Il volto bello del Pakistan in una scuola cattolica di Lahore
Oasis
Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:50:10
Quando sette anni fa i Salesiani iniziarono la loro attività nella città di Lahore, a soli 53 chilometri dal confine con l’India, non si immaginavano certo la velocità con la quale il loro Centro Tecnico sarebbe cresciuto, in un paese ben noto all’estero per la violenza e l’estremismo religioso che lo contraddistingue. Il Don Bosco Technical and Youth Centre è oggi una solida realtà con ogni anno più di 150 giovani iscritti, ripartiti in quattro corsi: automeccanica, refrigerazione – aria condizionata, fabbricazione di metalli – saldatura ed elettricità. Il centro ha un convitto solo per giovani cattolici, che ospita 110 dei 150 studenti. Il resto dei ragazzi sono cristiani di diverse denominazioni e anche musulmani. I nostri ragazzi hanno conseguito eccellenti risultati negli ultimi esami di stato, fino al record del 100% di diplomati in due dei quattro ambiti. Per continuare questo servizio alla comunità cristiana locale e al dialogo interreligioso a livello della base, stiamo già attuando un piano triennale che vedrà tutti i nostri corsisti frequentare un corso di educazione fondamentale prima di passare alla formazione tecnica (più di 100 ragazzi hanno alle spalle storie di abbandono scolastico). Si stanno costruendo nuovi vasti locali per permettere una collaborazione con l’industria locale; alcuni dei nostri giovani vengono formati all’estero, ci sarà un aggiornamento sistematico del nostro personale e vedremo l’arrivo di molti attrezzi e macchine dall’estero per fare del nostro Centro uno dei più avanzati del paese ... al servizio dei poveri!
Forse la cosa più notevole è che non abbiamo mai incontrato alcun problema tra gli studenti o con i funzionari governativi. Abbiamo sempre sentito il rispetto e l’ammirazione di tutti quelli che sono venuti a farci visita ... Beh, di quasi tutti. Un aspetto che intendiamo mantenere negli anni a venire è la nostra forte identità cattolica. Penso che siamo una delle poche scuole cattoliche in Pakistan a iniziare il giorno con un momento comune che comprende la preghiera del Padre Nostro e dell’Ave Maria. I nostri studenti musulmani assistono insieme agli altri studenti pur restando in silenzio, in segno di rispetto per il nostro momento di preghiera. Si tratta di una pratica che abbiamo visto nella realtà locale: non c’è infatti alcun avvenimento accademico nelle scuole governative che non inizi con la recitazione del Corano. Perciò, se il nostro centro è cattolico, perché dovremmo rinunciare a esprimere la nostra fede come tale? Ovviamente il numero degli studenti musulmani è ridotto. L’atmosfera nel nostro Centro Tecnico è essenzialmente familiare: è curioso vedere ogni anno come la minoranza musulmana si senta “timida” nell’interagire con gli altri studenti. Non c’è da stupirsene, se si pensa che nelle scuole di campagna gli studenti cristiani non possono neppure bere l’acqua dai pozzi o partecipare a giochi che richiedano contatto fisico (il contatto fisico con un non musulmano è ancora considerato come impuro in molte aree rurali). Si può immaginare la portata della sfida d’integrare nella nostra scuola i due gruppi di studenti: i nostri allievi musulmani iniziano chiamandoti “Sir” (Signore) e finiscono chiamandoti “Father” (Padre), il giorno del diploma, e i nostri studenti cristiani li accettano nei giochi e anzi ascoltano con attenzione i loro interventi all’assemblea del mattino quando si avvicinano le festività musulmane. Un po’ alla volta, senza esibizioni eclatanti ma con molto amore, continuiamo a costruire questa istituzione, chiamata a essere un segno di speranza per migliaia di giovani locali. Ci sono molte più cose belle in questo paese dell’immagine normale che se ne ha. I giovani locali meritano il nostro meglio e noi ci sforziamo di darglielo.