Il fascino del salafismo fra le musulmane britanniche

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:59:38

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Recensione di Anabel Inge, The Making of a Salafi Muslim Woman, Oxford University Press, Oxford 2017

 

In Gran Bretagna il salafismo ha iniziato a fare proseliti negli anni ’80 tra i giovani immigrati di seconda generazione. Dagli anni ’90 in poi il fenomeno ha assunto dimensioni sempre più importanti, soprattutto a Londra e Birmingham, in particolare tra i somali e gli afro-americani convertiti. Oggi i salafiti sono la corrente islamica più in crescita, a scapito di altri movimenti, come i deobandi e i barelwi, che negli anni ’70 rappresentavano le espressioni più visibili dell’Islam britannico. Tale forza attrattiva è dimostrata dal numero di moschee salafite nate oltremanica negli ultimi 15 anni: 28 nella sola Londra e almeno sei a Birmingham, dove si trova anche la nota casa editrice Salafi Publications, che gestisce anche una libreria e scuole primarie e secondarie.

 

The Making of a Salafi Muslim Woman è il risultato della ricerca sul campo condotta dalla giovane ricercatrice Anabel Inge negli ambienti salafiti femminili di Londra. Il libro mette a tema il fenomeno delle conversioni femminili al salafismo collocandolo nel quadro delle trasformazioni che hanno investito la presenza islamica in Gran Bretagna dagli anni ’70 a oggi. Per oltre due anni Anabel Inge ha frequentato i circoli salafiti londinesi, indagando le ragioni che spingono le donne ad aderire a questa versione dell’Islam, il loro background familiare, culturale e religioso, i loro tentativi (spesso vani) di conciliare le rigide norme previste dalla dottrina salafita con lo stile di vita occidentale. L’autrice predilige un metodo qualitativo anziché quantitativo: oggetto del suo studio è infatti un campione limitato di 23 donne, di età compresa tra i 19 e i 29 anni, la maggior parte delle quali di origine somala. Quasi tutte le giovani selezionate frequentano la moschea di Brixton, nata nel 1975 a sud di Londra, ed emblema del salafismo britannico dal 1993. Nota anche come “moschea giamaicana”, si tratta di una delle prime moschee londinesi gestita da convertiti di provenienza perlopiù afro-caraibica, nata come altre moschee “nere” per creare spazi “black-friendly” (p. 33) in cui accogliere le comunità di immigrati dall’Africa sub-sahariana e dai Caraibi.

 

La ricerca mette in luce come il percorso di conversione al salafismo sia tutt’altro che lineare: spesso infatti è l’esito di un cammino lungo e tortuoso, fatto di incertezze e ripensamenti. Le giovani devono imparare innanzitutto a districarsi nell’affollato e diversificato mercato del religioso britannico, spesso devono fare i conti con l’incomprensione della famiglia di origine, e a volte vanno incontro alla rottura di legami di amicizia di vecchia data. Uno dei fattori decisivi nella loro scelta è l’idea diffusa che il salafismo rappresenti il “vero” Islam. A differenza dei gruppi che cercano di conquistare proseliti facendo leva su questioni politiche e sociali (il campo di prigionia di Guantanamo, la Palestina) molto distanti dalla vita quotidiana di un giovane londinese, i salafiti prediligono la formazione religiosa, un aspetto che è di primaria importanza per i musulmani cresciuti a Londra e la cui conoscenza dell’Islam è spesso limitata a quanto hanno appreso dai genitori. L’Islam di questi ultimi, spesso di tipo popolare e legato alle tradizioni dei Paesi d’origine, non è infatti compreso dai figli, cresciuti in un contesto molto differente. Il salafismo perciò supplisce a questa carenza offrendo ai suoi seguaci la prospettiva di una formazione continua. Un altro aspetto molto apprezzato dai neofiti è il rifiuto salafita delle quattro scuole giuridiche islamiche tradizionali. Con la complessità delle loro argomentazioni e la varietà delle loro interpretazioni queste ultime rappresentano infatti una pietra d’inciampo per i neoconvertiti, che restano confusi da chi non sa rispondere al loro bisogno di certezze esistenziali.

 

Il libro di Anabel Ingel ha il merito di fare chiarezza su un fenomeno che sta segnando in profondità l’Islam contemporaneo, sia nei Paesi a maggioranza musulmana sia in Europa, ma che, soprattutto nei media, è più invocato che realmente capito e conosciuto.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
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Per citare questo articolo

 

Riferimento al formato cartaceo:

Chiara Pellegrino, Donne in cerca del “vero” Islam, «Oasis», anno XV, n. 29, luglio 2019, pp. 132-133.

 

Riferimento al formato digitale:

Chiara Pellegrino, Donne in cerca del “vero” Islam, «Oasis» [online], pubblicato l’11 settembre 2019, URL: https://www.oasiscenter.eu/it/donne-gran-bretagna-salafismo.

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