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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:52:46

Scrivendo su The Federalist Papers verso la fine del XVIII secolo, John Jay, uno dei Padri Fondatori americani, dichiarava: «La Provvidenza si è compiaciuta di dare questo paese omogeneo ad un popolo unito un popolo che discende dagli stessi antenati, che parla la stessa lingua e professa la medesima religione, attaccato agli stessi principi di governo» (1). Il censimento del 1790 negli Stati Uniti dimostrò che, escludendo circa 700 mila schiavi e le tribù autoctone (indiani americani), la popolazione totale degli Usa, che assommava allora a 3.929.000 abitanti, era per l'80% d'origine britannica e quasi al 100% cristiana. Tuttavia, meno di un secolo più tardi, il grande romanziere americano Herman Melville poteva scrivere, parlando dell'America: «Popolata da genti di tutte le nazioni, tutte le nazioni possono reclamarla come propria Il nostro sangue è quello del Rio delle Amazzoni, formato da un migliaio di nobili correnti tutte riversantisi in un unico fiume. Più che una nazione, noi siamo un mondo». Melville rifletteva il fatto che già ai suoi tempi l'America era una nazione di immigrati. Dal 1820 al 2000 circa 66 milioni di immigrati hanno raggiunto l'America. Più del 50% dell'attuale popolazione è riconducibile ad immigrazione (2). Secondo l'ufficio censimenti la popolazione totale residente negli Usa ha superato nel 2002 i 288 milioni. Questa cifra comprende 196 milioni di bianchi, quasi 39 milioni di ispanici, circa 37 milioni di neri, 12 milioni di asiatici, pressappoco 3 milioni di indiani americani e 4 milioni di due o più razze. La popolazione ispanica ed asiatica aumentano in maniera significativamente più rapida della popolazione generale. Gli ispanici crescono quasi quattro volte più velocemente della media e gli asiatici quasi due volte più rapidamente dell'andamento nazionale. Queste tendenze hanno prodotto anche delle trasformazioni notevoli nella lingua negli Usa. Accanto allo spagnolo, il cinese è la lingua non inglese più diffusa. Al terzo e quarto posto vengono francese e tedesco, tagalog (3)al quinto, vietnamita al sesto; italiano e coreano si classificano in settima ed ottava posizione. Quasi un quarto dei 140 milioni di immigrati del mondo risiede negli Stati Uniti, costituendo più di un decimo delle persone che vivono negli Usa (4). La Domanda di Tocqueville Nonostante le differenze di razza, etnia, cultura e religione all'interno della popolazione, il paese "funziona", grazie ai principi incorporati nella Costituzione fondativa. Visitando gli Stati Uniti durante il XIX secolo, lo scrittore francese Alexis de Tocqueville si domandava: «Come accade che negli Stati Uniti, paese in cui gli abitanti sono immigrati solo di recente [...] e dove, a farla breve, l'amore istintivo per la patria non dovrebbe esistere; come accade che ciascuno si interessi degli affari della sua città o contea o dell'intero stato come se si trattasse dei suoi? È perché ciascuno, nella sua sfera, partecipa attivamente al governo della società» (5). Tocqueville affermò che: «gli immigrati ed i loro figli percepirono gli Stati Uniti come loro patria e si legarono ad essa attraverso l'esercizio dei diritti civili. La libertà di cui gli americani godono di culto, parola, assemblea e di presentare ricorsi contro il governo e la protezione sotto leggi uguali per tutti [] li legarono in una comunità nazionale anche se i loro interessi politici erano spesso divergenti» (6). Benché più di metà della popolazione degli Stati Uniti sia costituita oggi da persone immigrate negli Usa o discendenti di immigrati, la popolazione è cresciuta straordinariamente anche per altre vie. L'acquisto della Louisiana nel 1803 raddoppiò la superficie degli Usa. Vasti territori furono ottenuti attraverso una serie di guerre con gli indiani a cui fu infine concessa la cittadinanza americana nel 1924. Il Trattato di Guadalupe Hidalgo del 1848 pose fine alla guerra con il Messico e fece acquisire alla federazione i territori che sarebbero più tardi divenuti gli Stati di California, New Mexico, Nevada, Colorado, Arizona ed Utah. Il Texas entrò a far parte degli Usa nel 1845 dopo la Guerra d'Indipendenza dal