Questo articolo è pubblicato in Oasis 9. Leggi il sommario

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:37:02

Costantinopoli è appena caduta nelle mani dei turchi. La cristianità si prepara a resistere. Ma il cardinale tedesco Nicola Cusano (1401-1463) stima che questo non basti. Al di là delle guerre di religione, bisogna preparare la «pace della fede». Egli si interroga allora sulle condizioni intellettuali della pace tra le religioni e tra quelle che oggi si chiamano le civiltà. Cusano si iscrive in una tradizione irenica che va da Abelardo a Ruggero Bacone a Raimondo Lullo a Pico della Mirandola o, in particolare, a Tommaso Moro. Cusano non vuole sacrificare la verità sull’altare della politica, come fanno tutti i poteri temporali, cause principali di una cattiva diversità, così come di una cattiva unità, in materia religiosa. Essi adattano la loro vita spirituale a ipotesi utilitariste e pragmatiche la cui validità politica resta tra l’altro da dimostrare. Cusano non condivide neanche l’irenismo moralizzante, che tende ad accontentarsi di buoni sentimenti e la cui efficacia resta pressappoco nulla, a causa della non-considerazione della profondità reale del problema del male. La forma letteraria è quella di un dialogo nel Cielo. Cusano sogna di unire le religioni in un congresso universale a Gerusalemme, le cui grandi linee sarebbero state discusse in Cielo in un conclave presieduto dal Verbo di Dio, e di cui Cusano ha avuto conoscenza in una visione. Tre direzioni nel suo metodo per unire la religioni. Una prima, più teologica, tende ad affermare che tutte le religioni dicono implicitamente la stessa cosa del Cristianesimo, se correttamente esposte. Una seconda, più mistico-filosofica, il cui contenuto sarebbe trascendente a tutte le dogmatiche perché tutto finisce per riassorbirsi nell’unità ineffabile, che è l’ultima parola della metafisica cusana; ma questa religione sarebbe il Cristianesimo autentico. Una terza si serve del poliritismo come di un modello per pensare l’unità religiosa «sarà la fine dell’odio […] e tutti conosceranno che non esiste se non una sola religione nella diversità dei riti». Dietro questa impresa si trova il sistema di Mastro Eckhart. «Il pensiero di Nicola è innanzitutto metafisico. Esso si fonda sulla sua enologia» (pp. 46-47). Il metodo di discussione consiste nello spiegare i dogmi in modo ortodosso, pensa Cusano, e in modo tale che il non cristiano di buona fede non possa far altro che riconoscersi nella dottrina cristiana. Reciprocamente, egli stima che, approfondendo se stesse, le altre religioni si avvicinerebbero a Cristo che ha detto di essere la Verità. Egli presuppone un certo agnosticismo, così che tutto il mondo è come ricondotto allo stesso punto, quello di una «approssimazione che non raggiungerà mai il suo termine: l’Uno divino resta l’inafferrabile» (p. 54). Da un lato Cusano riduce in maniera forse eccessiva le altre forme religiose all’unità della fede cristiana, dall’altra egli impoverisce quest’ultima, svilendo riti, sacramenti e istituzioni. Nel De pace fidei, non si parla della Chiesa. Cusano pone l’essenziale in un puro spirituale che consisterebbe innanzitutto in un ingresso mistico nel nulla e nell’ineffabile, in una sorta di reintegrazione dell’Uno. Così, sull’essenziale, si può supporre che si trovino tutti d’accordo. Ma il pericolo è che Cusano e i suoi discepoli si ritrovino soli, d’accordo con se stessi e separati dagli altri credenti, tra i quali pochi riconoscerebbero la realtà della loro vita religiosa nella sofisticazione di queste dialettiche sfrenate. La logica della reintegrazione nell’uno è ritenuta valida per arrivare a porre come necessari gli articoli della dogmatica cristiana. Questa dogmatica, in quanto presa come una filosofia religiosa, si troverebbe implicitamente in tutte le religioni. Forse, per Cusano, Gesù Cristo in carne e ossa esiste storicamente, ma si ha tuttavia l’impressione che Egli tenda a essere solo un momento necessario di un sistema in cui la Storia viene estratta dal Concetto come il coniglio dal cilindro. Essendo Cristo la Verità assoluta, oggetto di tutti i filosofi, i cristiani hanno di proprio la fede esplicita nel Cristo storico, mentre gli altri posseggono questa fede in maniera implicita, così che è sufficiente che si esplicitino per raggiungere la fede cristiana. Henri Hude

Tags