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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:37:02

In questa biografia di S.E. Mons. Henri Teissier, Arcivescovo emerito di Algeri dal 2008, l’autrice, giornalista di La Croix, presenta i colloqui svoltisi durante i suoi frequenti viaggi in Algeria; in essi ha raccolto la testimonianza fedele, limpida ed equilibrata di un uomo di Chiesa distintosi come cantore del dialogo islamo-cristiano e fine analista della presenza della Chiesa contemporanea nella casa dell’Islam. Attraverso un racconto cronologico, l’autrice mostra come il percorso personale di Mons. Teissier sia intrinsecamente legato all’evoluzione storica e politica dell’Algeria, paese per il quale ha un attaccamento tale da averne acquisito la nazionalità nei primissimi anni dell’indipendenza, scegliendo di condividerne il destino. In filigrana si disegna il percorso esistenziale di una comunità religiosa: la Chiesa d’Algeria. L’opera si svolge in tre atti. Seminarista alle prime armi, Mons. Teissier scopre un paese chiamato Algeria e se ne innamora. Appena ordinato sacerdote della diocesi di Algeri, siamo nel 1955, scoppia la guerra d’Algeria, primo atto di una tragedia futura che, sarà suggellata dall’indipendenza della giovane repubblica algerina, ma rimane un conflitto sanguinoso con la sua eredità di drammi personali e collettivi: le vittime civili, la partenza forzata dei francesi d’Algeria e la Chiesa locale che assiste impotente all’emorragia della sua comunità e alla perdita della sua autorità ufficiale. Il secondo atto si apre quando la giovane repubblica algerina comincia ad assumere i suoi tratti caratteristici: politiche di sviluppo, industrializzazione massiccia e orientamento panarabo sono i primi sussulti di una nazione ancora in cerca di se stessa. Da quel momento, e davanti alla riduzione drastica del numero dei fedeli, la Chiesa d’Algeria si vede costretta a ripensare la propria missione nel nuovo contesto sociale e politico e ridefinire la sua vocazione in un paese in marcia verso la riscoperta delle sue tradizioni arabo-islamiche. Nominato Vescovo della diocesi di Orano, sede che occuperà dal 1972 al 1981, Mons. Teissier opta per l’Algeria e per una Chiesa al servizio del popolo algerino attraverso un impegno instancabile, appassionato e discreto, che si traduce in opere sociali in grado di dare sollievo al popolo algerino nelle sue difficoltà quotidiane. Il decennio oscuro degli anni ’90 costituisce il terzo atto del dramma algerino, che resterà il momento più duro per Mons. Teissier. Appena nominato Arcivescovo di Algeri, egli è testimone sgomento dei tumulti dell’ottobre 1988 che, lo sa bene, sono solo i prodromi della catastrofe che verrà. Mentre l’Algeria scivola nella violenza integralista, Mons. Teissier, nonostante le minacce e i rischi, si rifiuta di lasciare il paese. Solidale col popolo algerino, della cui amicizia e sincerità non ha mai dubitato, ribadisce la sua convinzione che in Algeria, nella tragedia quotidiana, il sangue dei cristiani e dei musulmani è uno: lo provano il martirio comune e il destino condiviso da Mons. Claverie e dal suo autista Mohamed. Rifiutandosi di cedere alla tentazione di confondere la totalità del popolo algerino con le orde estremiste che seminano il terrore e le cui prime vittime sono i civili algerini stessi, si schiera per la riconciliazione del popolo algerino ed esorta le diverse parti a tentare la via della pace. Alla radice di questa vocazione, una certezza: il popolo algerino è in grado, nell’ora della prova, «di riconoscere, nei cristiani, questa umanità comune» che rende tutti gli uomini fratelli. Di qui la necessità assoluta di vivere la presenza evangelica durante la crisi, nella tormenta e non dopo di essa. Il popolo algerino riconoscerà i suoi. Perché in definitiva «la Chiesa non ha scelto di essere straniera, ma algerina» e vivere l’Algeria nelle sue ore più tragiche è solo un «certo modo di mettere in relazione» ogni pezzo di vita quotidiana con gli episodi del Vangelo, che fa emergere il senso spirituale di quanto vissuto e trasforma le circostanze in Parola di Dio e in un’invocazione a Lui rivolta. Un libro da leggere per capire come, attraverso l’incontro e la presenza, pur discreta e fragile ma sempre appassionata, impegnata, curiosa, ricca di amicizia e mossa dalla preoccupazione sincera per il destino dell’Altro, la Chiesa testimonia e suscita rispetto e riconoscenza. Maria D’Agostino

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