Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:41:23

Credo che parlare dell’amore di Dio a più di 1000 sufi non sia un’esperienza comune per un cristiano, e tanto meno per un prete. Eppure è quanto mi è capitato qualche tempo fa, a fine settembre. L’invito è venuto dallo sheikh Hussein, capo di una confraternita sufi (tarȋqa in arabo) locale che ha la sua base in un villaggio dell’Alto Egitto, chiamato Busayliyya, a nord di Edfu, città della regione famosa per il suo tempio faraonico ancora quasi intatto. L’occasione era la commemorazione del fondatore di tale confraternita lo sheikh al-Bayyumi (m. 1938), per cui essa è chiamata Bayyumiyya. Tali festività sono frequenti nei santuari sufi, dove riposano i resti di “santi” musulmani, venerati dal popolo, soprattutto nelle campagne, una pratica spesso osteggiata da legalisti dottori dell’Islam e soprattutto da molti movimenti del cosiddetto Islam politico, attaccati ad una lettura letteralistica dei testi religiosi di base. All’origine di questo invito c’è il lavoro che ho fatto in questi anni di studi e pubblicazioni sul sufismo, soprattutto con l’antologia di testi sufi Manifestazioni spirituali dell’Islam. Invitati a questo convegno sufi di Busayliyya, io e il mio collega e studente Ahmed Hasan Anwar abbiamo preso parte alle celebrazioni caratterizzate da un’ ampia partecipazione della popolazione locale e non solo, dato che tutte le confraternite dell’Alto Egitto erano state invitate. Si calcola che nella grande serata, la sera di giovedì 22 settembre, ci fossero nella piazza centrale e annessi circa 2000 persone. La celebrazione è continuata tutta la notte, dalle 11.00 della sera alle 4.00 del mattino. Un famoso cantore locale, Amin al-Dishnawi, ha cantato a piena voce per la durata della manifestazione, cinque ore, mentre la gente attorno compiva le danze tipiche dei sufi, con movimenti in crescendo che portano ad un certo stato di trance, interpretato come estasi, cioè incontro con Dio. Ci avevano chiesto di illustrare il vero senso del sufismo all’inizio della cerimonia a quelle persone semplici che lo vivono a livello più che altro emotivo, in modo da ribattere alle accuse che provengono dagli ambienti giuridico-legalisti, che si basano su una lettura “letteralista” dei testi sacri dell’Islam. Nel mio intervento ho sottolineato in particolare due aspetti: il primato della spiritualità sulla ritualità e l’amore per Dio e di Dio. Non basta compiere cerimonie esteriori senza una profonda e seria conversione del cuore. Questo è un tema base del sufismo, come pure di ogni spiritualità seria. E su questo punto ci sono dei testi di riferimento molto importanti per orientarsi nel cammino spirituale. A proposito del tema dell’amore per Dio e di Dio, amore aperto a tutta l’umanità, anzi a tutto il cosmo, sempre attraverso una serie di testi originali, ho evidenziato come per i più grandi sufi tale amore deve essere considerato l’apice della vita spirituale. Dalle reazioni che ho raccolto in quella sede, ho capito che questo tema ha toccato in modo particolare il cuore del popolo presente. Il mio studente-collega Ahmed ha chiarificato nel suo intervento alcune questioni concernenti l’origine del sufismo, il senso del nome “sufi”, e la sua posizione nella tradizione islamica. Il tutto per concludere che, contrariamente a quello che si sente dire in alcuni ambienti islamici e non, il sufismo non è un movimento marginale nella storia del mondo islamico, ma ne fa parte integrante. Eliminarlo significherebbe privare la storia islamica di molte delle sue più importanti manifestazioni nel campo della letteratura, dell’arte e della poesia. I sufi sono stati una fonte continua di ispirazione di arte e di pensiero in tutti i campi. Per di più le loro confraternite hanno svolto un grande lavoro educativo all’interno della comunità islamica a tutti i livelli. Tra i sufi sono comparsi grandi ‘educatori di umanità’ e religione, come pure grandi pensatori, come Ibn ‘Arabî (m. 1240), detto “il Grande Maestro Sufi”, uno degli autori più letti a livello planetario. La sorpresa finale ad Assuan: passeggiando per il mercato (sûq) dietro la nostra chiesa, siamo stati fermati da un uomo che portava in braccio un bambino, tenendone un altro per mano: si è presentato ringraziandoci per le parole dette nel convegno sufi, cui aveva partecipato. Eral’imam della moschea che sta al centro del mercato, non lontano dalla nostra chiesa di Assuan. Ci ha invitati a visitarlo il giorno dopo, cosa che abbiamo fatto. Mi ha messo a sedere sulla ‘cattedra’ dei predicatori, e abbiamo passato un paio di ore parlando dell’importanza del sufismo, della vita spirituale e dell’amore, ecc. Non sono così ingenuo da pensare che basti una conferenza per cambiare il cuore e il comportamento di tante persone, ma credo sia positivo il fatto che i partecipanti abbiano accettato questo messaggio da un cristiano e per di più prete, e che alla fine sia rimasto il desiderio di altri incontri simili. Mi conferma nella convinzione che la spiritualità è un punto di dialogo importante tra religioni e con l’Islam in particolare. Lo Spirito soffia dove vuole. Credo sia meglio lasciarlo soffiare: noi siamo strumenti della sua azione e preghiamo che esso penetri all’interno di tutti e faccia lievitare in tutti la vita del Regno di Dio, una vita basata sul comandamento: ama Dio e ama il tuo prossimo. In sha’ Allah