Musulmani e cattolici italiani, riunitisi a Torino per il loro incontro annuale, sono tornati a parlare di libertà religiosa. Da una nuova prospettiva

Ultimo aggiornamento: 15/03/2024 11:13:30

Quando due interlocutori si trovano a parlare dello stesso argomento più volte e in svariate sedi, significa che lo avvertono come importante, ma anche che non hanno raggiunto un consenso totale. E questo vale senza dubbio per la libertà religiosa nel contesto delle relazioni islamo-cristiane. Frequentemente evocata, resta una fonte di potenziali tensioni. I musulmani, sulla scorta della tradizione giuridica medievale, la intendono normalmente come libertà di culto – e l’accento cade allora sulle limitazioni che non di rado si riscontrano in Europa rispetto all’esercizio di questo diritto. Per i cristiani invece comprende la possibilità della conversione, esclusa in quasi tutti i Paesi a maggioranza musulmana e punita anche con la morte.

 

Il recente incontro nazionale islamo-cattolico, svoltosi a Torino il 24 giugno scorso presso l’Arsenale della Pace, ha però segnato una novità e un possibile punto di svolta. Le principali sigle dell’Islam italiano (Confederazione Islamica Italiana, UCOII e CoReIs, Istituto Tevere) hanno infatti condiviso con l’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI un “testo bussola” in cui si prende esplicitamente posizione a favore della libertà di coscienza, «inclusa la libertà di cambiare religione o credo», come recita l’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. E – fatto ancora più interessante – lo hanno fatto a partire da una prospettiva non relativista. Che cosa significa quest’ultima precisazione e perché è importante?

 

Come illustrato nel documento, la libertà religiosa può essere difesa a partire da una concezione debole, che rinuncia per principio alla questione della verità. Secondo questa linea di pensiero, le diverse espressioni religiose sono intercambiabili, sia perché nessuna di esse riuscirebbe a esprimere pienamente l’Assoluto, che rimarrebbe sempre oltre i simboli che lo rappresentano, sia, più radicalmente, perché la questione della verità non avrebbe (o non avrebbe più) alcun senso. Di conseguenza, cambiare fede sarebbe una semplice questione di inclinazione: una scelta da non forzare in nessun modo, ma anche puramente soggettiva e in fondo priva di contenuto. L’apologo dei tre anelli nel dramma teatrale di Gotthold Lessing Nathan il Saggio (1779) esprime con la forza della letteratura questa convinzione. Un padre lascia ai suoi tre figli, che ama tutti allo stesso modo, tre anelli. Uno è vero, gli altri due sono copie dell’originale, ma così ben fatte che non c’è modo di distinguerle. Ciascuno dei tre figli deve accontentarsi di agire come se il proprio anello fosse quello vero.

 

Il fatto che questo apologo si trovi già nel Decameron di Boccaccio mostra come questa impostazione che chiamerei relativista non sia nata con l’Illuminismo, ma si ritrovi già nel pensiero medievale – nell’Islam, ad esempio, nella riflessione ismailita, che potrebbe essere l’origine ultima della novella boccaccesca – come un tentativo di fornire una risposta razionale allo “scandalo” della diversità religiosa. Ciò non toglie che sia stata la sensibilità moderna e post-moderna a rendere questa posizione dominante, almeno in Occidente. Tuttavia, come scrive Benedetto XVI nel suo quasi testamento spirituale Che cos’è il cristianesimo, «la fede perde il suo carattere vincolante e la sua serietà, se tutto si riduce a simboli in fondo interscambiabili, capaci di rimandare solo da lontano all’inaccessibile mistero del divino» (p. 11). In questo senso, sarebbe un utile esercizio provare a leggere l’attuale crisi ecclesiale a partire da questa ipotesi, che investe il nucleo della fede cristiana, e non da quella, oggi dominante, che spiega l’arretramento del Cristianesimo in Occidente essenzialmente come un problema di cattiva comunicazione e di alcune norme morali da rivisitare.

