Il brutale attacco a Rouen rivendicato dallo Stato Islamico si colloca chiaramente al di fuori dei limiti che la Legge islamica pone per l'utilizzo della violenza

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:07:55

«[…] Se Dio non avesse respinto alcuni uomini per mezzo di altri, i monasteri e le sinagoghe, gli oratori e le moschee dove il nome di Dio è spesso ricordato sarebbero distrutti. Dio soccorrerà chi Lo soccorre, Dio è forte e potente» (22,40). Questo versetto del Corano si situa all’interno di un brano cruciale in cui per la prima volta ai seguaci di Muhammad viene data l’autorizzazione di combattere a fini difensivi contro i meccani che li avevano scacciati dalle loro case. Ma il motivo per cui ha sempre attirato l’attenzione degli esegeti è che mette sullo stesso piano monasteri, sinagoghe, oratori e moschee, come luoghi posti tutti sotto la protezione di Dio. Da questo testo, come anche da diversi episodi della vita di Muhammad, l’Islam ha sempre dedotto la sacralità dei luoghi di culto. Anche in questo caso vale dunque l’osservazione che facevamo già a proposito della strage di Nizza e dell’attentato di Medina, e cioè che l’agguato di Saint-Étienne-du-Rouvray rivendicato dallo Stato Islamico si colloca chiaramente al di fuori dei limiti che la Legge islamica pone per l’utilizzo della violenza. Come spesso accade, anche questo dato di fatto si presta a due diverse letture: la prima consiste nel dire, una volta di più, che “questo non è l’islam”. Osservazione tecnicamente corretta, ma a rischio autoassoluzione, con complicanze complottiste. La seconda è domandarsi come si sia arrivati a questa deriva omicida. Un processo doloroso, ma molto più proficuo. Per parte nostra, non possiamo non ricordare le parole poste in esergo alla nostra rivista Oasis, pronunciate da San Giovanni Paolo II in occasione della storica visita alla moschea degli omayyadi in Siria (2001): «Sia i musulmani sia i cristiani hanno cari i loro luoghi di preghiera, come oasi in cui incontrano il Dio Misericordioso lungo il cammino per la vita eterna, e i loro fratelli e le loro sorelle nel vincolo della religione». Sì, è ancora così. I credenti sapranno riconoscersi.

 

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