Scott C. Alexander

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:44:46

Una donna musulmana molto gentile e nata americana si avvicina, velata, alla cassa di un panificio che si affaccia sulla strada in Texas. Prima ancora che possa chiedere qualcosa, il commesso dietro la cassa le sbraita contro: «Non vogliamo musulmani qui; rimonta sul tuo cammello e vattene da dove sei venuta!». Ciò che ho appena descritto è una scena organizzata di proposito da ABC News, una delle reti televisive più importanti negli Stati Uniti. Il motivo per cui ABC ha ideato il falso litigio era vedere come le altre persone nel negozio avrebbero reagito. Avrebbero aiutato la donna musulmana? Sarebbero restate immobili? O avrebbero appoggiato il commesso fanatico? È stato un sollievo vedere che alcune persone hanno dato prova di grande coraggio morale intervenendo a favore della donna musulmana e censurando l'odioso comportamento del commesso. Un po' meno tranquillizzante, ma certo non inaspettato, l'atteggiamento di molti altri che preferivano restare zitti senza intervenire. Davvero preoccupante invece il comportamento di quelli che hanno approvato la presa di posizione del commesso. «Se gestissi il negozio, farei la stessa cosa», ha dichiarato un uomo di mezza età. Un altro ha usato meno parole e ha scelto di utilizzare codardamente un gesto di OK con il pollice, a beneficio del commesso. La maggior parte dei musulmani americani ravviserebbe nel sostegno all'atteggiamento intollerante del commesso un esempio di islamofobia (l'equivalente a danno dei musulmani dell'antisemitismo), in forza della quale persone musulmane sono sistematicamente insultate, disprezzate e discriminate e le comunità sono oggetto di un attacco verbale e fisico della stessa natura. Ci sono al tempo stesso molti non musulmani che obbietterebbero che l'esperimento di ABC News riflette poco più che l'intolleranza relativamente isolata di un singolo e occasionalmente di una collettività contro alcuni gruppi di minoranza in certi momenti nella storia di qualsiasi società. Qual è la differenza? La differenza è che, anche se nessuno nega che una dimensione importante del sentimento anti-islamico negli Stati Uniti contemporanei è radicato nell'ignoranza personale e nel pregiudizio di certi individui e gruppi, ugualmente innegabile è la dimensione sistematica e istituzionale dei sentimenti anti-islamici e degli atteggiamenti che promuovono l'islamofobia da varietà da giardino della pianta dell'intolleranza al livello dell'ultima forma di razzismo che minaccia la società americana. Per scrivere questo saggio ho condotto un sondaggio informale tra quindici musulmani americani di sicura lealtà e le cui opinioni rispetto profondamente. Sui nove che mi hanno risposto, sei hanno usato il termine islamofobia per definire le loro maggiori preoccupazioni. E anche se gli altri tre non hanno usato questa parola, la sostanza delle loro risposte concordava considerevolmente con quelli che gli altri sei descrivevano come i tratti principali dell'islamofobia negli Stati Uniti. Da tutti le nove risposte risultava chiaro che questi leaders musulmani erano ben consci della differenza tra incidenti casuali o isolati da una parte e dall'altra tentativi sistematici di ridurre al silenzio, marginalizzare o demonizzare musulmani dell'orientamento più diffuso. È a quest'ultimo fenomeno che i musulmani americani si riferiscono quando parlano di islamofobia e la considerano una delle loro maggiori preoccupazioni. Secondo quasi tutti i musulmani che mi hanno risposto - e secondo molti dei loro correligionari americani che in molti modi essi rappresentano - la natura sistematica dell'islamofobia negli Stati Uniti è stata generata e sostenuta da almeno tre distinte categorie di istituzioni americane, i cui interessi si sostengono a vicenda e talora si sovrappongono. La prima istituzione è il governo federale, sotto la guida dell'amministrazione Bush e della sua visione del mondo neo-conservatrice, che ha identificato nell'islam politico il più grande ostacolo all'instaurazione di un'egemonia globale americana nell'era post-guerra fredda. La seconda categoria sono potenti gruppi d'interesse, in particolare alcune organizzazioni conservatrici, come pure think-tanks neo-conservatori finanziati da privati, che sono profondamente impauriti dell'Islam e dei musulmani e vedono nell'islam, nelle sue forme più diffuse, la più grande minaccia interna a "valori americani" vagamente definiti e contemporaneamente la più grande minaccia globale agli interessi chiave della politica estera americana come lo stato di guerra permanente e la sicurezza dello stato d'Israele. La terza categoria è costituita dai mass media, includendo in questo termine televisioni e televisioni via cavo, vari gruppi editoriali, l'industria dei film e telefilm d'intrattenimento, alcuni editori influenti in campo accademico, del commercio, dell'editoria a pagamento e di Internet. I musulmani negli Stati Uniti hanno molte altre preoccupazioni diverse dall'islamofobia. Secondo i miei intervistati musulmani, queste preoccupazioni vanno dal fronteggiare le molte sfide insite nell'incredibile diversità etnica della comunità musulmana negli Stati Uniti, alla sfida di partecipare più attivamente e completamente in ogni ambito della vita civile americana, alla sfida di educare i figli nella fede islamica in una società molto secolarizzata in cui le richieste del mercato qualche volta possono sommergere valori e ideali morali tradizionali di stampo religioso. La regione per cui l'islamofobia è però la preoccupazione più importante dei musulmani americani è che essi si rendono conto che, fintanto che può diffondersi e propagarsi, raccogliere tutte le altre sfide sarà molti più difficile, se non impossibile. __________________________________________________________ 1. Per vedere il video, http://abcnews.go.com/Video/playerIndex?id=4349794 2. Storicamente, questo termine ha avuto molti e diversi significati. Lo utilizzo nel senso in cui è stato usato per descrivere quanti, durante le amministrazioni Clinton e G.W. Bush, hanno sostenuto l'instaurazione di una Pax Americana globale post-guerra fredda, invocando l'uso dell'esercito americano per promuovere la diffusione della democrazia liberale in tutto il mondo e in particolare nel Medio Oriente arabo. Da questo punto di vista, l'invasione americana dell'Iraq e il rovesciamento di Saddam Hussein possono essere considerati un progetto "neoconservatore".