 

Ma per restare al nostro tema, sembrerebbe che con questa riflessione ci si sia condannati a un’alternativa poco piacevole. O la libertà religiosa, ma a prezzo della verità – già in Boccaccio il padre non può più svelare quale sia l’anello originale perché, particolare d’incredibile modernità, quasi nietzschiano, è morto. Oppure si potrebbe optare per la verità e affermare che l’errore non può essere posto oggettivamente sullo stesso piano del vero. Solo che in un contesto in cui sono in circolazione diverse ipotesi su cosa sia vero e che cosa errore, questa posizione sembrerebbe aprire a un conflitto endemico e distruttivo.

 

Sulla scorta del Concilio Vaticano II, il testo bussola rompe con questa falsa alternativa, adottando un’antropologia più raffinata. «L’ultimo e più solido fondamento della libertà religiosa – afferma il documento – non è […] l’indifferenza dell’“ognuno ha i propri gusti” o il rassegnato pessimismo del “chi potrà mai conoscere la verità?”, ma l’amore per l’altro». Questo altro conserva la propria dignità di persona anche nel momento in cui aderisse a un’opinione errata o solo parzialmente vera, perché, se è vero che l’errore non ha diritti, la persona conserva la sua dignità anche quando sbaglia, fosse anche totalmente.

 

Chi conosce il tormentato percorso che condusse all’accettazione della libertà religiosa da parte del Concilio Vaticano II non troverà in queste righe nulla di nuovo. Nuovo però è che questo ragionamento sia stato fatto proprio anche dalle principali associazioni musulmane in Italia. Con molto realismo, gli estensori del documento osservano che, anche se il cammino di dialogo ha reso cristiani e musulmani più attenti alle ricchezze che essi condividono, non ogni differenza tra le due fedi può essere armonizzata. I tre anelli non sono così indistinguibili. Senza dubbio, accanto agli elementi di accordo che saltano subito all’occhio (Dio uno e unico, creatore e giudice, realtà personale che si rivela agli uomini), si trovano molti altri aspetti, apparentemente diversi, che attraverso lo studio, il dialogo e la condivisione spirituale, possono essere compresi come complementari. Tuttavia, rimangono anche punti non secondari su cui un accordo a livello dogmatico non appare possibile e in fondo neppure desiderabile, perché condurrebbe ad approdare a un deismo piuttosto insipido. Per i firmatari del documento questa inconciliabilità dei punti di vista non è un problema. «La libertà religiosa che proponiamo – scrivono – non si fonda su un nostro accordo in materia di dogma o di legge o su un agnosticismo, ma sul fatto che riconosciamo la dignità della persona che abbiamo davanti a noi».

 

Non è allora esagerato affermare che il documento presentato a Torino imbocca una via nuova rispetto ai precedenti tentativi di discutere la libertà religiosa e di coscienza in chiave puramente giuridica o sull’unica base dei riferimenti scritturali. Potenzialmente, è uno sviluppo di grande importanza. La libertà religiosa, infatti, è il fondamento di tutte le altre libertà e una società che non la riconosce o la limita alla sola libertà di culto amputa gravemente le energie delle persone e delle comunità. «Noi desideriamo – scrivono i cattolici e le principali sigle dell’associazionismo islamico italiano – che queste energie siano liberate». Come non dargli ragione?

 

 

Leggi anche il testo bussola condiviso con CoReIs, Confederazione Islamica Italiana, Istituto Tevere e UCOII

 

Le opinioni espresse in questo articolo sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente la posizione della Fondazione Internazionale Oasis
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Oasiscenter
Abbiamo bisogno di te

Dal 2004 lavoriamo per favorire la conoscenza reciproca tra cristiani e musulmani e studiamo il modo in cui essi vivono e interpretano le grandi sfide del mondo contemporaneo.

Chiediamo il contributo di chi, come te, ha a cuore la nostra missione, condivide i nostri valori e cerca approfondimenti seri ma accessibili sul mondo islamico e sui suoi rapporti con l’Occidente.

Il tuo aiuto è prezioso per garantire la continuità, la qualità e l’indipendenza del nostro lavoro. Grazie!

sostienici

Tags