"L’estremismo è un accidente storico nella nostra cultura?", si chiede un giornalista arabo. Lo scontro tra le idee di Taha Hussein e Sayyid Qutb

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:09:30

Riportiamo la traduzione integrale di un articolo di Ma’mun Fandy da al-Sharq al-Awsat del 29 novembre 2015, in cui l'autore riflette sulla natura dell'estremismo nelle società islamiche e sulle responsabilità degli Stati nel suo rafforzamento Traduzione di Chiara Pellegrino Ogni volta che assistiamo a un fatto spregevole come l’11 settembre 2001, Londra del 7 luglio 2005, Parigi, o le teste mozzate sugli schermi televisivi ci domandiamo (a noi stessi prima che agli altri) se la nostra cultura è estremista per natura o se l’estremismo è un accidente storico nella cultura araba di cui è possibile cambiare la traiettoria. Se fosse così, quali sarebbero quei “segnali sulla via”, per riprendere l’espressione di Sayyid Qutb, in cui abbiamo visto traccia dell’estremismo o di una strage? L’estremismo è sintomo di una malattia o effetto di una causa? Il fiume dell’estremismo è alimentato da idee che hanno oltrepassato gli argini riversandosi su di noi. È possibile costruire una diga come la grande diga di Assuan per arginare l’estremismo, oppure l’estremismo è un segno del collasso del sistema politico dello Stato? È una grande domanda che dipende dalla specificità di ciascun Stato del mondo arabo, e i segnali devono essere definiti caso per caso. Ciononostante esistono delle generalità evidenti, tali non perché riguardino tutti i Paesi, ma perché rivelano comunanze. Nel caso dell’estremismo esiste una linea esplicativa come la teoria dell’evoluzione di Darwin? E se, analogamente all’essere umano che, da essere abbietto qual era, si è evoluto e ha attraversato le fasi dell’evoluzione fino a diventare uomo o raggiungere la posizione eretta, il germe dell’estremismo, generatosi e sviluppatosi in ambienti diversi, ci avesse condotti all’estremismo globale e totale in cui ci troviamo ora? O forse ricorda la teoria del paleontologo ed evoluzionista Stephen Jay Gould, secondo la quale a un’evoluzione segue un disastro che mette fine a tutte le cose, cui segue un nuovo inizio? Ciò significherebbe che non vi è alcuna relazione tra il mondo dei dinosauri e il mondo delle altre specie animali, e ci consentirebbe di affermare che non vi è alcuna relazione tra un testo estremista antico e una mente estremista moderna. Prendiamo il caso dell’Egitto degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Sicuramente molti di noi ricorderanno che, nelle loro famiglie, il padre e la madre erano molto più aperti al mondo rispetto a quanto lo siano oggi i nostri fratelli e le nostre sorelle, e che la corrente estremista fino agli anni Sessanta era una corrente minoritaria nella società. Molti ricorderanno anche che il libro di Taha Hussein “Il futuro della cultura in Egitto”, che invitava gli egiziani a educare i loro figli e le loro figlie come gli europei educavano i loro, era molto più celebre del libro di Sayyid Qutb “Le pietre miliari”, che esortava a costruire una società islamica secondo quello che Sayyid Qutb immaginava essere l’Islam e il modus vivendi dei primi musulmani. Mentre Taha Hussein invitava a imitare il mondo europeo, con le sue scuole e le sue università del tempo, la mente di Sayyid Qutb fuggiva in un passato immaginato e tramandato attraverso migliaia di intermediari. In verità possiamo dire che questi due libri rappresentano metaforicamente la battaglia post anni Sessanta tra lo Stato e la società sullo spirito dell’Egitto. Da che parte si sono schierati lo Stato e la società egiziani? Con Taha Hussein o Sayyid Qutb? Quando le battaglie di Taha Hussein contro la corrente oscurantista divamparono, il sultano Hussein Kamal si schierò contro la decisione degli estremisti che in Parlamento volevano annullare la missione di Taha Hussein in Francia nel 1915. Qualche anno dopo si sarebbe formato il movimento dei Fratelli musulmani a Isma‘iliyya. Il sostegno che essi non trovarono al centro – al Cairo – lo trovarono gradualmente nelle periferie. Era il 1928. La nomina di Taha Hussein a ministro dell’Istruzione rappresentò simbolicamente la vittoria della corrente illuminista sulla corrente oscurantista. Basta fare un confronto tra un ministro dell’Istruzione responsabile dell’educazione dei giovani come Taha Hussein, e i ministri dell’Istruzione che si susseguirono in Egitto e che non lasciarono tracce, se non l’introduzione delle battaglie dello Stato e dei loro problemi personali nei programmi d’insegnamento, ciò che ha condotto al disastro che vediamo oggi. Naturalmente sono molte le ragioni per cui lo Stato si è schierato con Sayyid Qutb a scapito di Taha Hussein, che auspicava l’illuminismo, e che gli ottusi hanno stigmatizzato come corrente occidentalizzante. Questo stigma resiste ancora oggi presso molte correnti della delinquenza politica che guidano la società attraverso l’ignoranza e l’oscurantismo, col pretesto di preservare l’identità. Gradualmente, in un mondo che manca di legittimità politica e di reciproca intesa tra il governante e il governato, il governante ha pensato che la strada per raggiungere un’intesa con la corrente estremista fosse la divisione del lavoro: lo Stato è del governante, e la società con le sue scuole e università è degli estremisti. Questo era evidente all’epoca di Hosni Mubarak e più ancora all’epoca di Anwar al-Sadat, quando tutto ciò ebbe inizio. Le scuole e le università furono lasciate in mano agli estremisti, quando negli anni Settanta del secolo scorso ci si beffava della legge e nessuno protestava. Si pensi a quello che i giovani della Jama‘at Islamiyya facevano agli studenti. Tutto ciò accadeva sotto gli occhi della polizia, che non interveniva per proteggere i cittadini dalla violenza di altri cittadini. La delinquenza e la violenza si sono fatti scudo della religione. Questo ci induce a pensare che lo Stato e la politica abbiano fallito, ciò che ha favorito l’estremismo. L’estremismo è sintomo di una malattia, ovvero del collasso delle istituzioni statali. Quando viene meno la legittimità, lo Stato ricorre alle bande di teppisti tra cui gli islamisti ma non soltanto. Quando l’agenda di questi ultimi è diversa dall’agenda dei governanti, i governanti si rivolgono ad altri teppisti che li proteggono dalla violenza dei teppisti precedenti, come accade nei romanzi di Naguib Mahfuz. Così gli Stati passano dal sostenere un gruppo di delinquenti facendosi scudo della religione, a sostenere la delinquenza di altri, che si ammantano di un falso patriottismo e rappresentano la peggior scempiaggine della società. Agli islamisti che si sono impossessati delle scuole, delle università e delle televisioni, si è sostituita una corrente ignorante fatta di plebaglia e ignoranti. Lo stesso girone infernale chiuso, in cui non vi è posto per Taha Hussein. […] Naturalmente uno Stato in declino deve avere una stampella alla quale appoggiarsi. L’estremismo è una condizione che creiamo noi, sono prese di posizione politiche degli Stati, ma la miscela di vergogna e paura ci impedisce di proclamare la verità.