Il saluto dell'Arcivescovo metropolita di Vrhbosna-Sarajevo, il Cardinale Vinko Puljić, all'incontro del Comitato scientifico di Oasis

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:37:54

In qualità di Ordinario di questa arcidiocesi di Sarajevo vi porgo il mio più cordiale benvenuto in questa città e in questo paese della Bosnia-Erzegovina. Eminenze, Eccellenze, signori professori e partecipanti a questo incontro, Vi auguro un piacevole soggiorno e un lavoro ricco di frutti. Voglio presentarvi brevemente la Chiesa cattolica in Bosnia-Erzegovina: abbiamo quattro diocesi e tre Vescovi diocesani, perché una diocesi è gestita dal vescovo di Mostar come amministratore. Si tratta di Banja Luka, Mostar, Sarajevo e Trebinje. Inoltre, vi è l’Ordinariato militare con l’Ordinario militare. Con noi quattro vescovi ci sono anche due vescovi ausiliari. Prima della guerra i cattolici in Bosnia erano circa 820.000: essi si riconoscono per lo più nell’etnia croata. Dopo la guerra, siamo ora circa 450.000. L’Arcidiocesi di Vrhbosnia-Sarajevo è la diocesi che ha sofferto di più. Avevamo circa 520.000 cattolici, ed ora ci sono meno di 200.000 cattolici. Questa è una conseguenza della guerra. Dopo esserci ripresi a fatica dopo la guerra, abbiamo sofferto ora una terribile alluvione che ha colpito circa 40 parrocchie: circa 20 parrocchie sono completamente distrutte. Ora, dopo 20 anni, dobbiamo cominciare da capo di nuovo. Siamo una sola Conferenza Episcopale. Abbiamo un Seminario interdiocesano e un seminario francescano (e un Seminario Redemptoris Mater - neznam ako treba reći, odlučite vi, Uzoriti). Abbiamo la Facoltà di Teologia a Sarajevo. Ci sono due seminari minori, uno diocesano ed uno francescano. In Bosnia-Erzegovina abbiamo sette centri scolastici, che sono scuole per l'Europa, riconosciute dallo Stato. Credo che attraverso i dialoghi e gli incontri conoscerete più a fondo questo paese e le persone che vivono qui. Delle altre comunità, ve ne parleranno gli altri. Posso dire che stiamo cercando la via della cooperazione e del dialogo. Il dialogo non ha alternative. L'alternativa è la guerra. Noi abbiamo avuto già troppe guerre. Soprattutto perché durante il secolo scorso abbiamo sperimentato tre guerre terribili e sanguinose. Ora ci teniamo molto alla pace. Non c'è pace senza parità di diritti, senza un processo di perdono, di riconciliazione e di ristabilimento della fiducia. Riconosco la Vostra venuta tra noi come un sostegno alla nostra sopravvivenza e al nostro impegno per costruire questo paese come una terra di diversità e d’uguaglianza con tutti i diritti e le libertà che la democrazia deve realizzare. Ancora una volta vi porgo il mio benvenuto e vi auguro un piacevole soggiorno in questa città e in questo paese, come anche un lavoro ricco di frutti.