Nell'occhio del ciclone /3. India. Dalle uccisioni delle tre grandi figure di rilievo nazionale e internazionale (il Mahatma Gandhi e poi Indira e Rajiv Gandhi)

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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:51:46

Oggi l'India trova un suo spazio nella mappa del terrorismo mondiale. In India c'è sempre stata guerra, con il coinvolgimento della forza fisica e la conseguente perdita di vite umane. Ma in ogni caso guerra e violenza emotivamente ferivano i governanti, come si evince dalle storie del Principe Siddartha che lasciò il suo palazzo e il potere per diventare Shri Buddha, il più grande dei profeti di Ahimsa o non-violenza, o dell'Imperatore Asoka che passò dalla guerra e dalla violenza alla pace e alla non-violenza.

Gli Editti di Asoka rendono ancora testimonianza della conversione di uno dei più grandi sovrani che l'India abbia mai visto. Le questioni morali implicate nell'uso della forza, persino per motivi imperiali o politici, alla fine turbarono la coscienza di quei nobili governanti, causando profonde ferite nei loro cuori. Mentre Shri Buddha divenne il simbolo della rinuncia del potere e dei piaceri, Asoka estirpò la guerra dal suo regno. Anche durante il regno della dinastia Moghul, l'uso della forza o della lotta per la corona e il regno veniva in una certa misura accettato come strumento di potere politico o di governo, o come mezzo per il cambio della guardia a Delhi o nei territori circostanti. Ma anche allora il culto del terrorismo rimaneva davvero lontano dalle attività politiche o militari in India. Battaglie classiche erano all'ordine del giorno. Nel periodo del Ragià britannico, la forza fu effettivamente usata dal governo per espandere i propri territori e dal popolo per fermare i tentativi inglesi di stabilire la dominazione imperiale. Anche allora la perdita di vite innocenti fu minimale o comunque tutti fecero abbastanza attenzione a ridurre la perdita di vite umane. Ciò non significa che nella lotta contro gli inglesi i movimenti terroristici non abbiano avuto alcun ruolo. Occasionalmente capitavano eventi di questo genere durante la lotta per l'indipendenza indiana. Esplosioni di bombe nel Parlamento Centrale, il massacro a Jallian Wallabah (in Punjab) da parte della polizia inglese di una folla di dimostranti innocenti, la rappresaglia di fuoco e l'uccisione del generale inglese che aveva ordinato alla polizia di aprire il fuoco sulla folla, tutti questi episodi costituiscono esempi di attività terroristiche in India durante il periodo precedente all'Indipendenza.

Quando la guida del Congresso nazionale indiano e la lotta per la libertà passarono nelle mani di Mahatma Gandhi, lo stile delle agitazioni subì un visibile cambiamento, che rese la lotta per la libertà un affare totalmente non-violento. Gandhi fece della pace e della non-violenza i due lati della medaglia del sollevamento per la libertà. Gli insegnamenti di Gandhi rafforzarono la cultura della non-violenza nella politica nazionale indiana. La peculiarità o la caratteristica di unicità dell'India consiste nella sua diversità, di clima, geografia, lingua, religione, condizioni economiche e così via. Con la conquista della libertà queste diverse forze mostrarono tutto il loro peso nella costruzione nazionale, soprattutto dopo il periodo di Jawaharlal Nehru. Tale diversità inoltre produsse una notevole differenza nel ritmo di crescita delle forze violente e del terrorismo, e creò profonde ferite nei sentimenti religiosi ed etnici di una parte considerevole della popolazione indiana. L'India appare una delle maggiori nazioni al mondo. La fenomenale crescita del terrorismo può essere attribuita al suo status di secondo paese più popoloso al mondo. Recentemente, la maggior parte delle regioni dell'India hanno fatto esperienza di tremendi attacchi terroristici di diverse dimensioni nel Kashmir, nel nord del paese, nel sud del subcontinente indiano e nel nord-ovest. Al nord-est la causa delle radici del conflitto è la tensione che esiste tra il governo e le tribù. Le tribù, come primi occupanti, sentono che i loro luoghi e possedimenti stanno venendo sottratti loro dai nuovi migranti degli stati vicini. La richiesta da parte dei nativi di una maggiore partecipazione nel processo governativo e politico ha peggiorato la situazione, mettendo a rischio la pace e la tranquillità del territorio. Di conseguenza si registra una forte crescita di azioni di ribellione nel nord-est del paese. La più significativa e forse la prima ribellione avvenne in Nagaland, all'inizio degli anni '50. Secondo i dati ufficiali 599 civili, 235 uomini delle forze di sicurezza e 862 terroristi hanno perso la vita tra il 1992 e il 2000. Molto delicati risultano anche i problemi legati al conflitto tra indigeni e popolazione immigrante nell'Assam. Il Fronte dell'Unione per la Liberazione dell'Assam (ULFA) fa ora sentire la sua presenza nella regione come una delle maggiori unità terroristiche. Ha portato a termine molti attacchi terroristici contro gli ufficiali del governo e l'esercito indiano. Il gruppo si configura come altamente militante, non si fa scrupoli ad assassinare esponenti politici, ad attaccare la polizia e le forze di sicurezza, a far saltare in aria linee ferroviarie, e a danneggiare per ritorsione altre infrastrutture. Il Nord dell'India, Jammu-Kashmir, Punjab e Uttar Pradesh ha subito molti attacchi terroristici. Il Jammu-Kashmir resta una vera spina nel fianco della politica indiana, causa di notti insonni di paura per il governo e per la gente in gran parte del nord dell'India, già a partire dalla spartizione del Paese nel 1947.

