Sono 72 circa le chiese e istituzioni cristiane dell’Iraq che dal 1996 ad oggi sono state colpite da dissacrazioni o distruzioni totali per mano di gruppi violenti, dei quali Isis costituisce solo l’ultimo episodio in senso cronologico. La distruzione sistematica della memoria architettonica e artistica di città come Mosul, solo per citare una tra le città colpite, fa parte del piano violento di sradicamento dei cristiani dal Medio Oriente.

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:10:49

La distruzione di chiese e monasteri da parte di Isis segue uno schema in atto dal 1996, quando esplose la violenza settaria in seguito al bombardamento della moschea di al-Askeri a Samarra per mano di estremisti sunniti. Fino a oggi sono state prese di mira 72 chiese e istituzioni ecclesiastiche in varie città dell’Iraq. Molti attacchi furono perpetrati da al-Qaida, che ha lasciato in eredità a Isis il suo terrorismo. Ciò nonostante si potrebbe dire che Isis sia andata perfezionando quest’agenda portandola a un livello inaudito e prendendo di mira indistintamente tutte le confessioni: gli armeni ortodossi, i siri ortodossi, gli armeni cattolici, i siri cattolici, la Chiesa assira d’Oriente, i caldei. Isis ha danneggiato o distrutto tutte e 45 le istituzioni religiose cristiane di Mosul, alcune delle quali erano molto antiche. Il monastero di S. Giorgio, a nord di Mosul, fu fondato dalla Chiesa orientale (nestoriana) nel X secolo e poi ricostruito nel XIX secolo dalla Chiesa cattolica caldea. Nel dicembre 2014 i militanti hanno rimosso le croci di ferro dal tetto e issato la bandiera nera di Isis. Tre mesi più tardi la chiesa è stata di nuovo attaccata: uomini armati di mazze hanno distrutto la facciata decorata con piastrelle raffiguranti scene bibliche. Le campane della chiesa sono state gettate a terra. L’orgia di violenza è stata tale che non ha risparmiato neppure i morti del cimitero adiacente. Le croci sono state divelte dalle tombe, molte delle quali commemoravano caduti di guerra. Ciononostante, secondo alcune testimonianze, il monastero è ancora in piedi seppur privo dei simboli cristiani, e Isis lo sta utilizzando come centro di detenzione. Se il monastero di S. Giorgio serve alle esigenze attuali di Isis, lo stesso non si può dire della Chiesa di S. Ahoadama a Tikrit. Nota anche come la “Chiesa Verde”, fu costruita nel 700 dal maphrian1 siro ortodosso Denha II, ed era una delle chiese più note non solo della città ma di tutto l’Iraq. Gli scavi condotti negli anni ’90 dal servizio archeologico iracheno avevano portato alla luce diverse bare, una delle quali apparteneva a un vescovo che portava ancora al dito l’anello-sigillo in argento. La recente distruzione per mano di Isis non è l’unica nella lunga storia della Chiesa Verde. Nel 1089 il governatore musulmano ordinò la distruzione della chiesa, in seguito restaurata e restituita al culto nel 1112. Pur non essendo più un’istituzione attiva, la Chiesa Verde costituiva un’importante reliquia della ricca storia cristiana di Tikrit, città che per molti secoli è stata una metropolia della Chiesa siro-ortodossa. Un’altra antica istituzione vittima di Isis è il monastero di Mar Behnam a sud di Nimrud. Nel luglio 2014 i combattenti hanno preso d’assalto il monastero e cacciato i monaci, ai quali non è stato consentito di portar via nessuna delle antiche reliquie del monastero né le Bibbie. Sono partiti letteralmente con i soli vestiti che avevano addosso. E con la loro fede. I monaci sono stati costretti ad abbandonare gli archivi contenenti preziosi manoscritti e libri sacri, che fortunatamente erano stati in precedenza digitalizzati grazie a un programma avviato dalla Hill Museum and Munuscript Library (Minnesota, USA). Padre Behnam Sony aveva inoltre stilato un catalogo dei beni del monastero. Non è ufficialmente noto se i manoscritti siano stati distrutti, ma le possibilità che si siano salvati sono poche. È possibile che questi