratteristiche più importanti. Oltre la metà (54,7%) dei bambini arabi studia sistematicamente le tradizioni, i rituali, la storia dell’Islam e della loro nazione. Ancora più numerosi (62%) sono gli intervistati che adottano misure per far studiare ai propri figli la lingua madre. Tuttavia, solo il 10% iscrive i propri figli nelle scuole frequentate da gruppi numerosi di studenti arabo musulmani (le scuole nelle ambasciate e le tre scuole di Sofia dove viene insegnata la lingua araba). Nonostante il numero relativamente basso di immigrati e rifugiati, ci sono segni di atteggiamenti razzisti e discriminatori. I pregiudizi contro gli immigrati musulmani o neri sono altrettanto forti quanto i pregiudizi contro i rom autoctoni.

 

La Bulgaria attende con impazienza Papa Francesco, e tutti noi crediamo che qui troverà ciò che cerca. Forse i nostri musulmani lo accoglieranno con le parole di Jalāl al-Dīn Rūmī: «Ciò che cerchi ti sta cercando».

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis.
 
Articolo tradotto dall'originale inglese.

 

Per approfondire

Antonina Zhelyazkova, Parte III, capitolo 13, Bulgaria, in Jocelyne Cesari (a cura di), European Islam, Oxford University Press, Oxford 2015, pp. 565-616.

Egdunas Racius e Antonina Zhelyazkova (a cura di), Islamic Leadership in the European Lands of the Former Ottoman and Russian Empires, Brill, Leiden 2018.

 

 


[1] Movimento fondato da Bediuzzaman Said Nursi (m. 1960), teologo turco di origine curda e promotore di una reinterpretazione dell’Islam in chiave moderna (NdT).

[2] Comunità (cemaat) sufi creata da Süleyman Hilmi Tunahan (m. 1959), maestro sufi nato nel piccolo villaggio ottomano di Ferhatlar, oggi Delchevo nella provincia di Razgrad in Bulgaria (NdT).

[3] Movimento interculturale e interreligioso fondato da Fethullah Gülen (n. 1941) negli anni ’90, costituito da una rete di scuole, case editrici, radio, associazioni locali (NdT).

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