Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:39:18
“La tenda sembra enorme, ma in verità è lui che è piccolo, piccolissimo. Avrà un anno o poco più e vederlo gattonare dal buio dell’interno verso la luce all'esterno fa un certo effetto; viene da chiedersi: si accorgerà che lui, in quest’estate 2013, è lì in un villaggio disperso della West Bekaa in Libano perché una guerra lo ha cacciato da casa sua? Quanto sarà arsa la sua gola, data la scarsità di acqua? L'ultimo biberon di latte, quando l’avrà bevuto? Dov’è suo padre, è rimasto in Siria a combattere o è a cercare un lavoro? Fortunatamente è ancora troppo piccolo per farsi tutte queste domande, ha sentito che faceva un gran caldo ed è rientrato tranquillo tranquillo all’interno; noi invece siamo rimasti con tutte le nostre domande, fuori da quella tenda”.
Marco Perini, responsabile di AVSI in Libano, al ritorno dal campo profughi di Marj el Kok, si pone mille domande, dalle quali anche Oasis si lascia provocare, così come dalle infinite e singolari storie che arrivano da questa striscia di terra, tra Siria e Libano, usata come rifugio temporaneo. Perché le “ripercussioni” oltre confine della guerra in Siria, che
P. Daccache ha presentato nella scorsa
newsletter su un piano politico, hanno dei nomi e dei volti precisi. E le persone dello staff di AVSI le incontrano quotidianamente, a tu per tu, in quella miseria e arsura.
I numeri di quello che AVSI ha fatto fino ad oggi in
Libano e
Giordania documentano azioni precise: 17.500 persone aiutate con materiali di prima necessità, 1063 persone assistite con cibo e medicinali, 600 studenti accompagnati nel loro difficile percorso scolastico con corsi di recupero, 1250 bambini e giovani supportati con attività psico-sociali e decine di attività fatte sulle singole persone per rispondere a bisogni specifici.
Ma tutto questo non basta. Cosa serve oggi in questi campi? E come si può aiutare chi vive là?
“Oggi ci sono 38 gradi e nelle prossime settimane il caldo aumenterà – spiega Marco Perini –
perciò serve acqua immediatamente e cibo, ma anche far giocare i bambini e programmare il loro rientro a scuola per tempo, prima dell'arrivo dell'inverno. I dati ufficiali fanno venire i brividi: milioni di persone senza casa e il rischio continuo che da un momento all'altro la guerra coinvolga il Libano e la Giordania. Quello che sta succedendo da queste parti sembra interessare pochi, ma abbiamo bisogno di aiuto perché ogni giorno la situazione peggiora e colpisce i più deboli, a cominciare dai bambini”.
Chiara Nava di AVSI precisa:
“Ci servono subito almeno 11 cisterne da 10mila litri ciascuna e una volta piazzate dobbiamo fare un accordo con un'autocisterna perché ogni 5 giorni venga a riempirle. Solo così a Marj el Kok potranno bere, lavarsi e condurre una vita quasi normale". Con l'arrivo del grande caldo si teme anche la diffusione del colera mentre altre patologie minori sono già largamente presenti, dai pidocchi ai disturbi intestinali.
Rispondendo all'appello di papa Francesco
«per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto, e per i numerosi profughi che attendono aiuto e consolazione», AVSI ha promosso una nuova
raccolta a favore dei profughi. Si chiama
#10forSyria e invita a donare 10 euro per sostenere le popolazioni rifugiate: sono 10 euro necessari a riempire una cisterna di 2.000 litri di acqua; oppure 10 euro per comprare 2 kg di fagioli, 2 di riso, 2 di zucchero e 2 lt di olio; o ancora 10 euro per pagare 1 ora di ripetizione a un bambino siriano che ha perso la scuola. Qui tutti i dettagli sul come:
www.avsi.org