Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:39:24
Nei giorni scorsi ad Amman il Centro Cattolico di Studi e media, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali e alla presenza del Ministro Giordano per i Media, Mohammed Al-Momani, ha promosso una conferenza intitolata: “I Media cristiani arabi al servizio della giustizia e della pace e dei diritti umani” per rispondere a un bisogno preciso della nostra regione araba: rafforzare queste nozioni cruciali, senza indugio, anche grazie a media adeguati. Gli arabi cristiani sono sempre stati, e lo sono ancora, all’avanguardia nel testimoniare e affermare la dignità umana con le loro stesse vite, permettendo nelle loro diverse comunità di esercitare la libertà di espressione, di pensiero e di culto, e offrendo il proprio contributo in tutti i campi dell’esistenza. La partecipazione alla conferenza del Presidente del Pontificio Consiglio per la Comunicazioni sociali, mons. Claudio Maria Celli, ha avuto un grande impatto per il fatto che proprio lui è stato una figura di spicco nelle trattative per l’allacciamento di relazioni diplomatiche tra la Giordania e la Santa Sede (1994).
La Conferenza, alla quale hanno partecipato rappresentanti di diversi organismi religiosi e civili, ha messo in evidenza il ruolo di avanguardia che i media religiosi possono svolgere rivelando il vero volto del sentimento religioso e di anche ciò che può sfigurare questo volto, quando cioè la religione viene strumentalizzata per servire interessi politici o di altra natura. Sì, anche la religione, così come i media può servire (
khadimah) o distruggere (
hadimah) l'umanità. Per questo la conferenza ha deciso di concentrarsi sui media arabi cristiani, che riflettono l’identità degli arabi cristiani e il loro contributo al mondo arabo e a tutta la comunità internazionale, senza mai chiudersi intorno alle proprie bandiere, ma ponendosi al servizio dei valori come la giustizia, la pace e il rispetto dei diritti umani.
Durante la conferenza di Amman, un’esperienza di coesistenza di alto livello alla quale hanno preso parte i capi delle varie chiese in Giordania e i rappresentanti delle comunità musulmane, è emerso che i media religiosi aperti rappresentano uno strumento fecondo di comunicazione tra le chiese e di dialogo con i nostri concittadini musulmani con cui condividiamo sia il bene che il male dei nostri tempi. Mr. Faisal al-Fayez, ex-primo ministro, ha dichiarato: “La leadership giordana, il governo e il popolo credono fermamente che l’intento comune arabo-musulmano-cristiano sia un fattore universale che costruisce su denominatori comuni tra le differenti religioni, mentre denuncia l'estremismo religioso, il fanatismo e la prepotenza”.
Il Centro cattolico di studi e media ha inoltre premiato due persone. La prima è stata Essam Alschenana, musulmano, professore di storia all'Università di Petra, per il suo libro “Lo sterminio dei cristiani a Najran nel 523 e a Gerusalemme nel 614”. Del volume è stato apprezzato soprattutto il lavoro di traduzione in arabo del discorso della “donna di acciaio”, Rham Bint Azma, la ragazza che si rifiuta di convertirsi a Najran nel 523, Dopo l’omicidio di suo marito accetta la morte per sé e le sue figlie pur di non rinnegare la fede, un messaggio adatto anche al nostro tempo perché spinge a riconoscere che i seguaci di qualsiasi religione non sono nemici, ma sono davvero amici, fratelli e sorelle che possono lavorare fianco a fianco al servizio delle società arabe e di tutta l’umanità.
La nostra regione ha bisogno di intellettuali così coraggiosi, che approfondendo la storia, mettono in evidenza le sofferenze che i cristiani hanno subito.
La seconda persona premiata è l’artista Mosè Hijazeen, cattolico, per il suo contributo allo sviluppo del teatro politico e della libertà di espressione, la libertà più preziosa insieme alla libertà religiosa.
Non possiamo infine dimenticare che solo un anno fa a una simile nostra conferenza ha partecipato il vescovo di Aleppo, Yohanna Ibrahim, che oggi insieme al fratello vescovo Boulos Yazigi, è nelle mani di un gruppo di rapitori. Durante i lavori abbiamo invocato la loro liberazione e ricordato quello che Yohanna ci aveva detto l’anno scorso: “Oggi abbiamo bisogno di voci musulmane influenti che possano diffondere speranza nella regione, nella quale l'emigrazione è una delle preoccupazioni più importanti sia per i cristiani che per i musulmani. I cristiani in Medio Oriente vogliono essere uguali a tutti gli altri cittadini in materia di diritti e doveri, e noi dobbiamo lavorare per approfondire la cultura della cittadinanza nella regione, altrimenti i cristiani si troveranno a affrontare ingiustizie”.
I nostri media non devono mai smettere, anche se presi nella tenaglia rappresentata da secolarizzazione e ideologie politico-religiose, di servire la giustizia, la pace e i diritti umani. Altrimenti perderanno la loro ragione di esistere.
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P. Rifʽat Bader è direttore del Catholic Center for Studies and Media in Jordan, Amman – Giordania (www.abouna.org)