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Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:52:28

Autore: AA.VV. Titolo: Quale "politica" religiosa in Europa e nel Mediterraneo? Editore: Presses Universitaires, D'Aix Marseille, 2004 Quale "politica" religiosa in Europa e nel Mediterraneo? Orizzonti e prospettive è il titolo del libro edito nel 2004 dalle Presses universitaires d'Aix-Marseille nella collezione diritto e religioni, diretta da Blandine Pont-Chéline, maître de conférence alla facoltà di diritto dell'Università di Aix-Marsiglia. Il libro pubblica una parte degli interventi tenuti al convegno del maggio 2003 sotto la duplice direzione dell'istituto di diritto e storia religiosa della stessa facoltà e dell'osservatorio sul fenomeno religioso dell'Istituto di Studi Politici di Aix-en-Provence. Preparato da Blandine Pont-Chélini e dal professore Bruno Etienne, il convegno si è concluso con un contributo estremamente notevole del professore milanese Silvio Ferrari (pp. 283-290). Secondo Ferrari, il processo di secolarizzazione della vita privata resta notevole, benché in Francia ed in Italia, per esempio, la vita pubblica e le istituzioni conoscano una laicizzazione con ritmi diversi, talora più blandi. In Italia, lo Stato e le Regioni cominciano a finanziare le scuole private, in maggioranza cattoliche, mentre non vanno dimenticati i numerosi nuovi concordati conclusi tra la Santa Sede e molti stati dell'Europa centro-orientale; aggiungo anche il nuovo concordato con il Portogallo del 2004: assistiamo dunque ad una ri-politicizzazione della religione, come già scrivevano José Casanova nel 1994 e Gilles Kepel dal 1990? Nell'Année Canonique (t. 46, 2004, pp. 245-258) ho pubblicato uno studio su "La creazione di un'istanza di dialogo al più alto livello tra la Chiesa Cattolica e lo Stato francese il 13 febbraio 2002", iniziativa del governo socialista di Lionel Jospin e proseguita dal governo Raffarin. L'identità: Ferrari si domanda se l'Europa occidentale si stia secolarizzando senza laicizzarsi, quasi che ormai andassero presi in considerazione attaccamenti culturali che certamente possono comportare segni religiosi. Ma segni di questo tipo diverebbero sempre più bandiere identitarie piuttosto che forme, nuove o tradizionali, d'adesione ad una confessione o ad un valore religioso. La Chiesa Cattolica avrebbe compreso la necessità d'insistere maggiormente, in un tale contesto, sul suo proprio contributo culturale, segnatamente nella formulazione delle radici dell'Unione Europea. Ferrari scrive: «È difficile negare che il Cristianesimo, con l'eredità greco-romana ed i principi dei Lumi, sia alla base della civiltà europea» (p. 285). Pluralismo: il pluralismo religioso è in aumento in Europa, senza che ciò abbia generato più netti regimi di separazione tra stati e religioni, mentre un più forte pluralismo avrebbe potuto richiedere maggiore eguaglianza di trattamento tra le religioni. Le religioni hanno acquisito più indipendenza rispetto agli stati, pur godendo spesso, da parte di questi, di un regime di riconoscimento e non di separazione alla francese. Dialogo tra identità nel Mediterraneo: secondo Ferrari, se un modello europeo per le relazioni tra religioni e stato può essere enunciato e se lo si deve presentare come sistema di valori, tre elementi sembrano emergere: 1) in primo luogo la protezione dei diritti individuali di libertà religiosa; 2) in secondo luogo la distinzione tra religione e politica, vietando ad una religione di confiscare lo spazio pubblico; ciò ricorda ad ogni stato in Europa quel principio caro alla cultura politica degli Stati Uniti, cioè il non intervento dello stato nel governo di ciascuna religione, a condizione che l'ordine e la salute pubblica siano salvaguardati; 3) infine, la collaborazione tra stati e religioni. Ora in Europa, la collaborazione tra ciascun stato e le comunità musulmane insediate nel territorio nazionale presenta ancora problemi; le definizioni coraniche e civili degli interlocutori islamici dello stato permangono difficili e l'indipendenza di queste comunità confessionali nei confronti di potenze politiche extra-europee resta motivo di preoccupazione per gli stati e le opinioni pubbliche in Europa.

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