Il Jammu-Kashmir, che è parte della Repubblica Indiana e la parte di Azad-Kashmir (il territorio del Kashmir occupato dal Pakistan) ha prodotto occasionali scontri tra eserciti e una violenza di tipo terrorista. Come risultato di questi scontri sono state perse migliaia di vite. Le perdite comprendono civili, uomini delle forze di sicurezza indiane, come pure militanti separatisti del Kashmir e non. La presenza dell'esercito e dei militanti, sempre coinvolti nel conflitto, non favorisce la pace del Kashmir. L'India non può permettersi di ritirare il suo contingente militare dal Kashmir finché la Repubblica islamica del Pakistan continua a fornire il suo pieno appoggio morale e materiale ai combattenti in Kashmir. Recentemente sono comparsi alcuni gruppi combattenti molto forti, come il All Parties Hurriyat Conference e il Kashmir Liberation Front. Chiedono l'indipendenza del Kashmir. Altre due organizzazioni invece, Lashkar-e-toiba e Jaish-e-Mohammad, preferirebbero un Kashmir pakistano, anche se all'interno del Lashkar-e-toiba esistono alcune divisioni. Un nuovo gruppo terrorista è inoltre apparso, il Save Kashmir Movement. Harkat-ul-mujahideen e Lashkar-e-toiba appaiono come i gruppi terroristi più combattivi del Jammu-Kashmir. I terroristi hanno logorato il Kashmir e la contesa, secondo le autorità indiane, è diretta dal Pakistan.

Questa affermazione è tuttavia fortemente contestata dal governo pakistano. L'India si sente quanto meno offesa di fronte al fatto che il Pakistan chiami i guerriglieri "combattenti per la libertà". Un miglioramento delle relazioni tra India e Pakistan ha alleggerito la situazione in Kashmir, favorendo un clima più propizio per la pace e la riconciliazione. In India non è stata solo la militanza musulmana a causare rivolte e violenza, ma allo stesso tempo gruppi terroristici hindu, sikh e tamil (il cosiddetto Gruppo delle Tigri del Tamil). Mahatma Gandhi, il padre della nazione, fu assassinato nel 1948 dalla militanza hindu come ritorsione per l'atteggiamento conciliatorio di Gandhi verso la minoranza musulmana in India. Il primo ministro Indira Gandhi fu vittima della militanza sikh (1984) che si vendicò della Blue Star Operation che aveva represso l'insurrezione dei Sikh Khalistan nel tempio d'oro di Amritsar. Il Primo ministro Rajiv Gandhi perse la vita vittima delle Tigri del Tamil, in risposta all'invio di una forza di pace indiana in Sri Lanka allo scopo di contenere i combattenti tamil nel paese. Per l'India, una nazione impegnata per la pace e la convivenza pacifica, perdere, nel primo cinquantennio d'indipendenza, tre leader nazionali Mahatma Gandhi, Indira Gandhi e Rajiv Gandhi a causa dei guerriglieri e dei loro attacchi terroristici è stata un'esperienza terribile.

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