Messico. E infine, negli Stati Uniti furono portati africani tramite il commercio degli schiavi. La Neutralità del Primo Emendamento L'esperienza degli indiani, di molti messicani d'America e afro-americani si differenzia da quella degli immigrati in America in quanto la loro inclusione nella società americana spesso non fu volontaria; la lunga storia degli sforzi di ogni gruppo per conseguire i diritti civili è troppo complessa per essere discussa in questa sede. Ma vale la pena notare brevemente alcuni risultati ottenuti dagli afro-americani dopo il Civil Rights Act del 1964 che proibì la discriminazione razziale. Quando il provvedimento fu approvato, il tasso di povertà degli afro-americani era del 42%. Oggi è la metà. Quando il provvedimento fu approvato, solo un quarto degli afro-americani aveva compiuto studi superiori; oggi l'80% consegue la laurea. Il Primo Emendamento della Costituzione Americana stabilisce che il governo «non farà alcuna legge che favorisca una religione o ne proibisca la libera pratica». La lettera della norma richiede neutralità da parte del governo nei confronti delle varie religioni. Richiede al governo americano di agire per conseguire unicamente fini secolari, ed in una maniera neutrale dal punto di vista religioso. Se una legge viene contestata sulla base del fatto che favorisce la posizione di una religione, il governo deve dimostrare che la sua azione 1) aveva una scopo secolare, 2) che ha avuto principalmente un effetto secolare e 3) che non ha implicato il governo in un rapporto troppo stretto con la religione. Riguardo al libero esercizio della religione, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che il governo può regolare le azioni di tutti i singoli, anche quando queste azioni sono motivate da credi o convinzioni religiose, senza violare la protezione costituzionale della libertà di religione se l'azione è neutra dal punto di vista religioso e promuove importanti interessi sociali. Questo principio della neutralità del governo nei confronti della religione può essere visto come una forma di ostilità verso la religione, a favore dell'ateismo. Tuttavia, più di 40 anni fa, fu suggerita un'interpretazione migliore: «l'attaccamento al concetto di neutralità può condurre non soltanto a quella non-interferenza e a quel non-coinvolgimento con il religioso che la Costituzione esige, ma ad una [] devozione al secolare e ad un'ostilità passiva o persino attiva nei confronti del religioso. Tali esiti sono non solo non imposti dalla Costituzione, ma anzi [...] proibiti da essa» (7). Le disposizioni della Costituzione degli Stati Uniti che riconoscono il diritto alla libertà religiosa e alla diversità sono state fondamentali, da un punto di vista storico, per incorporare molte minoranze nella società americana e permettere loro di parteciparvi pienamente come cittadini. Ciò che Tocqueville scrisse, continua ad essere vero: «Negli Stati Uniti, la religione è intimamente connessa a tutti gli usi della nazione». Un recente sondaggio Gallup ha dimostrato che il 75% degli americani considera la religione importante o molto importante e meno del 10% non la ritiene rilevante. Ciò è in linea con quanto Robert Bellah osservò nel 1960 circa una sorta di religione civile in America intesa come una «genuina comprensione della realtà religiosa universale e trascendente come si riflette [] nell'esperienza del popolo americano» (8). Gli americani hanno cara la libertà religiosa non perché siano in generale meno religiosi, ma perché stimano molto il fatto di avere convinzioni religiose.


(1) Citato in: S. HUNTINGTON, Who are we?, Simon & Schuster, New York 2004, 44 (2) Ibid., 45 (3) One of the main languages spokenin Philippines[n.d.t.] (4) Z. BRZEZINSKI, The Choice, Basic Books, New York 2004, 164 (5) ALEXIS DE TOCQUEVILLE, Democracy in America, Vintage Books, New York 1945, 251; trad, it., La democrazia in America, Rizzoli, Milano 1992 (6) L. FUCHS, The American Kaleidoscope, University Press of New England, Hanover 1990, 3 (7) School District of Abington Township contro Schempp, sentenza 374 U.S. 203 (1963) (Golberg J., concurring) (8) R. BELLAH, Varieties of Civil Religion, Harper & Row, San Francisco 1980, 17

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