Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:43:22
Il libro, scritto in arabo, intende rivivificare il pensiero arabo cristiano nelle società del mondo arabo. Più precisamente Aoun si prefigge lo scopo di riformulare nel contesto arabo attuale le possibilità di espressione del pensiero cristiano in termini di rinascimento, rinnovamento e modernità. L’islam, l’arabità e la modernità sono considerate le tre sfide culturali decisive con le quali la coscienza cristiana contemporanea deve confrontarsi. Su queste basi l’opera traccia le condizioni socio-politiche che potrebbero favorire l’emergere di un tale pensiero.
La teologia araba non può certo essere isolata dalle grandi questioni teologiche che si sono poste nel corso della storia. Di conseguenza il lavoro teologico in lingua araba deve essere integrato nel quadro delle ricerche teologiche e della svolta operata dal Consiglio Vaticano II. Ecco perché l’autore intraprende il suo lavoro con un’analisi del ruolo della teologia nell’università e sul suo rapporto con la filosofia e le scienze positive. L’esperienza vissuta in Oriente sarà la chiave ermeneutica di una teologia cristiana rivolta al mondo arabo, in ragione dell’impatto esercitato dal pensiero islamico sulla coscienza cristiana orientale e il suo contributo nella formazione dell’identità culturale cristiana, le formule teologiche e le discipline morali. I cristiani si resero conto sin dal VII secolo della necessità di adattare la loro testimonianza intellettuale e religiosa alle esigenze dell’emergere dell’Islam, venendosi a trovare a metà tra la fedeltà alle tradizioni dei Padri e la nuova cultura.
La società libanese contemporanea è caratterizzata dall’alienazione delle libertà politiche e religiose e l’ascesa del fondamentalismo religioso. L’autore si interroga allora sulla possibilità di rendere testimonianza alla verità cristiana in un contesto a maggioranza musulmana, così come sulla capacità degli enunciati arabi di esprimere verità teologiche in armonia con il pensiero occidentale. È evidente che la teologia orientale antica è nata dal confronto del pensiero cristiano con la filosofia greca. Ecco perché la teologia contemporanea ha bisogno di contatto con la cultura araba per poter comunicare la dottrina cristiana all’uomo arabo odierno in maniera adeguata. La libertà religiosa è il problema più acuto del mondo arabo e la sua risoluzione esige un dialogo della teologia con le scienze umane. Il concetto di libertà religiosa è segnato in Oriente da un certo esclusivismo, che deriva tanto dall’assolutismo cristiano quanto dalla violazione islamica della libertà religiosa. L’autore crede a un dialogo islamo-cristiano fondato sulla teologia della Parola di Dio che permetta un dialogo tra la rivelazione della Parola di Dio nel Corano e la sua incarnazione nella persona di Gesù Cristo. Questo tentativo teologico invita a reinterpretare le formule cristologiche espresse dal Concilio di Nicea e di Calcedonia bandendo ogni sorta di esclusivismo e di totalitarismo cristiani. Infatti, la teologia dell’incarnazione potrebbe servire a radicalizzare l’appartenenza al mondo e alla cultura arabi e ad aprirsi alle altre culture.
Il Cristo cosmico occupa l’ultima parte dell’opera di Aoun. Si tratta di una teologia che intende tracciare un discorso cristologico per il mondo arabo. Senza dubbio il Cristo è un dono per l’umanità intera che si rivela in ogni uomo in cerca di amore, di pace e di giustizia. A questo stadio, l’autore propone una cristologia araba fondata sul mistero cristiano e sulla figura musulmana di Cristo, cercando in questo modo il Cristo proclamato nella tradizione cristiana e manifestato nelle tradizioni arabe.
Cristo resta al centro del dialogo islamo-cristiano, benché il Cristo del Corano non sia il Cristo risuscitato. L’Islam separa infatti il Gesù storico dal Cristo della fede, riconosce la dignità profetica di Cristo, ma accusa i cristiani di averlo elevato al rango di divinità. La teologia sciita propone invece una figura moderata di Cristo situata a metà tra la cristologia cristiana e la teologia sunnita. Gli sciiti riconoscono la manifestazione della luce divina in una élite di uomini. Il Cristo riceve in questo modo la luce divina e diventa a sua volta specchio della rivelazione senza tuttavia essere l’incarnazione ontologica di Dio. Questa reinterpretazione cristologica non punta certo a convertire a ogni costo i musulmani al cristianesimo quanto a esprimere le verità e i misteri cristiani in una lingua priva di polemica.
Alla fine, musulmani e cristiani sono d’accordo nel fatto che Dio si è rivelato nella storia, attraverso la sua incarnazione in Gesù Cristo o la sua comunicazione verbale nel Corano. L’amore porta Dio a manifestarsi liberamente nella storia. E se le polemiche del passato hanno turbato i rapporti tra cristiani e musulmani sarà sempre possibile lavorare insieme e incontrarsi intorno alla figura di Cristo.