oggetti ricompaiano sul “mercato internazionale dell’arte”. Questo commercio di solito accompagna l’anarchia nella quale fioriscono gruppi come Isis e favorisce la profanazione del patrimonio culturale. Ma il peggio doveva ancora venire, dopo l’espulsione dei monaci e il saccheggio della biblioteca del monastero. Si dice infatti che nel marzo 2015 i militanti abbiano fatto saltare in aria parti dell’antico monastero, costruito nel IV secolo sul luogo del martirio del principe sasanide Behnam e di sua sorella Sarah2, entrambi zoroastriani convertiti da S. Matteo – fondatore eponimo del monastero di Mar Matti. Il monastero è ancora in piedi e si trova al confine tra i territori controllati dalle forze curde e le terre occupate da Isis. Behnam e Sarah si rifiutarono di rinunciare alla loro nuova fede e furono martirizzati per ordine del padre, il re, che si convertì al Cristianesimo in punto di morte. Oltre a fornire un concreto nesso con i primi tempi del Cristianesimo nell’Impero sasanide, il monastero di Mar Behnam è stato uno dei centri della nascita globale del monachesimo nel IV secolo, a seguito delle iniziative e delle regole stabilite da S. Antonio e Pacomio nel deserto di Scete in Egitto, dove sono ancora in funzione diverse antiche istituzioni. Insieme a queste venerabili realtà il monastero di Mar Behnam si ergeva a testimonianza di uno sviluppo importante, che è ancor oggi una delle principali caratteristiche del Cristianesimo. Quella di Isis non è la prima distruzione che il monastero di Mar Behnam annoveri nella sua lunga storia. Nel XIII secolo subì le incursioni dei Mongoli ma la sua ricostruzione sotto l’Ilkhanato ne fa uno dei pochi edifici in tutto l’Iraq risalenti a quell’epoca. Il monastero è stato ristrutturato negli anni ’80, con l’aggiunta di un corpo di guardia moderno e di una facciata imponente, ma l’interno conservava ancora portali in marmo riccamente lavorati con iscrizioni in siriaco estrangelo, soffitti a volta e splendide muqarnas [nicchie, tipica decorazione dell’architettura musulmana N.d.T.]. Il monastero ospitava anche un’eccezionale iscrizione in siriaco e uiguro del XIII secolo, un lascito dell’era dei Mongoli; alcuni membri delle loro truppe erano infatti uiguri cristiani. Questa iscrizione era l’esempio più occidentale di diffusione dello uiguro (antico turco) e costituiva un documento straordinario non solo per il Cristianesimo o per l’Iraq, ma anche per il patrimonio mondiale. Senza dubbio Isis continuerà a profanare e distruggere chiese e monasteri, sradicando in questo modo l’incredibile patrimonio religioso, architettonico e culturale dell’Iraq. Questo aspetto profondamente inquietante è stato recentemente riassunto da Nicholas al-Jeloo, giovane studioso assiro: «Isis sta distruggendo il ricco tessuto culturale di questo territorio e gli aspetti multistrati, multilingue e multietnici della nostra società. Non è solo il nostro patrimonio ma appartiene a tutto il mondo. Era parte della nostra storia e non esiste più»3. L’epurazione dell’architettura condotta da Isis, volta a distruggere i simboli che per molti secoli hanno funto da collante di una società che andava oltre l’appartenenza religiosa ed etnica, è un vero e proprio assalto al patrimonio culturale iracheno. Indulgendo alla pulizia etnica per rimuovere le tracce di epoche “indesiderate e immorali” nella storia dell’Iraq, Isis sta imponendo un puritanesimo che, attraverso le espulsioni di massa e la distruzione dei luoghi sacri, mette a nudo una completa ignoranza dell’enorme e ricco patrimonio cristiano e dei rapporti tra comunità che, all’epoca della dominazione islamica “ben guidata”, hanno contribuito in maniera tanto significativa al tessuto del Paese. 1Il maphrian è un antico titolo della chiesa sira, inferiore solo a quello di Patriarca (N.d.T.). 2Gianluca Messofiore, Isis ‘blows up famed 4th-century Mar Behnam Catholic monastery’ in Iraq, «International Business Times». 3Ibid.