Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:52:52

Notre Dame du Puits 20-26 settembre 2004

Nel settembre del 1972, il Pontificio Istituto Orientale di Roma lanciò il primo Symposium Syriacum. Fu allora deciso di riunirsi ogni quattro anni in una diversa città. Nel 1976, a Chantilly, venne proposto di aggiungere al Siriaco un congresso di studi arabi cristiani e a questo scopo venne avviato, dal 1976, il Bollettino arabo cristiano. A partire dal 1980 (Goslar) i due congressi furono organizzati in contemporanea: 1984 (Groningen), 1988 (Lovanio), 1992 (Cambridge), 1996 (Uppsala-Lund), 2000 (Sidney) e 2004 (Libano). Svoltosi nello scorso settembre, l'appuntamento libanese è stato il più vasto e articolato dell'intera serie: vi hanno partecipato oltre 200 studiosi provenienti da 25 paesi diversi. Il numero totale dei contributi ha raggiunto la quota di 160. Il doppio congresso è stato organizzato dal CEDRAC (Centro di Documentazione e Ricerche Arabe Cristiane) dell'Università Saint Joseph e dall'USEK (Università Saint-Esprit di Kaslik) a Notre Dame du Puits, dal 20 al 26 settembre. Due conferenze inaugurali hanno aperto le due parti dell'incontro: Syriac Literature: a Crossroads of Cultures, a cura di Sebastian Brock; Les Suryan et la civilisation arabo-musulmane, a cura di Samir Khalil Samir. Un tema ha collegato tutti gli interventi: l'incontro delle culture. Per quanto riguarda nello specifico il Simposio Siriaco, il rettore dell'USEK Karaz Rizk, ha aperto i lavori affermando: «La civiltà siriaca si caratterizzava per il dialogo e l'apertura. Funzionari, medici, traduttori, artisti, architetti e scrittori hanno tutti costituito un ponte verso il mondo greco da un lato ed il mondo arabo e semitico dall'altro, fatto che ha largamente contribuito allo scambio tra le culture e le civiltà». Nella conferenza inaugurale, il professor Brock, dell'Università di Oxford, ha trattato delle influenze esercitate sulla lingua siriaca, considerate talora come fattori negativi ed espressioni di una sorta di egemonia ed oppressione straniera, mentre spesso rappresentano una sorgente di ricchezza ed uno stimolo per una nuova creatività. Ha insistito in maniera particolare sull'influenza esercitata dalla civiltà ebraica, aramaica e greca. Riguardo al ruolo della civiltà siriaca nel movimento di traduzione, ha affermato: «La traduzione passava per due tappe: i testi greci erano tradotti prima in siriaco e poi dal siriaco all'arabo. I testi ed i manoscritti siriaci furono poi tradotti in diverse lingue come l'arabo, l'armeno, il persiano ed il greco e, successivamente, in giapponese, russo e cinese». Durante la prima giornata dei lavori, la prima sessione è stata dedicata alle fonti e particolarmente alla traduzione della Bibbia in lingua siriaca, conosciuta con il nome di Peshita. Nella seconda sessione è stata rilevata l'importanza del dialogo delle culture negli scritti greci e siriaci di Giacomo di Edessa e la relazione tra arabo e copto nella vita di San Macario. Nella seconda giornata è stato esaminato il patrimonio dei Padri siriaci, particolarmente Giacomo di Sarroug e Isacco il Siro. I siromalabiti dell'India hanno evocato il ruolo giocato da alcuni dotti indiani nel dialogo tra la cultura indiana e la Chiesa Siriaca. Alcuni interventi hanno trattato, tra l'altro, la problematica dei limiti tra leggende e verità storiche, a proposito della tradizione che vuole i monaci siriaci in visita in Umbria. Il dialogo delle culture ha svolto un ruolo essenziale nella storia dei popoli e delle comunità siriache lungo tutta la loro storia tormentata. Nella terza giornata, sono emersi svariati temi tra cui l'archeologia sacra e l'influenza dell'architettura siriaca in Libano, la letteratura popolare, la storia e la geografia. La storia si è espressa fondamentalmente per i siriaci nell'agiografia e nella martirologia. La situazione dei siriaci della diaspora, sia nei paesi arabi sia in quelli occidentali, è stata anch'essa oggetto d'attenzione da parte dei partecipanti. Infine è stato presentato un programma pedagogico per far risorgere la lingua siriaca ed aramaica soprattutto tra i giovani. Alla fine del doppio evento, un dibattito generale ha permesso di rafforzare la collaborazione tra i ricercatori, soprattutto tra orientali ed orientalisti, organizzare la pubblicazione degli Atti e votare all'unanimità la proposta di Monsignor Javier Martínez di tenere a Granada il congresso del 2008.