S. Mancini, M. Rosenfeld (eds.), Constitutional Secularism in an Age of Religious Revival, Oxford University Press, Oxford 2014

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:35:24

Susanna Mancini e Michel Rosenfeld offrono al lettore un’edizione particolarmente ricca e stimolante delle narrative contemporanee in tema di Costituzione e secolarismo. Un gruppo eterogeneo di filosofi, giuristi, antropologi e sociologi è stato chiamato ad approfondire le questioni salienti lungo le quali si snoda il perenne dibattito sul rapporto tra la Costituzione e la religione in epoca contemporanea. Ne emerge un quadro denso di prospettive, che non tralascia il versante storico, né quello più prettamente costituzionalistico e giusfilosofico, né la prospettiva della libertà religiosa e dei suoi rapporti con altri diritti fondamentali (su tutti, il diritto alla manifestazione del pensiero e all’eguaglianza di genere), né, infine, alcuni banchi di prova, come le legislazioni sul velo islamico. Il volume, tra l’altro, affronta le impostazioni religiose, dando uno sguardo in particolare alle tradizioni cristiano-cattolica, islamica ed ebraica, delle quali viene indagata ugualmente la compatibilità con la matrice costituzionalistica contemporanea, sia sotto il profilo teorico, sia nelle sue declinazioni pratiche: su tutte, si consideri l’a fondo sulla Costituzione egiziana del 2012, da poco varata nel momento in cui il volume si trovava in gestazione. Dai diversi contributi, che in molte parti apportano un significativo avanzamento nell’indagine sul tema, chi scrive trattiene tre impressioni. In primo luogo, la larga convinzione, tra i curatori del volume e tra molti di coloro che vi hanno partecipato, che la “laicità costituzionale” (“constitutional secularism”) sia un’indefettibile parte dello Stato costituzionale. In un certo senso, la laicità è condizione della stessa esistenza dello Stato costituzionale, ma anche parte del progetto giuridico-politico che il costituzionalismo contemporaneo conduce. Se senza la secolarizzazione non si dà uno Stato costituzionale, non si dà nemmeno uno Stato costituzionale che non persegua e approfondisca la sua laicità, nel corso del tempo. Un secondo elemento d’impatto è la presenza di voci dissonanti. Nel volume le professioni di laicità non mancano; ma se i più pongono la laicità alle fondamenta dello Stato moderno, vi anche chi, invece, ritiene che la scelta della laicità non sia che una delle opzioni dello Stato. Esso si dà come laico; ma questo carattere dipende sostanzialmente dal suo carattere sovrano. Poiché un ordinamento, in quanto sovrano, pone se stesso, costituendosi normalmente sceglie di atteggiarsi in maniera laica; ma potrebbe decidere altrimenti. Ad esempio, potrebbe stabilire una religione ufficiale. In questo senso, Egitto e Francia sono sullo stesso piano, in quanto entrambi i Paesi hanno esercitato la propria sovranità: il primo, incoronando una religione con l’ufficialità; la seconda conducendola fuori dalla sfera politica. Il terzo dato di sicuro interesse consiste nell’area considerata dai curatori. Essi continuano a muoversi in un ambito segnato dai monoteismi e dal perimetro della statualità occidentale, pur allargata alle sue propaggini storiche. Si tratti di Sudafrica, Canada, Egitto o Israele, il lettore ha comunque di fronte a sé praticamente soltanto il Cristianesimo, l’Islam o l’Ebraismo, e ordinamenti forgiati dalla cultura giuridica occidentale. Viene da chiedersi se, allargando il perimetro, le categorie non dovrebbero essere ripensate; e se la combinazione tra monoteismo abramitico e costituzionalismo sia puramente accidentale.