Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:43:57
A cura di Maria Laura Conte e Michele Brignone
In cosa consiste il modello islamico bosniaco?
Direi che ha tre caratteristiche basilari: in primo luogo, il fatto di trovarsi di una società multiculturale nella quale l’Islam coesiste con altre religioni in modo coerente. La seconda caratteristica è un approccio originale all’interpretazione del Corano e della Sunna del Profeta Muhammad basata sull’esperienza degli ‘ulamâ’ bosniaci. La terza caratteristica è che i musulmani vivono in Bosnia in una società aperta e tale atteggiamento è ratificato dall’interpretazione istituzionalizzata della dottrina islamica. (…) Il compito di guidare la vita dei credenti non spetta infatti al giudizio individuale ma all’intera comunità e alle istituzioni che la rappresentano..
A suo avviso, quale insegnamento possono trarre dal modello bosniaco l’Islam europeo e l’Europa stessa?
Credo che dovremmo prima chiederci cosa vuole l’Europa. L’Europa sta affrontando un nuovo fenomeno: quello dell’Islam all’interno dei suoi confini. Molti fanno riferimento alle radici cristiane dell’identità europea, ma io penso che dovremmo guardare prima di tutto a un fatto: l’Europa è sempre stata aperta alle influenze di diverse culture e il Cristianesimo è solo uno degli aspetti di questo sviluppo. (…) L’Islam è una sfida per l’Europa come in passato lo è stato il Cristianesimo. Per quanto riguarda i musulmani, la loro sfida consiste nel fatto che essi sono arrivati in Europa come immigrati in cerca di opportunità economiche piuttosto che con l’intento di predicare o diffondere l’Islam. Ma, col tempo, sono diventati più consapevoli della loro identità islamica. L’Europa deve confrontarsi con questo fenomeno e non sa cosa fare, in primo luogo perché i musulmani non hanno un’istituzione che li rappresenti, ma soprattutto perché l’Europa, o meglio la tradizione illuministica europea, obbliga le persone a vivere come se Dio non esistesse. (…)
Nella sua Declaration of European Muslims Lei ha affermato che «l’Europa è il luogo in cui i musulmani possono riscoprire la forza e la bellezza dell’universalismo dell’Islam». Cosa intende esattamente con questa frase?
Chi vive in uno stato nazionale del Medio Oriente non può che avere un solo sguardo sull’Islam. Ma chi arriva in Occidente e vede pakistani, turchi, arabi eccetera frequentare la stessa moschea diventa sempre più consapevole del fatto che è l’Islam, e non la nazionalità, a unire i musulmani.
Intende anche dire che i musulmani hanno l’opportunità in Europa di riscoprire i principi dell’Islam? Si …. e di dar vita a un nuovo modello di tipo europeo.
Ha citato prima la tradizione illuministica: secondo molti intellettuali contemporanei, anche musulmani, per integrarsi nella società europea l’Islam avrebbe bisogno di essere riformato secondo i principi dell’Illuminismo. Qual è la sua opinione al riguardo?
L’Islam è già la più grande riforma del pensiero religioso nella storia dell’umanità. (…) Certo, i musulmani stanno ora attraversando tempi difficili, specialmente per quanto riguarda il loro posto nella storia. Chi vive in Occidente può legittimamente chiedersi quando i musulmani saranno “illuminati”. Ma la storia dimostra che l’Islam ha contribuito in maniera determinante alla nascita dell’Umanesimo e del Rinascimento europei. Basti pensare alle opere dei filosofi musulmani del XII secolo, per esempio ad Averroè e al suo razionalismo ….
Ma in cosa si riflette oggi questo contributo storico di cui Lei parla?
Nonostante le attuali difficoltà, penso che i musulmani bussino oggi alla porta dell’Occidente ricordando alcuni principi morali che esso ha dimenticato, esattamente come, in passato, hanno bussato alla porta dell’Europa ricordandole il razionalismo che essa aveva abbandonato. L’Occidente deve passare per una rivoluzione spirituale. L’attuale collasso economico non è una questione di crisi finanziaria: è una crisi morale. Credo che l’Occidente sia colpevole di sette grandi peccati: benessere senza lavoro, educazione senza morale, affari senza etica, piacere senza coscienza, politica senza principi, scienza senza responsabilità, società senza famiglia, e ne aggiungerei un altro: fede senza sacrificio. Ora, qual è la soluzione? Sostituire i “senza” con altrettanti “con”. Credo che non sia possibile isolare una civiltà o una fede e poi “illuminarla”.
(…)
Ma, più specificamente, Lei pensa che i musulmani possano accettare l’idea per cui la fede sarebbe un affare privato?
Ho subito questa idea per decenni. La mia prima risposta è che anche chi non crede in Dio crede comunque in qualcosa. Perché allora alcune credenze avrebbero il diritto di esprimersi pubblicamente e altre no? Tra l’altro, uno può forse portarsi la moschea o la chiesa a casa propria? Si possono cancellare chiese e moschee dallo spazio pubblico? Questo è uno dei paradossi della secolarizzazione: costringere chi crede in Dio a vivere con una doppia personalità, una buona per quando è in casa propria e l’altra da esibire all’esterno. Io non posso che sentirmi sfidato: i miei discorsi e le mie prediche devono essere accettabili sia in moschea sia nella pubblica piazza. (…) Sarò franco: la politica è troppo importante per essere lasciata solo ai politici; la teologia è troppo preziosa per essere lasciata solo ai teologi; la questione della guerra e della pace è troppo pericolosa per essere lasciata solo ai generali.
Intende dire che dovremmo ripensare il paradigma illuminista che ha governato la vita pubblica europea degli ultimi due secoli?
La questione è: l’Illuminismo ha aiutato le religioni? Certo che l’ha fatto: le religioni hanno beneficiato più di chiunque altro delle critiche mosse loro dall’Illuminismo. Queste critiche hanno permesso loro di purificarsi di quegli elementi che non avevano molto a che fare con la Rivelazione. Ma dovremmo smetterla di considerare l’Illuminismo come una bibbia. Dovremmo piuttosto “illuminare l’Illuminismo”, restituendogli la moralità di cui ora è privo. In questo senso stiamo vivendo l’epoca più interessante nella storia dell’umanità, perché abbiamo fatto esperienza sia del pensiero religioso sia di quello non religioso e dobbiamo ora decidere se vogliamo ripristinare il patto con Dio o se preferiamo affidarci alle logore idee dei filosofi del XVIII e del XIX secolo, che non sono in grado di fornire le risposte alle domande del momento attuale.
* La versione integrale dell'intervista si trova sul numero 9 della rivista Oasis.
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