Il grande antropologo della violenza e del sacro si è spento a Standford il 4 novembre scorso. Pubblichiamo la lettera che Benoît Chantre, suo discepolo e amico, ha scritto ai membri dell’Association Recherches Mimétiques per commemorarlo

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:09:45

Cari amici, René Girard si è spento il 4 novembre a Stanford, attorniato dalla moglie, dai figli e dai nipoti. La sua lunga malattia gli impediva da tempo di comunicare con parenti e amici. Ma questo non gli aveva fatto perdere il sorriso, segno che era in pace. Non starò ora a ricordare la sua opera. Altri se ne faranno carico meglio di quanto possa fare io in questo momento. A un giornalista straniero che mi chiamava per parlare con “qualcuno del suo cenacolo” ho risposto che non esisteva nessun cenacolo: René Girard aveva fatto molto rapidamente una scelta chiara, quella di parlare al maggior numero di persone in un linguaggio semplice. E così sono molti quelli che hanno letto René Girard. Dopo i primi testi, quelli di un giovane scrittore che lasciava il suo Paese distrutto per cercare fortuna in America, egli si volle testimone di un avvenimento unico, lo “shock” ricevuto nel 1959 che lo faceva ritornare al Cristianesimo e lo tagliava dal mondo, dal suo rumore e dal suo furore. Questo segreto lo divulgò solo per tappe, con pudore, passando per il tramite dei grandi autori. Dubitò fino alla fine delle sue proprie formulazioni, tanto dure ne erano le ricadute, dopo gli entusiasmi. Ma conservò sempre la stessa fede in ciò che doveva fare. «Credo che la verità non sia una parola vana, o un semplice effetto come si dice oggi. Penso che tutto ciò che può distoglierci dalla follia e dalla morte sia ormai strettamente legato a questa verità. Ma non so come parlare di queste cose. […] Mi sembra sempre che, se riuscissi a comunicare l’evidenza di certe letture, le conclusioni che s’impongono a me s’imporrebbero anche attorno a me». Non si può essere più giusti, in questa umiltà mescolata di una grande audacia. Per tutta la vita René Girard s’è battuto con questa verità, segno che essa lo aveva scelto. Si è spento oggi come un lottatore. Ciò che ha scoperto è immenso. Questa sera penso a lui come al maestro e all’amico. Penso a sua moglie, ai figli e ai nipoti, ai loro innumerevoli amici, a tutti voi che ci accompagnate da anni in questa avventura che non termina con lui. Ma una cosa è certa: non sarà più la stessa.