La vita delle famiglie cristiane in un contesto a maggioranza musulmana è emersa dagli interventi dei Patriarchi delle Chiese Orientali e dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini presenti al Sinodo straordinario sulla famiglia (Roma, 5-19 ottobre 2014), dei quali si propongono alcuni passaggi.

Ultimo aggiornamento: 22/04/2022 09:37:36

Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, ha affermato nel suo intervento del 7 ottobre (pubblicato sul sito ufficiale del Patriarcato di Babilonia) che non è possibile «separare predicazione e lavoro pastorale» aggiungendo che alcuni sacerdoti e Vescovi hanno dimenticato questa priorità per dedicarsi «al business e all’amministrazione». Il Patriarca ha poi espresso il suo «orgoglio per la fermezza delle famiglie irachene di fronte alle pressioni dello Stato islamico, per la loro perseveranza nella fede e per i sacrifici e il dolore che essi sopportano a causa delle fede». Sul tema del matrimonio, il Patriarca ha detto che «occorre che la famiglia sia preparata spiritualmente, moralmente, socialmente e psicologicamente e sia accompagnata dalla parrocchia». Rispetto all’Occidente, il Patriarca ha affermato che esso «è dominato da una cultura individualista che, concentrandosi sul piacere, ha prodotto uno stato di degenerazione morale e di smarrimento tra molti cristiani». Questi ultimi, secondo il Patriarca di Baghdad, «devono rivendicare con coraggio il rispetto della fede cristiana, perché la libertà di credere, praticare e testimoniare la fede è un diritto dell’uomo». Beshara Rai, Patriarca di Antiochia dei maroniti, si è concentrato sulle differenze tra uomo e donna e tra musulmani e cristiani negli ordinamenti dei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Il Patriarca maronita ha affermato che soprattutto nei Paesi in cui non c’è separazione tra religione e Stato, i diritti della coppia cristiana sono violati e cristiani e musulmani finiscono per non avere gli stessi diritti. A questo proposito, l’esempio cui guardare è il Libano, una vera e propria eccezione, poiché è l’unico paese del Medio Oriente in cui la distinzione tra stato e religione esiste già, come pure il rispetto dell’identità confessionale di cristiani e musulmani. Gregorios III Lahham, Patriarca di Antiochia dei melchiti, ha ribadito «l’importanza dell’insegnamento della Chiesa nel contesto delle difficili circostanze che le famiglie cristiane affrontano in una società sempre più consumistica, con tutte le ricadute che questo ha sull’unità della famiglia e la sua missione». Il Patriarca ha insistito sulla missione delle famiglie cristiane in una società diversificata e plurale, di cui esse «devono essere il lievito». Riprendendo le parole di Papa Francesco, Gregorios III ha concluso affermando che la famiglia è «il nutrimento per la vita e i valori della fede, capace di generare un’apertura verso le diverse civiltà e costruire ponti tra le persone». Fouad Twal, Patriarca di Gerusalemme dei latini, ha individuato la radice della difficile situazione della famiglia in un «cambio radicale di cultura che si sta compiendo in Occidente» e, sebbene in misura minore, «anche in Oriente» Tale trasformazione è il prodotto della «secolarizzazione radicale, l’assolutizzazione della libertà individuale, l’autonomia della persona» che generano una «separazione netta tra fede e vita». Con questa premessa, Mons. Twal ha poi elencato le sfide specifiche del Patriarcato latino: la difficile situazione politica ed economica, che crea un ambiente ostile, segnato dalla violenza, dall’emigrazione e dalla separazione, il cui simbolo più evidente è quello del muro tra Palestina e Israele che divide famiglie, parrocchie e clero; la legge israeliana che impedisce il ricongiungimento famigliare tra Israele e Palestina nel caso in cui uno dei due coniugi sia di Gerusalemme; il passaggio di appartenenza confessionale, pratica presente tra i cattolici per ottenere il divorzio e poter contrarre un secondo matrimonio; i matrimoni misti; la lentezza dei tribunali ecclesiastici; la persistenza del sistema tribale e l’influenza dei genitori nella vita degli sposi. Per questi motivi è necessario, segnala il Patriarca, un accompagnamento più stretto alle famiglie, nuovi programmi di preparazione al matrimonio e di guida delle coppie attraverso incontri, convegni e una maggiore diffusione di materiale di supporto. Mons. Twal ha inoltre chiesto che i tribunali diocesani siano «più solleciti per trovare soluzioni o emettere sentenze puntuali per le coppie in difficoltà» e proposto di articolare meglio la pastorale dei matrimoni misti in modo che questi diventino un’opportunità e non un problema». Dal Medio Oriente erano presenti al sinodo anche Ibrahim Isaac Sidrak, Patriarca di Alessandria dei copti, Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei siriaci e Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni.