I detti islamici di Gesù

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:36:54

Come osserva giustamente il curatore del volume, «l’Islam resta l’unica religione che riconosce a Gesù un posto all’interno dell’economia divina oltre, ovviamente, al Cristianesimo». Tra i più grandi “profeti” inviati da Dio all’umanità il Corano annovera infatti anche Gesù (in arabo ‘Îsà, che i cristiani arabofoni chiamano invece Yasû‘). È definito nel Corano «servo di Dio», «Spirito» da Lui proveniente, Suo «Verbo» nato dalla Vergine Maria. Secondo i musulmani è l’ultimo “inviato” di Dio precedente a Maometto. Il Corano gli attribuisce numerosi miracoli: come nei Vangeli apocrifi, ancora in fasce parla per difendere la madre dai calunniatori, guarisce gli infermi, ridona la vita ai morti, fa scendere sugli apostoli una tavola imbandita dal cielo (forse un’interpretazione particolare dell’Eucarestia)... sempre «col permesso di Dio», in quanto è soltanto l’Onnipotente che può operare miracoli, mentre i Suoi inviati sono semplicemente uomini, per quanto straordinari. Viene rifiutato quindi il dogma dell’Incarnazione, così come quello della Trinità, concetto però poco chiaro nel Corano, dove sembra che sia Maria la terza figura venerata dai cristiani, dopo il Padre e il Figlio. Si nega, inoltre, che sia stato crocifisso, essendo stato miracolosamente sostituito da un sosia che, secondo alcuni, sarebbe stato lo stesso Giuda, in tal modo punito per il suo tradimento. Gesù non sarebbe morto, ma asceso al cielo, per tornare nel mondo in futuro, all’approssimarsi della fine del mondo, quando sconfesserà quanti l’hanno voluto indebitamente divinizzare. La sua funzione messianica è dunque duplice: Messia rifiutato dagli ebrei, ma anche Mahdî, l’atteso dai musulmani sunniti (gli sciiti pensano che sarà invece uno dei loro imâm) per la fine dei tempi. Sua madre Maria, in arabo Maryam, è l’unica donna che sia nominata nel Corano. A lei è intitolata la sura 12. Avuto da un angelo l’annuncio del concepimento di Gesù, Maria lo dà alla luce restando vergine e come tale è ricordata e venerata dai musulmani, i quali tra l’altro credono che solo due esseri umani siano nati senza il “segno di Satana” (da non confondersi però col peccato originale): Maria e suo figlio, cosa che invece non sarebbe successa neppure a Maometto. Oltre al Corano, com’è noto, gli insegnamenti fondamentali dell’Islam sono raccolti nella Sunna, o tradizione del Profeta e dei suoi Compagni. Molti di questi detti riguardano Gesù, ma sono solamente quelli che ne definiscono il ruolo escatologico a essere stati ritenuti nelle raccolte ufficiali. Gli altri, più legati alla sua predicazione e alla sua attività taumaturgica, sopravvivono in opere devozionali che risalgono già all’ottavo secolo. Vi figurano soprattutto echi del Vangelo di Matteo: «Voi siete il sale della terra» (5,13), «Guardate agli uccelli del cielo» (6,26), «Quando digiuni, ungiti il capo» (6,17), «Non sappia la destra ciò che fa la sinistra» (6,3), «Accumulate tesori nel Cielo» (6,19), «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore» (12,29); e di Luca «Beato il grembo che ti ha concepito» (11,27-28). In molti altri casi è difficile capire il percorso ¬attraverso il quale detti e aneddoti siano stati ¬attribuiti al Cristo. Nell’ampio commento una vasta e approfondita indagine offre un aiuto in tal senso. Ma, anche a prescindere dallo studio storico-critico di questi testi, rimane il loro valore di testimonianza circa quanto a Gesù è stato attribuito dalla tradizione islamica. Essa lo conferma soprattutto quale “sigillo della santità”, ¬perfetto prototipo dell’asceta, rivelatore ed esempio vivente delle imprescindibili virtù d’ogni vita totalmente assorbita dal mistero di Dio. Se alcune narrazioni potranno sembrare al nostro gusto eccessive, altre mantengono una straordinaria attualità, come quelle relative alla tentazione del potere e alla perniciosità della maldicenza. ¬Poco, probabilmente, per il Cristo della nostra fede, ma abbastanza per il Gesù della storia, ben oltre gli scarsi benché significativi cenni coranici: una possibile base su cui fondare almeno una ¬ricerca spirituale comune, in modi e forme ancora ¬tutte da inventare, ma forse oggi possibili più che in qualsiasi epoca precedente. Un timido barlume di speranza… e una grande responsabilità.

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