Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:48:49

Oriente cristiano vuol dire anche un sacerdote indiano dello stato del Kerala che salmodia, accompagnato da una ricercatrice libanese trapiantata in California, la parafrasi siriaca del Padre Nostro composta da Sant'Efrem il Siro nel IV secolo. La scena è un'istantanea tratta da un momento conviviale del X simposio siriaco - VIII congresso di studi arabi cristiani, tenutosi a Granada dal 22 al 27 settembre scorso e organizzato dall'ICSCO (International Center for the Study of the Christian Orient), giovane realtà accademica fondata da S.E. Martínez, Arcivescovo di Granada. Il simposio di quest'anno aveva scelto come tema guida: Al di là delle Frontiere. Vita, arte e letteratura delle comunità cristiane di lingua siriaca e araba. X simposio siriaco. VIII congresso di studi arabi cristiani Per capire che cosa c'entra l'India con Efrem Vescovo di Nisibi, attuale Turchia sudorientale, occorre riandare alla civiltà siriaca, che fiorì nel Vicino Oriente a partire dal II secolo d.C. Idioma semitico della famiglia aramaica, il siriaco diventò nella Tarda Antichità il veicolo del Cristianesimo in tutto il Medio Oriente, fino ai confini della Cina (ove tra l'altro lasciò traccia di sé in alcune iscrizioni riscoperte dai Gesuiti nel XVII secolo) e appunto in India. Nonostante la progressiva arabizzazione del Vicino Oriente seguita alla conquista islamica, comunità di lingua siriaca sono sopravvissute fino a oggi in Iraq e in Siria orientale. Ancora pochi decenni fa si contava una consistente minoranza nella Turchia orientale, intorno ai monasteri del Tur Abdin ("la montagna dei servi [di Dio]"), ma attualmente la maggior parte degli abitanti ha lasciato la regione e vive in diaspora, pur mantenendosi molto legata alla propria identità: lo testimoniano anche alcuni progetti di salvaguardia del patrimonio culturale siriaco presentati al simposio. Oggi anche tra i siriaci, come tra le altre minoranze religiose del variegato Medio Oriente, la lingua dominante è l'arabo. Ecco dunque la seconda sorpresa, almeno per il grande pubblico: nella lingua del Corano esiste una consistente produzione di ispirazione cristiana (e in passato anche ebraica). Inizialmente si trattò soprattutto di traduzioni, a beneficio di comunità che gradualmente non comprendevano più i testi della propria tradizione, ma già nel IX secolo iniziarono a essere composte opere originali. A questa letteratura araba-cristiana, spesso sottovalutata, ma ricca di contributi teologici e filosofici di grande interesse, è stata dedicata la seconda parte della settimana di studi granadina. Letterature di frontiera, addirittura letterature "al di là delle frontiere", come suonava il titolo dell'incontro: il gran numero di ricercatori convenuti testimonia dell'interesse crescente verso esperienze storiche che hanno certamente molto da dire anche ai nostri giorni. Per approfondire, segnaliamo al lettore italiano l'esistenza della collana Patrimonio Arabo-Cristiano, curata dal GRAC (Gruppo di Ricerca Arabo Cristiano) e che offre attualmente nove titoli in traduzione, corredati di testo a fronte.