È importante capire cosa è davvero l’Islam per non farsi trarre in inganno da alcuni fanatici

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:59:25

Copertina Ghazi - Guida all'Islam.jpgRecensione di Ghazi bin Muhammad, Guida all’Islam per persone pensanti. L’essenza dell’Islam in 12 versetti del Corano, EDB, Bologna 2019.

 

Habent sua fata libelli... Infatti così titolava Il Giornale del 12 giugno 2019: «Avvenire promuove la “Guida all’islam per persone pensanti”» e lo stesso giorno La Verità era ancora più esplicita: “Il quotidiano dei vescovi mette in prima pagina lo spot a favore dell’islam. Il crimine era la pubblicità di un volume, del resto edito da un editore cattolico, che evidentemente non è stato neppure aperto prima di correre a tali patetiche conclusioni. Il Principe giordano autore del libro dovrebbe essere noto a chi ne capisce qualcosa come un’autorevole voce non certo dell’islamismo radicale: membro della Casa Reale e discendente del Profeta (non a caso il regno si definisce “hashemita”), di solida formazione accademica a livello internazionale, pubblica con una prefazione dell’attuale Sovrano di Giordania.

 

Ammesso e non concesso che tali qualifiche meritino almeno una qualche considerazione da esperti di comunicazione degni di questo nome, professionalmente capaci e moralmente onesti, basterebbe sfogliarne le pagine per essere sorpresi dalle citazioni che vengono fatte di versi e prose di autori come Aristotele e Platone, Emily Brönte e William Blake, l’Oracolo di Delfi e Shakespeare, Edgar Allan Poe, Bertrand Russel, J. J. Rousseau, John Milton e Thomas Jefferson, tra gli altri. Insomma, non proprio la solita pastina in brodo dell’apologeta di turno.

 

Anche senza tali credenziali e caratteristiche, il testo merita una lettura attenta, anzitutto perché l’autore è perfettamente consapevole della posta in gioco. Una tradizione religiosa 14 volte secolare e con oltre un miliardo e mezzo di seguaci, corre il grave pericolo di essere assimilata a una sparuta minoranza di fanatici che ne distorcono gli insegnamenti e ne bestemmiano i valori fondanti. Quali profonde motivazioni hanno condotto innumerevoli persone nel corso di quasi un millennio e mezzo ad aderirvi? Nonostante tutte le contraddizioni di cui neppure altre fedi sono esenti se guardiamo a molte pagine oscure della loro storia, che cosa spinge uomini e donne di ogni latitudine ed estrazione sociale a riconoscere in esse una via di salvezza? Che significa in fondo salvezza, chi è Dio, cos’è la felicità, cosa ci stanno a fare riti e simboli apparentemente tanto distanti dalla nostra sensibilità moderna? Non sarebbe meglio liberarsene definitivamente, rassegandosi all’evidenza che soltanto il “qui” e “ora” contano senza porsi inutili interrogativi? Eppure, le dimensioni dell’Oltre e del totalmente Altro fanno parte dello strato più profondo della natura umana. Non un Oltre consolatorio che promette risarcimenti ai giusti e punizioni ai malvagi, non un Altro “motore immobile che pensa a se stesso pensante” proprio di certa filosofia... Questo è ciò che ne abbiam fatto noi, magari mossi dalle migliori intenzioni, rischiando di ridurre l’essenziale al superfluo. Compresi i musulmani. Istituzionalizzandosi e compromettendosi col potere e gli effimeri interessi mondani immediati, le religioni possono sprofondare nell’irrilevanza, negando l’originale senso religioso che le ha fatte scaturire e ne supporta ogni espressione concreta.

 

La fonte primordiale e il fine esistenziale di ogni esperienza genuina del sacro ha ancora qualcosa da dire, oltre le banalizzazioni mediatiche e parziali che vanno per la maggiore in un’epoca da fine impero. Tornare all’abc è del resto condizione necessaria per un’epoca di analfabetismo di ritorno che destabilizza non soltanto millenarie sapienze, ma anche la semplice cultura generale che fino a non molto tempo fa poteva soccorrere gli acculturati di istituzioni formative almeno passabilmente credibili. L’autore parla ovviamente di “come dovrebbe essere” chi segue l’Islam coerentemente, ma non si accontenta di tratteggiare idealmente un’utopia. Con grande franchezza enumera e stigmatizza molti comportamenti e anche orientamenti ideologici che portano invece in tutt’altra direzione. Non si tratta dunque del semplice commento a 12 versetti del Corano, come segnala il sottotitolo, ma di ben di più, compresa una corposa appendice sui movimenti jihadisti e terroristici più recenti, ben articolata e documentata. Il titolo, del resto, fa eco a una celebre espressione del cardinal Martini che vedeva il mondo ripartirsi non tanto fra “credenti e non credenti”, quanto fra “pensanti e non pensanti”. Di fronte a simili sfide, la facoltà della ragione non è certo un optional.

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis.

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